La sharia cancella i nudi in Turchia. Vistosa contestazione per una mostra d’arte contemporanea nell’era di Erdogan.
Il Medioevo è piombato in Turchia nell’era di Erdogan. Quella che era la Turchia laica messa in piedi da Ataturk ormai non c’è più. Ne è prova l’esposizione “La porta si apre a chi bussa” (“Kapı çalana açılır”) organizzata presso la villa del principe Abdülmecid II (sulla sponda asiatica del Bosforo), esattamente il 22 ottobre 2017, e prontamente interrotta a causa di una violenta irruzione. E’ successo che nel corso della mostra, realizzata in parallelo alla 15esima Biennale di Istanbul, alcune persone siano entrate nel palazzo urlando: “è questa la laicità?”; e ancora : “il Paese è arrivato a questo punto a causa vostra”, e anche : “queste opere non devono essere esposte qui”.
Parole dure, parole forti, parole illibertarie, parole minacciose. Il motivo di tutto ciò, la nudità delle opere esposte, definite scandalose all’interno della residenza storica di Abdülmecid II, che fu l’ultimo califfo dell’Islam (1922-1924).
Il gruppo di urlanti l’aveva in particolare con l’opera di Ron Mueck (Man Under Cardigan, 1998), contestando altre statue nude a grandezza umana. I contestatari di corsa bloccati dalla sicurezza, sono stati messi alla porta dopo circa 15 minuti di animata discussione. La polizia ha poi rilasciato i manifestanti senza alcuna sanzione. Tuttavia la polemica si è successivamente spostata sui media e sulle piattaforme social. Alcuni membri della famiglia ottomana si sono uniti alle discussioni virtuali definendo la mostra uno scandalo e chiedendo la sua immediata interruzione. Altri media hanno ricordato invece come il principe Abdülmecid fosse dedito all’arte e alla pittura. Non solo, ma quest’ultima era una disciplina alla quale l’erede al trono ottomano si dedicò per diversi anni, raffigurando anche corpi nudi. Ma quei tempi sono ormai solo un ricordo, perché la Turchia di Erdogan è diventata una dittatura islamica capace di far tremare i polsi persino all’Iran.
L’immagine Avluda Kadınlar (‘Donne in cortile’, 1899, coll. priv.), è opera dell’erede ottomano Abdülmecid, nominato califfo nel 1922.