mostra-belvedere_anteprima_001Dopo le grandi retrospettive monografiche di Giuseppe Penone, Antony Gormley e Jan Fabre, e la collettiva Ytalia, quest’anno gli spalti e la palazzina del Forte di Belvedere, a Firenze, ospitano Gong, una imponente mostra antologica dedicata a Eliseo Mattiacci (Cagli, 1940), tra i grandi protagonisti dell’arte contemporanea, uno dei pionieri dell’avanguardia italiana della fine degli anni Sessanta, artefice della sperimentazione e del rinnovamento in scultura, ispirato inventore di iconografie cosmologiche e di nuove relazioni spaziali e concettuali tra arte e natura, tra uomo e mostra-belvedere_anteprima_030ambiente.

Un dispiegamento monumentale di venti sculture all’esterno del Forte e all’interno della Palazzina, oltre a un nutrito gruppo di disegni, circa ottanta, che per la prima volta in assoluto renderanno merito all’attività grafica sempre altissima di Mattiacci. Un esercizio pressoché sciamanicomostra-belvedere_anteprima_004 volto a esplorare il sublime del cosmo, orbite di pianeti e di astri, ritmi e geometrie che appartengono all’universo infinito, per tracciare mappe stellari che adesso come milioni di anni fa funzionano in termini anche simbolici, rituali. Fin dalle prime opere, dalle sculture in ferro veri e propri assemblaggi di nuova inedita arcaicità, Mattiacci ha inteso commisurare e riunifimostra-belvedere_anteprima_007care i gesti umani e l’immaginazione metafisica con la natura insondabile della vita nell’universo e con l’energia incommensurabile nella materia e tra gli astri, con il ciclo cosmico di vita e di morte, quello di essere e non essere, le forze visibili e ancora invisibili nello spazio e nel tempo quali l’attrazione magnetica e la gravità.

“Mi sento attratto dal cielo con le sue stelle e pianeti e, al di là, daGong-mostra-Eliseo-Mattiacci-Firenze-01lle nostre galassie, è una immaginazione che va oltre, come a voler sfidare la fantasia stessa, come in un sogno. Mi piacerebbe lanciare una mia scultura in orbita nello spazio. Sarebbe davvero un bel sogno sapere che lassù gira una mia forma spaziale” ha dichiarato Mattiacci, cui sono state dedicate mostre personali in vari musei e fondazioni nel mondo, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma, la Kunstforum Stadtische Galerie di Monaco, il Museo Capodimonte di Napoli, l’Institut Culturel Italien di Parigi, la Fondazione Prada di Milano, il Museion di Bolzano, la Fattoria di Celle – Collezione Gori a Pistoia, l’Italian Cultural Institute di Los Angeles e Toronto e il MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

Scrive Sergio Risaliti curatore della mostra e direttore artistico del Museo Novecento: “Con questa esposizione di Eliseo Mattiacci al Forte di Belvedere, tutta Firenze rafforza la sua immagine di città contemporanea che assieme agli artisti riflette sulla storia civile e sul patrimonio artistico, sui grandi lasciti culturali del passato e sulla società attuale, sulla scienza e la spiritualità, soprattutto su poiesis e techne. E lo fa offrendo all’ammirazione di cittadini e turistimostra-belvedere_anteprima_008 le opere di uno tra i grandi maestri del nostro tempo, creatore di forme scultoree e tracciati grafici che hanno la forza di coniugare la dimensione del materialismo con quella del sogno metafisico, il mondo ctonio e quello degli infiniti spazi. Una traiettoria quella di Mattiacci di coerenza e di libertà esemplari, di generosa resistenza e lirica potenza, una presenza indispensabile alla storia dell’arte a partire dai primi lavori con i quali ha sposato, da artista e poeta, il lavoro della terra e la tecnologia con la riattivazione dei miti e laGong-mostra-Eliseo-Mattiacci-Firenze contemplazione degli astri (Scultura lunatica, 1962). Per giungere alle sue opere e installazioni più recenti con le quali l’artista marchigiano ha voluto consegnare al mondo la sua idea di cosmo, proseguendo un viaggio di scoperta e di meraviglia all’interno della natura e dell’universo che accomuna Lucrezio e Galileo Galilei, Giacomo Leopardi e lo stesso Mattiacci, poeti e artisti di ieri e di oggi”.

Negli spazi interni del Forte, tra le opere storiche non manca il Tubo (1967) di circa sessanta metri di estensione ed è stata  ripresentata – per la prima volta dalla mostra alla galleria L’Attico di Roma – l’installazione Recupero di un mito (1975), così come ha trovato  collocazione l‘opera sonora Echi di suoni e cani che abbaiano (1983). Saranno altresì esposte opere degli esordi come Scultura lunatica del 1962. Relativamente ai lavori più recenti, un’intera stanza ospita l’installazione con i pianeti in alluminio sulla superficie stratificata in pallini in piombo di La mia idea del cosmo (2001), mentre le grandi eliche in alluminio di Dinamica Verticale (2013) dominano gli spazi al piano terreno.mostra-belvedere_anteprima_006 Proseguendo al primo piano, il pubblico intercetta una sequenza di stanze dedicate tutte al disegno, una vera e propria “mostra nella mostra” che approfondisce  in maniera sistematica le dense stagioni di questa pratica costante e ancora poco sondata del lavoro di Mattiacci. Sono esposti disegni che rievocano il clima delle performance degli anni ’70, il ciclo Predisporsi ad un capolavoro cosmico-astronomico del 1980-81, i frottages su metallo dei Campi Magnetici, le Cosmogonie, fino ai recenti Corpi Celesti del 2005-2015.

Uscendo negli ampi giardini terrazzati del Forte di Belvedere, sono state  collocate le grandi opere in acciaio corten di ispirazione cosmico astronomica, orientate da un lato verso il grande cantiere rinascimentale che è la città di Firenze, dall’altro verso le colline che ospitano l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, non lontano dall’ultima residenza di Galileo Galilei. Avvalendosi di generosi prestiti provenienti da collezioni pubbliche e private, in questo sistema di riferimenti spaziali sono stati  disposti i lavori realizzati a partire dalla fine degli anni Ottanta fino agli anni più recenti, come i due totem Verso il cielo (1987), Equilibri precari quasi impossibili (1991), Segno australe – Croce del Sud (1991), Gong (1993), Vie del cielo (1995), i dischi di Ordine cosmico (1995-96), Totem con nuvola (1996), e l’inedita Scultura che guarda (1997-2013).

In occasione della mostra, il Museo Novecento ha presentato  in anteprima la scultura Per Cornelia (1985) e il grande disegno Occhio del cielo (2005), a partire già da maggio  2018, in concomitanza con la riapertura della collezione permanente della Raccolta Alberto della Ragione, a sancire una correlazione scientifica e progettuale tra gli spazi della Fortezza di San Giorgio e quelli all’interno delle Ex Leopoldine, in piazza Santa Maria Novella. La mostra è realizzata grazie al fondamentale sostegno di Banca Monte dei Paschi di Siena – main sponsor dell’evento – e grazie alla sponsorizzazione di Carpisa, alla sponsorizzazione tecnica di Forma e con il supporto di Galleria Poggiali.

Carlo Franza

 

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