douglasmurrayinterviewfeatu_770x433Il vero titolo del libro di Douglas Murray è “The Strange Death of Europe”, ed è un vero e proprio  bestseller internazionale, si sviluppa nel racconto  di un continente e di una cultura colti nell’atto del suicidio. Douglas Murray  da sociologo esplora le questioni la_strana_morte_dell_europa_02più profonde che ci sono dietro la possibile scomparsa del continente europeo, stretto da una serie  di attacchi terroristici di massa e una crisi globale dei rifugiati. Le parole chiave del libro sono “immigrazione, identità,  islam”. L’autore, giornalista e commentatore politico britannico,  Associate Editor dello Spectator, collabora con numerose testate, e “La strana morte dell’Europa” (Neri Pozza 2018) ha ottenuto, al suo apparire in Gran Bretagna, un  enorme  successo di pubblico e di critica. The Strange Death of Europe di Douglas Murray è stato pubblicato lo scorso maggio 2018, sei settimane dopo che Khalid Masood ha usato la sua auto come arma del delitto a Westminster Bridge. È diventato un best-seller  perché ha scritto e parlato con la testa di molti europei, ad iniziare dal sottoscritto. Nella  Postfazione scritta per una  edizione tascabile, Murray cita un articolo del New York Times che descrive la mattina dopo la baldoria omicida di Masood: “Londra era, se non del tutto normale, sicuramente di nuovo in attività”. Come nulla fosse accaduto. Enormità.  L’analisi parte dal  calo dei tassi di natalità, dall’immigrazione di massa e  da non sottovalutare “l’identità culturale”che molti politici europei e  compresa la Chiesa cattolica e Papa Bergoglio  tralasciano a piè pari in virtù della globalizzazione. Tutto ciò non è solo un’analisi delle realtà demografiche e politiche, è  anche visibile  testimonianza oculare di un continente  che in virtù di un’Europa unita marcia verso l’autodistruzione. I viaggi dei migranti, gli sbarchi giornalieri,  la sedicente accoglienza con la benedizione di Papa Bergoglio, i ghetti ormai creatisi in Italia e in tutta Europa, minano le base della convivenza europea. Se non fosse per la sveglia che danno ormai i sovranisti d’Italia e d’Europa,  dice  Murray,  noi – politici, media, preti e popolino  – stiamo vivendo in un mondo fantastico grazie alla “misericordia” bergogliana  mentre la popolazione del nostro continente marcia verso l’ omicidio di massa e la marcia dell’islamismo. Basti pensare che già nell’ introduzione, espone la sua tesi: “L’Europa si sta suicidando”.  Ancora pochissimi anni  -perché lo vedremo con i nostri occhi-  “l’Europa non sarà l’Europa e i popoli europei avranno perso l’unico posto nel mondo che dovevamo chiamare casa”.

1017672445L’immigrazione di massa in Europa l’ha resa “una casa per il mondo intero” in un momento in cui l’Europa “ha perso fiducia nelle sue convinzioni, tradizioni e legittimità … Il mondo  sta arrivando in Europa proprio nel momento in cui l’Europa ha perso di vista quello che è. E mentre il movimento di milioni di persone di altre culture in una cultura forte e assertiva avrebbe potuto funzionare, il movimento di milioni di persone in una cultura colpevole, stanca e morente non può”.  Per ciò che Murray ha scritto è stato liquidato come razzista, ma da studioso dico anch’io a gran voce che questo non è razzismo. La sua è analisi seria, sociologica, filosofica, argomentata in modo  serio e misurato.

E invece di inorridirsi , scagliarsi e attaccare  i nuovi partiti   dalla Lega di Salvini a Le Pen e  Orban, ecc. che sono emersi in Europa come conseguenza dell’immigrazione di massa, egli esamina perché sono emersi e dice  che ciò è avvenuto perché  le classi politiche hanno  ignorato le preoccupazioni degli elettori. Peggio ancora, hanno fatto finta di nulla di ciò che è cambiato: “C’è uno sforzo continuo per rendere i cittadini europei votati a  credere  alle prove della propria vita”. Non si può a questo punto negare la realtà, né si può condannare quanto dimostrato  e visto giornalmente fino ad oggi. E’ certo che questo libro è meritevole d’essere lettura essenziale, da sottoporre anche nelle scuole superiori d’Italia”. Dice Samuel Huntington: “Multiculturalismo è nella sua essenza anti-europea civiltà, esso è fondamentalmente un  anti-occidentale ideologia”. E ancora  George Orwell: “ Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vogliono sentire”. L’Europa occidentale è in preda a una malattia culturale che sta indebolendo la sua volontà di vivere, sostiene Douglas Murray in questa dura polemica. Livelli di immigrazione senza precedenti, specialmente dal mondo musulmano, trasformano questo desiderio di morte in realtà. Grande libro, strepitoso libro.    In questo libro, Douglas Murray, una giovane star del movimento neoconservatore britannico che appare regolarmente nei forum di alto profilo come il Tempo delle interrogazioni, vi riunisce tre temi che lo hanno preoccupato nell’ultimo decennio: 1. l’auto-disprezzo culturale delle élite occidentali 2. la minaccia islamista  e 3. l’ immigrazione di massa. Adotta un punto di vista storico paneuropeo, intrecciando una dissertazione filosofica del malessere psichico dell’Occidente con un reportage dalle prime linee della crisi migratoria europea del 2015. Sebbene l’élite europea sia decisa a cancellare la sua cultura tradizionale, Murray ripone la sua fiducia nelle persone comuni, che stanno iniziando a resistere, tant’è che  scrive nella sua introduzione: “L’Europa si sta suicidando. O almeno i suoi leader hanno deciso di suicidarsi. Che i cittadini europei scelgano di farlo è, naturalmente, un’altra questione”.  

