Documenta 14 da Kassel ad Atene. I grandi eventi dell’arte al servizio del potere.
Vien da pensare che le grandi manifestazioni d’arte, dalla Biennale di Venezia a quella di Istanbul, fino a Guangzhou, servano a mettere in luce e a scoprire nuovi artisti o nuove tracce estetiche; invece non è proprio così, perché i grandi eventi d’arte si sono trasformati in veri e propri strumenti al servizio del potere. Strumenti, quindi, politici anzitutto, economici poi, e infine turistici. E’ bene sapere che per la prima volta Documenta 14 si svolge -fino al 17 settembre 2017- tra Kassel e Atene, e con un budget che supera i 35 milioni di euro dichiarati; una sorta -a mio avviso- di piano riparatore da parte della Germania dopo il suo rigido atteggiamento al dramma sociale e finanziario della Grecia. E allora perché non leggere questo spostamento ad Atene come un’ operazione per salvare il senso di colpa e mostrare un senso riparatore verso un territorio e una nazione che è stata il luogo, o meglio la radice dell’intera cultura, dell’arte e della filosofia europea. Insomma l’Europa intera ne è debitrice ancora oggi verso la Grecia di questo status culturale. E allora la Germania ha varato per la Grecia una sorta di Piano Marshall non certo economico e finanziario, ma artistico, basti pensare all’attenzione forte verso un Museo come il National Museum of Contemporary Art di Atene e ai 65 artisti greci scelti su ben 160 invitati, artisti che vanno da Antonas a Maria Hassabi. Ma a tutto ciò va ad aggiungersi l’atteggiamento della Germania -quasi a volersi discolpare da un passato politico troppo incombente qual’è stato il nazismo- con il battersi il petto per i roghi di libri e opere come il tempio di Minujin nella Friedrichsplatz di Kassel o l’impegno nel ritrovamento delle collezioni di capolavori moderni rubati agli ebrei da Hitler per il tramite del suo mercante e consigliere Hildebrand Gurlitt, status quest’ultimo inscenato alla Neue Galerie. Badate bene che è sempre la Germania, quella di una volta e quella di oggi, a mostrare pentimento, e dunque a vergognarsi, ma anche a rimostrare il proprio potere imperiale, il suo “uber alles”.Qual’ è il vero significato di “Uber Alles”? La traduzione ufficiale? La Germania al di sopra di tutto. In effetti, il rigo in questione è contenuto nell’inno nazionale tedesco. In origine, però, queste parole sembrerebbe siano state pensate per altri motivi. L’integrale, il cui testo ufficiale fu scritto da Heinrich Hoffmann von Fallersleben, infatti recita:
‘Germania, Germania, al di sopra di tutto, al di sopra del mondo,
purché per protezione e difesa
si riunisca fraternamente.
Dalla Mosa fino alla Memel
Dall’Adige fino al Belt:
Germania, Germania, al di sopra di tutto, al di sopra di tutto nel mondo’.
Per riannodare il filo a quanto dicevamo, il significato del brano avrebbe un tratto di stampo nazista. E’ vero che al tempo di Bismarck, negli ultimi anni dell’800, veniva considerato una sorta di pericoloso invito a stati e staterelli, a non essere sovversivi -questi i voleri della Germania del tempo- ma sottomessi e gestiti dalla potenza dei Tedeschi. Già allora, “uber alles” il rigo dell’inno fu ritenuto scomodo, anche se poi diventò una canzone romantica molto popolare. Successivamente da canzone romantica e popolare l’uber alles entrò nell’ inno nazionale; il significato fu ampliato alla presunta superiorità -oggi più che mai in voga- della Germania sugli altri Stati Europei.
Carlo Franza