Marisa Zattini artista concettuale che celebra Baudelaire e Piero Manzoni. Un trittico incornicia il cuore nell’Ex Studio di Piero Manzoni a Milano
Il Progetto che ha nome Belvedere per l’Ex Studio di Piero Manzoni al 16 nella storica Via Fiori Chiari a Milano, vede oggi in corso la mostra di Marisa Zattini artista concettuale di chiara fama, con la mostra dal titolo “Il mio cuore messo a nudo”. Mostra di grande impatto, mostra di certificata storicità, mostra di pregnante cultura, mostra che vive di respiro internazionale e che da Milano vive d’una luce che si è espansa in tutto il mondo. Quando si dice -e lo sento spesso tra i tanti artisti dell’oggi- dove l’arte stia andando; ecco l’arte va proprio in questa direzione, laddove ha un cuore tra passato e presente, vive l’intimo, vive il colto, vive il pensiero, anzi vive l’esperienza del pensiero. La mostra è visitabile fino al 28 aprile 2025. “…ecco il segreto più profondo che nessuno conosce
(ecco la radice della radice e il germoglio del germoglio
e il cielo del cielo di un albero chiamato vita; che cresce
più in alto di quanto l’anima possa sperare o la mente nascondere)
e questa è la meraviglia che tiene separate le stelle.
Il tuo cuore lo porto (lo porto nel mio cuore)”.
Così recita una strofa del poeta Edward Estlin Cummings, tratta da una poesia che può essere considerata una delle più amate e riconosciute della letteratura moderna. “Il tuo cuore lo porto con me” è stata pubblicata per la prima volta nella rivista poetry nel numero di giugno 1952. La poesia fa parte della raccolta Complete Poems: 1904–1962 di Edward Estlin Cummings, Liveright Publishing Corporation, 1991. L’autore nella poesia fin dai primi versi esprime un amore che trascende il tempo, lo spazio e le circostanze. Nel mondo della poesia, quindi, il cuore porta a un senso di unità, esso è infinito, è essenza, è natura. Il cuore si fonde con l’Universo diventando energia. Il cuore è vita. Su questa trilogia del cuore messo a nudo vive il pensiero visivo e lo spazio dell’interiorità che Marisa Zattini rivisita e si riconosce anche per la sua capacità di affrontare lo stesso tema iconografico, declinato in molteplici variazioni; tutti i suoi cicli di battito che materializzano l’essenza -il cuore- e l’energia delle forme in rapporto fra volume e immagine, segno e significato, mettendo a nudo una maniacale ricerca dell’origine delle cose e del mondo e del loro significato simbolico.
Il cuore è soltanto un organo vitale del corpo, non solo umano ma anche animale, o è qualcosa di più grande, di più importante, di più misterioso? Tutti sanno che se il cuore si ferma, le funzioni vitali cessano e sopraggiunge la morte. Tutti sanno che i battiti del cuore scandiscono il ritmo della vita, che il pulsare del cuore dà movimento al sangue e riscalda, rianima e vivifica. Un cuore rosso, ardente, caldo e tellurico come lava è il simbolo della passione, l’emblema dell’amore. Il cuore, allora, è davvero un qualcosa che va sempre oltre i propri significati e la propria realtà; molteplice e sfaccettato come nessun’altra cosa. Lo sapeva bene Piero Manzoni che dall’organo “cuore” ha mosso sperimentazioni e opere singolari e capaci come non mai di dare una svolta all’arte contemporanea e concettuale. Il 7 febbraio 1963 un trafiletto del “Corriere d’Informazione” annunciava: “Un giovane pittore, Piero Manzoni, di trent’anni, è morto per paralisi cardiaca nel suo studio al pianterreno di Via Fiori Chiari 16. Il giovane pittore è stato colto da malore, mentre era solo. Ha tentato forse di chiamare aiuto, ma non è riuscito a farsi