Murray è andato a Lampedusa, dove i migranti dalla Libia e dalle zone più a sud tentano la fortuna nel pericoloso viaggio in Sicilia.Poi è andato al campo di Moria a Lesbo, offrendogli il modo di affrontare e intervistare i rifugiati sfortunati.Murray sottolinea i modi in cui i trafficanti di esseri umani sfruttano i migranti: fornire alle navi solo il carburante sufficiente per farli arrivare  a metà strada, e assegnano  le posizioni più pericolose a bordo agli africani piuttosto che agli arabi.51Pqcz4UrJL._SX316_BO1,204,203,200_

Murray sostiene che la crisi espone l’incapacità dell’Europa di resistere  e così affrettare la sua fine etnoculturale. Entrambi i governi temono l’accusa di razzismo e inventano razionalizzazioni secondarie – come, in Germania, con la necessità di risolvere i problemi posti da una popolazione che invecchia,  per giustificare una politica della porta aperta, parlano duro ma non fanno nulla per arginare il flusso o la deportazione di immigrati clandestini. Sarkozy, Cameron e Merkel avrebbero potuto  criticare  la politica del multiculturalismo, dice Murray, ma in termini pratici non hanno affrontato la migrazione su vasta scala o messo in discussione la trasformazione etnica delle loro società.

Mancando di un vocabolario per dire no e riluttante a difendere la sua identità etnoculturale, l’Europa occidentale, sostiene Murray, è diventata dipendente dall’immigrazione. In vista della crisi dei migranti e della risposta della Merkel, Murray rivisita il romanzo apocalittico e razzista di Jean Raspail The Camp of the Saints  di cui già abbiamo parlato qui su Il Giornale. Mentre il senso di colpa alimenta le politiche migratorie dell’Europa e la riluttanza a chiamare crimine il viaggio dei migranti, la “stanchezza” – il malessere vero dell’Europa  a seguito  della secolarizzazione – indebolisce la sua volontà di resistere. Mancando di una narrazione storico-religiosa per guidarla, l’Europa sembra senza timone, la sua politica è aperta alla cattura di cosmopolitismi sia di sinistra che di destra. Secondo Murray, il destino delle chiese svuotate in Europa si rivelerà un barometro della sopravvivenza dell’identità europea.

9781472942241_0_0_300_75La maggior parte del libro di Murray è triste e oscuro. C’è un ma, per fortuna, La grande eccezione alla capitolazione dell’Occidente è l’Europa dell’Est, dove  Robert Fico e l’ungherese Viktor Orbán hanno tracciato una linea nella sabbia, rifiutandosi di prendere i rifugiati sulla base del fatto che i loro cittadini non vogliono alterare il carattere storico dei loro paesi. Altrove, i cittadini  finalmente  si stanno rivoltando eleggendo partiti e politici anti-immigrazione.  E’ il caso della Lega e di Salvini in Italia. Gli approcci di tali leader e movimenti rappresentano il tipo di difesa robusta della cultura europea che Murray cerca dai leader dell’Occidente.Murray è al suo massimo quando soffoca la colpa nevrotica delle élite liberali occidentali.È assolutamente corretto che si lamentino incessantemente dei drammi del passato, mettendo in evidenza il colonialismo, la schiavitù e l’Olocausto.Non sono interessati alla schiavitù araba, all’imperialismo turco e al genocidio o altro.Gli europei  e soprattutto la Chiesa cattolica  hanno  conquistato popoli aborigeni nel Nuovo Mondo, ma anche i Bantu in Africa; e allora  perché, chiede Murray, l’Europa deve offrire la sua identità per estirpare i peccati dei padri?Una cosa è rettificare il razzismo e la discriminazione, ma l’impresa della “colpa bianca” mira a minare la validità delle identità del gruppo di maggioranza in tutto il continente.Il gruppo di maggioranza “Somewheres”, per usare il termine di David Goodhart, ha il diritto di pronunciare il proprio nome e difendere i propri interessi all’interno della conversazione plurale che è la democrazia liberale occidentale.

La stanchezza è un concetto affascinante del libro, ma difficile da definire. La secolarizzazione ha indebolito la volontà dell’Europa di vivere? Come osserva Olivier Roy, l’insegnamento cristiano sollecita tolleranza e confini aperti. Il caso dell’Europa orientale mostra che la secolarizzazione non costituisce un ostacolo all’etnonazionalismo e alle restrizioni sull’immigrazione; infatti, rimuovendo le obiezioni del clero, probabilmente rende più facile chiudere la porta. Molti partiti populisti di destra in Europa occidentale si rifanno al passato etnico pagano e pre-cristiano, mentre i leader della chiesa chiedono politiche di immigrazione liberale. Preti,vescovi e  frequentatori di chiese tendono a evitare i populisti.

Infine, il libro ribadisce la minaccia per l’Europa posta dall’islam, facendo eco ai precedenti libri di Christopher Caldwell, Bruce Bawer, Bat Ye’or,  e soprattutti gli illuminanti scritti di Oriana Fallaci e  non solo. Dobbiamo essere vigili nel denunciare l’intolleranza e il terrorismo musulmano laddove esiste, ma non dovremmo sovrastimare il suo impatto complessivo. Inoltre, i tassi di natalità musulmani a nord del Sahara si stanno avvicinando al livello di sostituzione, e il Pew Research Center prevede che non più del 10% di qualsiasi paese europeo sarà musulmano nel 2030.

Il libro è  ricco di dettagli storici e contemporanei, va assolutamente letto,  apre gli occhi a tutti  e soprattutto ci farà  vivere d’oggi in avanti sempre in avanscoperta, con le antenne, e a decidere della nostra vita con i nostri millenari costumi e leggi.

Carlo Franza

 

 

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