Johann J.Winckelmann. Capolavori diffusi nei Musei Vaticani. Una mostra celebra il grande studioso prussiano, fondatore del neoclassicismo.
“La sua formidabile sete di conoscenza, che talvolta si trasforma in un’ansia senza tregua, lo spinge verso una sistematica valutazione di tutto il patrimonio artistico presente a Roma, alla continua ricerca dell’inarrivabile bellezza dell’arte antica”. Così ne scrive la curatrice della mostra Claudia Valeri. Sta di fatto che nell’occasione degli anniversari che ricordano la nascita (Stendal 9 dicembre 1717) e la tragica morte (Trieste 8 giugno 1768) di Johann Joachim Winckelmann, i Musei Vaticani hanno voluto celebrare la figura del grande prussiano con una mostra che mettesse in evidenza il ruolo cardine che le collezioni vaticane hanno costituito per gli studi, per le teorie e per gli scritti del celebre studioso. La ricorrenza che vi è stata nel 2018 del 250° anniversario della morte dell’insigne storico dell’arte e archeologo Johann Joachim Winckelmann ha costituito per i Musei Vaticani l’occasione per l’allestimento di una mostra “diffusa” aperta fino al 9 marzo 2019. Oltre alla celebrazione della sua figura e del suo pensiero estetico, il leit motiv del catalogo e della mostra è il rapporto che il grande studioso tedesco ebbe, durante la sua permanenza a Roma, con i Musei del Papa e soprattutto con i tesori qui conservati.
Tra le tematiche, il folgorante soggiorno romano, la sistematizzazione della storia dell’arte egizia, l’importanza dell’arte etrusca, l’amore per l’arte classica, l’influenza del pensiero winckelmanniano sui restauri di opere antiche, l’esperienza dell’analisi diretta sulle opere, la frequentazione della Biblioteca Vaticana, lo sviluppo del neoclassicismo.
In catalogo le 50 opere vaticane più rappresentative negli studi di Winckelmann, molte delle quali portate come esempio di raggiungimento della perfezione artistica: l’Apollo del Belvedere, il Laocoonte, l’Hermes.
Le opere sono presentate in approfondite schede tecniche che, oltre ai dati basilari – datazione, luogo del ritrovamento, collocazione e numeri di inventario –, propongono la descrizione iconografica e stilistica arricchita del punto di vista critico dello studioso tedesco.
“Un percorso nel percorso” per celebrare il grande studioso tedesco Johann Joachim Winckelmann, padre della moderna archeologia e precursore degli storici dell’arte di oggi. Avevo già partecipato nello scorso maggio 2018 alla giornata di studio sulla Collezione Montalto a Villa Negroni, sicchè “Winckelmann. Capolavori diffusi nei Musei Vaticani” è l’evento espositivo dell’anno che porta simbolicamente a conclusione le molteplici iniziative volte ad omaggiare il celebre archeologo nella duplice ricorrenza dei 300 anni dalla nascita, e dei 250 anni dalla tragica morte a Trieste.
Negli anni del suo “folgorante” soggiorno romano (1755-1768), i Musei Vaticani così come li conosciamo non esistevano ancora, ma Winckelmann frequentava già il Belvedere Vaticano e tornava ripetutamente ad ammirare le statue che vi si conservavano. Fu grazie infatti al suo lusinghiero giudizio che molte antichità, da lui stesso studiate durante le visite ai monumenti e alle collezioni della Città Eterna, furono poi acquistate dai pontefici. Sono innanzitutto le opere del Belvedere Vaticano, ha chiarito ancora Barbara Jatta “che già esisteva in quanto collezione pontificia ma non aveva la struttura che ha oggi come Cortile Ottagono con il Museo Pio Clementino, che vede la luce soltanto tre anni dopo la sua morte, nel 1771. Ma che si costituisce anche grazie al pensiero estetico di Winckelmann, alle sue teorie, alla sua storia dell’arte dell’antichità”.
E intento della mostra, è proprio quello di mettere in evidenza il ruolo cardine che le collezioni vaticane hanno costituito per gli studi, le teorie e per gli scritti del celebre archeologo tedesco. Tutti i settori museali sono stati coinvolti in questo imponente e originale progetto espositivo che propone al visitatore un percorso tematico con alcune “soste” di approfondimento, 50 per l’esattezza, in corrispondenza delle 50 opere-capolavoro selezionate – e valorizzate graficamente e contenutisticamente – in base al ruolo che Winckelmann attribuì loro nell’ambito della costruzione del suo pensiero estetico.
La Sala XVII della Pinacoteca è stata invece dedicata alla presentazione del personaggio e della sua epoca. La proiezione di un filmato e l’esposizione di alcuni dei suoi scritti più importanti aiutano a comprendere meglio l’atmosfera e il clima culturale che caratterizzano la città di Roma intorno alla metà del Settecento. Ecco “ Geschichte der Kunst des Alterthums e Monumenti Antichi Inediti” -gentilmente concessi dalla Biblioteca Apostolica Vaticana-. E ancora, per la prima volta è mostrato al pubblico un documento datato 31 luglio 1764,in cui si fa menzione di una somma di denaro da versare “ al Signor Gio. Winckelmann, scrittore di lingua tedesca”. Winckelmann vi giunse nel 1755 per un breve soggiorno e, invece, trascorrerà in Italia il resto della sua vita, conquistato dalla grandiosa bellezza delle antichità: a queste dedicherà tutte le attenzioni e il suo prodigioso ingegno. Winckelmann, racconta ancora il curatore Cornini, “giunge a Roma dalla natia Prussia preceduto da un sogno di antichità che si era formato nelle letture della biblioteca del re Augusto di Sassonia e viene assunto dal cardinale bibliotecario Passionei prima e Albani dopo, e questa è la sua fortuna. Viene introdotto nei principali salotti dell’aristocrazia che custodisce le opere d’arte più importanti dell’antichità. Ha a disposizione così un panorama immenso di cognizioni storico-artistiche e capisce che tutto quello che si è scritto fino a quel momento sulla storia dell’arte dell’antichità non regge alla prova dell’esperienza diretta e realizza un disegno della storia dell’arte che parte proprio dai marmi che sono qui in Vaticano. Dal Laocoonte al Torso del Belvedere, che si trovavano in Vaticano dal Cinquecento”. I Musei Vaticani che nascono subito dopo la sua morte, ha sottolineato Cornini in catalogo, “vivono ancora dell’ombra del suo insegnamento. In quei tempo miracolosi venivano continuamente scoperte opere d’arte che riaffioravano dalla terra, e lui era su tutti gli scavi. Come commissario alle antichità di Roma, nominato da, aveva il monopolio scientifico di tutto quello che veniva scavato in città, e anche i privati dovevano aprirgli le porte delle proprie case per fargli vedere cosa avevano. Winckelmann riesce a dare un impulso forte a questi studi ed è presente in prima linea nella nascita del movimento neoclassico, di cui è uno dei fondatori”.
Carlo Franza