Notre-Dame e l’islam. Parigi e la Francia devono scuotersi perché il futuro apre alla versione dello storico Dominique Venner e della russa Elena Tchoudinova. Intanto salve molte opere d’arte.
Ieri sera, 15 aprile 2019, guardavamo come increduli alla Cattedrale di Notre-Dame in fiamme. Ho pregato anch’io come quei francesi genuflessi a cantare l’Ave Maria. Sono convinto oggi che un miracolo c’è stato nell’aver visto in salvo l’altare centrale e la Croce dell’abside nella Cattedrale. Ciò avviene nella Settimana Santa che è la settimana della Passione di Cristo. E come Cristo è risorto, risorgerà anche Notre-Dame a Parigi. Cattedrale che è seconda in Europa alla Basilica di San Pietro. I danni sono stati immensi: due terzi del tetto sono stati distrutti e la guglia centrale è completamente crollata, ma la struttura portante di Notre-Dame è salva, lo ha assicurato il capo dei vigili del fuoco di Parigi, il comandante Jean-Claude Gallet. “Possiamo ritenere che la struttura principale di Notre-Dame è salva e preservata nella sua globalità”, ha dichiarato, tranquillizzando il mondo intero che temeva per la salvezza della cattedrale, simbolo di Parigi, devastata per ore da un colossale incendio. E ancora: “ I pompieri sono stati in grado di arginare il rogo nel versante nord, adesso possiamo dire che i due campanili sono stati salvati e stiamo raffreddando la struttura facendo molta attenzione all’interno”. Nulla da fare per la guglia alta 93 metri che è crollata su se stessa; era stata eretta sui quattro pilastri del transetto. Notre-Dame è uno dei simboli della capitale francese e il monumento storico più visitato d’Europa con un numero di turisti che oscilla tra i 13 e i 14 milioni ogni anno. L’incendio era iniziato ieri lunedì intorno alle 18.50, nel primo giorno delle celebrazioni della Settimana santa che porta a Pasqua. La chiesa era chiusa a quell’ora e nessuno si trovava all’interno. Le opere d’arte più preziose, radunate in emergenza nella notte nel vicino Hotel de Ville, il municipio di Parigi: dipinti, candelabri, inginocchiatoi, reliquie. Questa mattina alcune di queste hanno già preso la via del museo del Louvre, dove verranno restaurate.Altre – come i grandi dipinti danneggiati più dal fumo che dalle fiamme – seguiranno venerdì, ha annunciato il ministro della Cultura, Franck Riester. Tra le opere evacuate, infatti, ci sono i ‘grandi Mays’, gli ultimi tredici di 76 dipinti monumentali esposti nelle cappelle della navata, offerti ogni primo maggio tra il 1630 e il 1707 dalla corporazione degli orafi. In salvo anche la Corona di spine che, secondo la tradizione, Cristo portò sulla testa lungo la salita al Calvario, la reliquia religiosa più importante di Notre Dame. Salvati anche un chiodo della croce e la tunica di San Luigi. Sembrava invece andato perduto per sempre il gallo di bronzo che sormontava la guglia a 90 metri dal suolo, ma l’opera di Violet-le-Duc è stata ritrovata tra le macerie della cattedrale da un esperto e consegnata ai pompieri. Non è ancora chiaro se la scultura contenga ancora il frammento della Corona di spine e le reliquie di Sainte-Geneviève e Saint-Denis che custodiva al suo interno. Scampata alle fiamme anche la campana più grande, 13 tonnellate, risalente a oltre 300 anni fa e ospitata nella torre sud, che risuonava durante le feste cattoliche o grandi eventi come la morte o l’elezione di un Papa. Al sicuro, anche se per puro caso, anche 16 statue rimosse dal tetto 4 giorni prima dell’incendio per essere restaurate a Périguex, in Dordogna. Resta invece l’incertezza sulla sorte dei tre organi: il più grande, cominciato nel XV secolo e terminato nel XVIII, con cinque tastiere e 8000 canne, “potrebbe aver sofferto ma non in modo catastrofico”, spiega il restauratore Bertrand Cattiaux a Le Monde, incaricato della manutenzione del prezioso strumento, danneggiato più “dall’acqua dei pompieri che dal fuoco”. Si ignorano al momento anche le condizioni delle numerose vetrate, tra cui quelle dei tre celebri rosoni del XIII secolo, alti fino a 13 metri, che raffigurano la Vergine, il Bambino Gesù e il Cristo: il piombo che lega insieme i vetri potrebbe essersi fuso. Così come è ancora incerto il destino degli stalli lignei del coro, mentre l’altare principale, istallato nel 1856, sembra essere rimasto intatto, anche se non sono ancora note le condizioni della sovrastante Pietà dello scultore Nicolas Coustou, commissionata da Luigi XIV e realizzata tra il 1712 e il 1728.
