Nicola Salvatore, intellettuale e artista fra i più acclamati internazionalmente, porta l’archetipo della balena, motore della sua ricerca, in una mostra antologica al Museo Arcos di Benevento.
Riflettori puntati sulla figura di Nicola Salvatore, artista tra i più vitali e significativi dell’arte italiana degli ultimi vent’anni. Oggi è uno degli acclamati dalla cultura e dal mercato dell’arte, non perché appartiene alle scuderie del facile e dell’arte appetibile, ma perché in sintonia con l’arte internazionale che vive di mitologia e sociale. Osannato, soprattutto, perché un outsider. Ha insegnato per anni nella storica Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, e nella famosa Aula 8 tutti ricordano le sue lezioni e il progetto didattico che era “Trattoria da Salvatore”, dove l’artista coniugava vita e made in Italy, cucina e intellettualità, creatività e sapere, e molte altre cose. Ora di questo illustrissimo personaggio dell’arte e della cultura italiana sappiamo che rumoreggia in arte da anni guardando al capitolo ambientale, e lo fa considerando il mare e gli oceani e dunque la creatura per eccellenza che qui vi abita, la balena, come il mito più vicino alla vita e all’esistenza. Badate bene, che ritagliare una cornice su questa poetica intensa e vitale non è cosa da poco, a voler ragguagliare il campo in cui molti artisti annaspano ancora senza mete e senza progetti. Ecco allora bella mostra antologica che adesso si apre al Museo ARCOS di Benevento, ed aperta fino all’8 settembre 2019, dedicata a Nicola Salvatore. “S’inquadra nel programma, -evidenzia il direttore Ferdinando Creta-, che il museo sannita da anni rivolge alle figure, agli interpreti, alle personalità dell’arte campana noti nell’ampio scenario dell’arte italiana ed internazionale. Una mostra centrata sulla figura chiave da sempre icona di gran parte della creatività di Nicola Salvatore: la balena che fin dagli interventi nello spazio urbano della prima metà degli anni Settanta, è l’icona/testimone di un viaggio che arriva alle mega sculture realizzate nei Novanta e alle recenti realizzazioni, in gran parte iscritte nel progetto di operatività ambientale ma anche di design”.
Dicevamo che il pretesto colto, l’anima del suo incedere nell’arte oggi è da tempo per Nicola Salvatore “la balena”, tanto che il collega storico dell’arte Massimo Bignardi, sottolinea che essa è “proposta come reperto di un’iconografia che si perde nel buoi dei millenni e, al tempo stesso, traccia, impronta e luogo dell’immaginario contemporaneo, luminosa figura che si fa largo nei bagliori, esibita da Salvatore quale novità di una creatività, ma anche come ulteriore mostro, di quelli che abitano le tenebre della psiche che il gesto, il colore, la forma fanno affiorare alla verità dello sguardo per liberarci dal loro terrore per sempre”.
Non dimentichiamo -aggiungo io- che la balena bianca di Moby Dick può essere considerata la più commovente rappresentazione letteraria del tentativo umano di gettare lo sguardo oltre il conoscibile per intuire l’inconoscibile o l’inconosciuto. Nel classico romanzo di Melville in realtà c’è un ristretto numero di aggettivi che tornano costantemente e rimandano al tema del non conosciuto, dell’inconoscibile e dell’irrapresentabile. “Unknown” sta per sconosciuto o per cose che semplicemente si ignoravano. La balena, regina del mare e degli oceani, è divenuta l’ossessione immaginaria di Nicola Salvatore, puntello colto del suo narrare in pittura e scultura, occasione di forza e nobiltà come lettura contemporanea e lezione intelligente di vita e salvaguardia dell’ambiente. La balena, che i bambini sognano e i grandi osservano negli spettacoli televisivi, diviene il capitolo portante di un segnale ideografico dell’uomo, da quello primitivo a quello contemporaneo.
Scrive ancora il collega Massimo Bignardi.”Una figura avvolta nei bagliori del rinnovato rito della pittura, della scultura, dunque, del loro celebrare il valore dell’immagine, posto come ulteriore avance alla realtà, cercando di definire nuove forme, anzi delle pre-forme, cioè proprie di corpi che vivono e si agitano nell’immaginario, nella ribollente preistoria dell’Io collettivo. In questi dipinti o, meglio ancora, in questi complessi plastici, avanzati a metà fra bassorilievo, pittura, collage, ove, più di tutto, gioca il desiderio di narrare il fascino del viaggio, l’andare verso il territorio misterioso ed ignoto dell’Io, per incontrare un nuovo bagliore, il calco di quella creatura affiorata improvvisamente dagli abissi della mente. La balena, traccia, forma ed immagine, soprattutto affascinante corpo di un’era lontana che da qualche anno è tornata, nella fantasia dell’artista, allo specchio dei ricordi. La balena ha lasciato l’impronta sulla sensibile superficie della pittura, resa sensuale pellicola dai pigmenti orientali, dalla preziosità di colori che Salvatore ha attinto alla tradizione indiana. L’impronta diviene attraversamento dell’anima, ombra leggera che si insinua nelle pieghe, nelle pause amare della quotidianità.[…] In questa mostra l’artista ha riassunto, direi costruendo una sorta di tableau-vivant, il suo viaggio nei mari dell’immaginazione, ripercorrendo le rotte che, dai primi interventi negli anni della contestazione, si spingono alle impronte che dialogano con il presente, con l’effimero che trattiene i nostri sguardi, ponendosi come riflessione sul senso dell’ignoto, della speranza. La balena, figura mitica è assunta da Nicola Salvatore quale metafora della forza, della libertà. Nella sua immaginazione ritorna Moby Dick, la grande Balena Bianca narrata da Melville: figura narrativa che fa largo all’avventura dell’arte, portando con sé l’innocenza e la virtù di proiettare la propria utopia al di là del presente. Soprattutto si pone come una costante, a volte ironica, riflessione sui limiti dell’umano, sui propri limiti”.
La balena di Nicola Salvatore è l’icona più affascinante, dopo quelle utilizzate dalla Pop Art sia italiana che americana; è la chiave di lettura e la nuova direzione di pensiero per l’uomo d’oggi ancor più spaesato dai media e dal futuro nebuloso. La balena è l’icona più spettacolare, segno e segnale, tra il senso e il non senso, movimento-gesto, movimento-suono, movimento-meditazione, disperante immanenza del suo archetipo inesauribile, immagine viva, oscuro richiamo, sconfinamento, confessione, percezione grandiosa e umile del non finito, del viaggio a dismisura nei mari del mondo, e che da tempo e ancor più oggi con questa mostra, Nicola Salvatore ripropone al contemporaneo come scatto di un pensiero più vasto.
Nicola Salvatore è nato a Casalbore (AV) nel 1951. Vive a Como. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1975. Già docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dal 1995 è Art Director per Costa Crociere (2006-2011). Nel 1975 è invitato alla Quadriennale di Roma ove tornerà ad esporre nel 2005; Biennale di Parigi (2006) e Biennale di Venezia (2009; 2011). Del 2000 è l’istallazione di grandi sculture al Real Bosco di Capodimonte. Tra le recenti personali: “Sotto il segno della balena” allestita a Villa Olmo di Como (2013) e “Il giardino dell’arte” di Marrakech per la Conferenza Onu COP22 (2016).
Carlo Franza