Aboliamo l’8 per mille alla Chiesa cui va più di un miliardo all’anno. E’ la risposta dello Stato alle intromissioni del Cardinale Bassetti e Cei nella politica italiana e all’assedio di Salvini. Allo Stato solo 157 milioni.
Lo scorso anno, vale a dire il 2018, il ministero dell’Economia ha distribuito più di 1,2 miliardi di euro alle confessioni religiose e allo Stato con l’8 per mille. Ma badate bene che la Chiesa ha avuto ben un miliardo mentre lo Stato solo 157 milioni. E questo si ripete tutti gli anni. E’ una vergogna inaudita che uno Stato pieno di debiti debba versare un miliardo di beneficenza alla Chiesa. Grazie a questo istituto, i contribuenti italiani finanziano, molti a loro insaputa con una crocetta su Santa Madre Chiesa nella dichiarazione dei redditi, devolvendo una quota dell’Irpef che devono versare all’erario, le attività di Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del Settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Cristiana Evangelica Battista, Chiesa apostolica d’Italia, Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, Unione Buddista e Unione Induisti.
A beneficiare dell’8 per mille ci sarà anche l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, dopo l’intesa sottoscritta con il governo Renzi nel 2015, anche se per i buddisti i primi finanziamenti arriveranno però nel 2020, poiché la ripartizione avviene sempre tre anni dopo l’espressione delle preferenze. Nuovi accordi con le confessioni non saranno stipulati a breve temine, anche perché la commissione consultiva per la libertà religiosa, che si occupa appunto della preparazione di queste intese, è stata sciolta un anno fa ed è ancora in attesa di ricostituzione. E sarà bene sapere che nel 2000 il governo italiano e i Testimoni di Geova avevano sottoscritto un accordo per ritrovarsene una fetta anch’essi, che però non è mai stato ratificato, così come non è mai partita una trattativa con le organizzazioni dell’Islam per stipulare una convenzione. La maggior parte dei contributi dell’8 per mille va da sempre alla Chiesa Cattolica, che ha visto però diminuire negli anni il numero di preferenze; ecco perché il Cardinal Bassetti presidente dei Vescovi italiani(CEI), vescovi vari ad iniziare da Mons. Mogavero della diocesi di Mazara del Vallo e dal vescovo emerito di Ivrea Mons. Bettazzi( pensate che quest’ultimo nel 2007 dichiarò pubblicamente che la sua coscienza gli imponeva di disobbedire e che era favorevole al riconoscimento delle unioni civili, i DICO, sostenendo le iniziative del governo Prodi e riconoscendo alle coppie omosessuali un fondamento d’amore equiparato a quelle eterosessuali), ebbene, dicevo, ecco perché certi vescovi sparano a zero sulle politiche di Salvini. E torniamo al discorso dell’8 per mille. Secondo l’ultima ripartizione, relativa ai redditi 2014 dichiarati nel 2015, la Conferenza episcopale italiana ha raccolto poco più di 1 miliardo di euro, potendo godere oltretutto su un meccanismo finito anche lo scorso anno sotto la scure della Corte dei Conti, che ne chiede da tempo una riforma, ovvero “la problematica delle scelte non espresse”. E sapete perché? Per via di una legge malsana, alle confessioni religiose viene infatti distribuito l’8 per mille di quei contribuenti, più del 55% del totale per un importo dunque molto consistente, che non esprimono una scelta. Un meccanismo che finisce per premiare soprattutto chi raccoglie più firme, vale a dire la Chiesa cattolica. Tanto che alcune confessioni, come Assemblee di Dio e la Chiesa Apostolica, hanno deciso di non incassare questa parte di contributi a pioggia.
C’è di più, perché la CEI ovvero la Chiesa Cattolica Apostolica Romana dovrebbe trarre insegnamento da quanto già fanno onorabilmente i valdesi. I valdesi, 470.000 preferenze per oltre 32 milioni di euro di contributi, terzo beneficiario dopo Chiesa Cattolica e Stato, a differenza della maggior parte delle altre istituzioni, da sempre utilizzano “i fondi solo per progetti di natura assistenziale e solidale, sia in Italia sia all’estero, e non per le spese di culto”, spiega Susanna Pietra, responsabile dell’Ufficio Otto per mille della Tavola Valdese. Le aree di intervento spaziano “dall’assistenza socio-sanitaria ad anziani e disabili ai progetti di integrazione rivolti agli immigrati, dalle attività per combattere le diseguaglianze di genere sino alla cooperazione allo sviluppo nei paesi del Terzo Mondo”. E veniamo allo Stato. Perché polemiche non mancano anche per quanto riguarda i soldi che rimangono nelle casse pubbliche, ammontati lo scorso anno a 157 milioni di euro. E’ certo che la destinazione può cambiare indirizzo a seconda delle maggioranze di governo, come avvenuto di recente con la scelta del governo guidato da Giuseppe Conte di ridurre del 50% i fondi destinati alla fame del mondo e all’assistenza ai rifugiati a favore degli interventi per i terremotati italiani e calamità naturali del nostro territorio. Sempre la Corte dei Conti, la magistratura che spulcia i conti dello Stato e le sue spese ha evidenziato che lo Stato Italiano non realizza campagne pubblicitarie per asggiudicarsi l’8 per mille, a differenza degli atri beneficiari ( come fa per l’appunto la Chiesa Cattolica che inonda di pubblicità dell’8 per mille le reti rai mostrando frati, suore e preti operai), mostrando così disinteresse per la quota di propria appartenenza ed arrivando così alla drastica e naturale riduzione nel tempo.
Ma sarebbe proprio il caso che, visto che lo Stato è pieno di debiti, si eliminasse in toto la quota dell’8 per mille alla Chiesa. La Chiesa deve vivere delle elemosine dei suoi fedeli. Eppoi i beni mobili(IOR) e immobili della Chiesa cattolica sono immensi, non è compito dello Stato fare beneficenza alla Chiesa. Ma qui ci vorrebbe un’ altra legge similare alla legge 23 ottobre 1859 n. 3702 (nota anche come decreto Rattazzi o legge Rattazzi) fu una legge del Regno di Sardegna emanata su iniziativa del ministro dell’Interno del regno, Urbano Rattazzi, per ridisegnare la geografia amministrativa dello Stato sabaudo dopo l’acquisizione della Lombardia.Ovvero sequestrare i beni della Chiesa, che non siano luoghi di culto, sul suolo italiano.
Carlo Franza