La nonnina che elogia il Fascismo, e i nipoti entusiasti della nonna fascista. Ma la legge Fiano cancellerà anche l’arte e l’architettura fascista?
Immagino ricorderete quanto è stato detto e scritto prima delle elezioni politiche del marzo 2018. Si vedevano i fantasmi del fascismo dappertutto, tanto che l’Onorevole Fiano spinse per una legge, approvata dalla Camera e ancora in Commissione Senato, che mira a punire la propaganda di contenuti e immagini del regime fascista e nazifascista. Tant’è che come Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea mi son detto: “ma cosa succederà alle opere d’arte relative al ventennio e ai documenti storici dell’epoca?”. E agli studenti dei corsi universitari e dei licei quali opere potremmo far vedere, oppure occorre cancellare artisti come Mario Sironi, Enrico Prampolini, Adolfo Wildt, Gerardo Dottori e mille altri ancora che hanno reso l’Italia grande, grandissima. E così pure sul versante dell’architettura fascista con Giuseppe Terragni, Antonio Sant’Elia, Marcello Piacentini, Adalberto Libera, ecc.
Il 12 settembre 2017 la Camera ha approvato la proposta di legge Fiano (atto 3343), la quale prevede “l’introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista”. L’obiettivo è quello di avere uno strumento legislativo che permetta di punire “chiunque propagandi le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiami pubblicamente la simbologia o la gestualità”.
Nonostante tale proposta miri in primo piano a colpire quella “complessa attività commerciale che ruota intorno alla vendita e al commercio di gadget riproducenti immagini, simboli o slogan esplicitamente rievocativi dell’ideologia del regime fascista o nazifascista”, il richiamo diretto a immagini e simboli potrebbe coinvolgere le opere d’arte raffiguranti persone e simbologie chiaramente riferite al periodo fascista. In altre parole, esporre pubblicamente opere di Mario Sironi, Gerardo Dottori o Enrico Prampolini, ma anche di Maurizio Cattelan o Eva Marisaldi potrà essere considerato un reato? I lavori di questi artisti dovranno essere ritirati dalle sale dei musei?
Poi con il governo giallo-verde, Lega M5Stelle, tutto è planato verso un rigurgito di “razzismo” solo perché il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha finalmente messo un punto esclamativo sulla sicurezza interna ed esterna, sui flussi e sulle accoglienze. Devo dire, grazie Matteo Salvini.
Ma osservate quanto ho notato e letto su Repubblica del 16 maggio 2018; Maria Cristina Cattabriga-Roma che scrive di una vecchina a Concita De Gregorio nelle lettere della testata giornalistica.
“Sono una Figlia della lupa di 82 anni. Sono stata allieva della Scuola Ermenegildo Pistelli di Roma – dalla I alla III elementare. Era la scuola Leader Nazionale del Fascismo”. Inizia così la lettera a Concita De Gregorio pubblicata su Repubblica di una nonnina che ha vissuto il fascismo: “Tutti i film Luce sono stati girati lì. Ricordo tutto – anche i dettagli. Avevo pensato di scrivere almeno un libro, come testimonianza prima che fosse troppo tardi”, “sarebbe dovuto essere ironico, amaro. Che errore!”.
Perché “a tavola, con i miei nipotini di 11/ 12 anni, ho cominciato a raccontare della militarizzazione dei bambini dai 5 anni. Le divise nel Sabato Fascista, il saluto fascista fra i capoclasse, con la fascia tricolore sul braccio, quando marciavano per tre, nei corridoi – ed i due capoclasse in testa, da soli. Il solenne alzabandiera del Sabato, e poi il canto degli Inni. Beh, catastrofe. I miei nipotini erano entusiasti. Tutto gli piaceva: la divisa, l’ alzabandiera, l’ inno. Avrebbero voluto esserci anche loro. Militarizzati”. La De Gregorio resta senza parole: “Grazie a Maria Cristina”, scrive. Punto. Chiude così in modo lapidario.
Carlo Franza