sentire. Dopo sei ore è stato trovato morto dalla madre e dalla fidanzata che, dopo avergli telefonato, spaventate dal lungo silenzio, sono accorse in Via Fiori Chiari. Aperta la porta, hanno trovato Piero Manzoni ormai cadavere. Un medico ha fatto risalire la morte del giovane a circa sei ore prima e l’ha attribuita a paralisi cardiaca. Piero Manzoni era noto tra i pittori d’avanguardia”. E dire che pochi mesi prima, il 6 giugno 1962, il cuore aveva tradito anche Yves Klein, in un parallelismo beffardo, nella tragedia. Dirò di più, nel suo Manifesto di Albisola del 1957, Piero Manzoni scriveva: “l’arte ha così modo di diventare una continuazione naturale e spontanea dei nostri processi psico-biologici, una propaggine della nostra stessa vita organica che si organizza tramite la verifica attenta della coscienza e lo stupore immacolato dei sensi…”. Ora in quello che è stato lo Studio di Piero Manzoni, oggi Ex-Studio di Piero Manzoni, Marisa Zattini artista italiana di chiara fama, mette in piedi una mostra con tre grandi opere con il titolo “Il mio cuore messo a nudo”, evento che si avvita come omaggio alle “stenografie del cuore” di Charles Baudelaire. La sua è l’elegia per un organo vitale, cuore e corpo, ma anche cuore e mente, come lo fu per Piero Manzoni con i suoi corpi d’aria e fiato d’artista, esperimenti con aria, fiato e respiro. Il cuore tra gioia e dolore produce la bellezza e il suo declino; il cuore pur mostrato tra biologico e meccanico, ci porta in un eterno passato e presente, tanto che queste opere della Zattini, in trilogia, sono diventate metafora della vita del mondo, sono diventate reliquie letterarie e metamorfiche, quasi bergsoniane, intrise di vita e di passioni.
Osserva l’artista: “Il supporto trasparente del polimetilmetacrilato (pvc) accoglie e riunisce due segni differenti: quello calligrafico, di memoria, del passato (le parole scritte in lingua italiana e in lingua greca) e il mio disegno sincretico, che appartiene al pensiero di oggi. E tutto si trasfigura e si riunisce nel tra- sporto meccanico a getto d’inchiostro, nell’evidenza sincera della dimensione affettiva e crudele del cuore. I titoli differenti dei due disegni originali, realizzati nel 2016 su due antiche lettere ottocentesche (in lingua italiana), trovano un catalizzatore perfetto in quello realizzato nel 2017, su di una lettera scritta in greco, dal titolo baudelairiano. La loro apparente frammentarietà ritrova qui, pienamente, la sua unità. Ogni titolo è un indizio importante. Ad ogni battito del nostro cuore corrisponde una metamorfosi inevitabile del nostro essere. Cuore e psiche, cuore e mente, sentimento e cervello dettano da sempre nuovi ordinamenti. In queste tre grandi tavole immagino noi tutti riuniti, noi “anime rigorose e logiche, aspre nelle corse intellettuali e pensose nelle situazioni eccezionali”… e ancora: “Perché «[…] [Lo spirito] guarda con una certa delizia melanconica attraverso gli anni profondi, e s’immerge audacemente in prospettive infinite» (Charles Baudelaire).
C’è di più, questa trilogia si caratterizza per una sua peculiare produzione artistica, in quanto vive tra linguaggio, poesia e letteratura, avendo inglobato e generato scostamenti tra l’immagine-cuore e il segno- parola, mostrandosi totalmente testo letterario e testo figurativo. Trilogia che vive nella più generale compagine della poesia visiva, nell’alveo dei linguaggi verbo-visivi, mostrandosi così carica di una potenzialità lirica altissima, ed esprimendo per l’intreccio tra calligrafia e immagine una più alta definizione, di “pensiero figurato”.
Carlo Franza