Riprendo le parole illuminanti e quanto ha scritto nel suo blog il vaticanista Aldo Maria Valli: “ Notre-Dame brucia e vengono in mente certe statistiche. Come quelle sul deserto vocazionale francese, con cinquantotto diocesi su novantotto che nell’ultimo anno non hanno avuto nemmeno un’ordinazione sacerdotale (e Parigi in costante calo rispetto agli anni precedenti). O come quelle sulla media dei cattolici che vanno regolarmente a Messa, crollata al quattro per cento. O come quella sul numero dei battesimi, crollati in modo così impressionante che, secondo alcune proiezioni, nel 2048 a Parigi ci sarà l’ultimo battesimo, mentre l’ultimo matrimonio cattolico sarà nel 2031 e nel 2044 non ci sarà più nemmeno un sacerdote nato in Francia. Notre-Dame brucia e vengono in mente certe definizioni. Come quella di un recente studio che parla di cattolicesimo francese “in fase terminale” dato che ormai il paese è quasi completamente post-cristiano, con molti edifici di culto chiusi, venduti o addirittura demoliti. Notre-Dame brucia e viene alla mente quanto ha detto tempo fa il cardinale Sarah, quando ha messo in relazione il crollo del cattolicesimo in Francia con il declino dell’Occidente, un “Occidente che non sa più chi è, perché non sa e non vuole sapere chi lo ha formato e costituito”. Una sorta di suicidio che apre la strada ai nuovi barbari.
Notre-Dame brucia e vengono alla mente certe notizie. Come quelle sulla recente ondata di chiese profanate in Francia: devastazione di oggetti sacri, Madonne distrutte o decapitate, tabernacoli aperti e ostie gettate per terra, crocifissi spezzati, cappelle incendiate, mura imbrattate di escrementi. Un accanimento che lascia costernati. Notre-Dame brucia e torna alla mente il martirio del padre Jacques Hamel, assassinato nella Chiesa di Saint-Etienne, a Saint-Etienne-du-Rouvray, in un assalto jihadista seguito da una profanazione del luogo di culto. Notre-Dame brucia e tornano alla mente le parole della Vergine apparsa a rue du Bac, a poca distanza dall’Ȋle de la Cité: “Figlia mia, la Croce sarà disprezzata…”. Notre-Dame brucia e… Se oggi un novello Hitler volesse riproporre la sua celebre domanda, “Parigi brucia?”, qualcuno potrebbe rispondere che l’anima della città è stata consumata dalle fiamme. E sì, d’accordo, in gran parte di tratta di strutture ricostruite nell’Ottocento, per porre rimedio alle devastazioni della rivoluzione francese, ma i simboli restano simboli. C’era una volta la Francia “figlia prediletta della Chiesa”. Oggi qualcuno parla di “vedova prediletta”. Ma c’è poco da ridere”. Parole quelle di Valli che lasciano sgomenti, e che dovrebbero parlare alla Chiesa di Roma, al suo Vescovo e Papa e ai cristiani tutti. Segni premonitori ce ne sono stati, ne indico due.
Il primo è che martedì 21 maggio 2013, circa alle 4 del pomeriggio, nel coro della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, lo storico del diritto e saggista Dominique Venner (classe 1935- 2013) si suicidò sparandosi un colpo in bocca. Poco prima dell’atto, Venner pose sull’altare un testo esplicativo del suo atto. Una messa serale fu celebrata per riparazione, come consueto in tali circostanze. Perche lo fece? La storia di un uomo impaurito dall’immigrazione afro-magrebina e spinto a dare l’esempio con un gesto che -come lui scrisse- “svegli la Francia dal torpore”. È stato nel cerchio di quelli che nel 1963 fondarono il partito filo-pagano de “La Nuova Destra”, scrittore di saggi storici, ha diretto dal 2002 sino alla sua morte la Nouvelle Revue d’Historie. Nella sua riflessione il saggista annunciava “che ci vorranno certamente gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini. Entriamo in un tempo in cui le parole devono essere autenticate dagli atti”. Venner aveva scritto e sollevato lo spettro di una «immigrazione afro-magrebina» alla quale hanno lavorato, a suo parere, politici di ogni colore e la Chiesa. Ora “la Francia è caduta nelle mani di una parte islamista”. C’è di più, perché Dominique Venner scelse Notre- Dame per suicidarsi, lui per di più ateo. Scrisse che scelse un «luogo altamente simbolico», edificato «dal genio dei miei antenati su luoghi di culto precedenti, che raccontano le nostre origini immemorabili».
Il secondo segno premonitore sfuggito a molti è che Dominique Venner ravvisò nella scelta di Notre-Dame un cenno al romanzo della scrittrice russa Elena Tchoudinova dal titolo La moschea di Notre-Dame de Paris. Anno 2048 (Parigi, Ed. Tatami, 2009), un libro che ha avuto molto successo nei circoli interessati alla presenza musulmana in Occidente. La trama racconta di una Francia caduta sotto il giogo musulmano, dove un gruppo di resistenza riesce a occupare temporaneamente la cattedrale di Notre-Dame per renderla al culto precedente. Segni premonitori, segni inquietanti, segni che alla luce dell’incendio della cattedrale di Notre-Dame lasciano mille domande senza risposta. E’ un campanello d’allarme per tutti i cattolici di Francia e d’Europa.
Carlo Franza