La Chiesa all’attacco di Conte per la Fase 2 : “Inaccettabile non poter celebrare le messe, compromesso l’esercizio della libertà di culto”. Cardinali e vescovi italiani sul piede di guerra.
La Chiesa di Roma, il Vaticano e la CEI sono sul piede di guerra. Inferociti contro il Presidente del Consiglio Conte e i Bollettini bollenti fuoriescono dal Vaticano a tambur battente. Cardinali e vescovi sul piede di guerra contro questo governo laico e marxista. La Chiesa chiama gli italiani a ribellarsi alla dittatura; lo ha fatto per primo il vescovo Monsignor Giovanni D’Ercole Vescovo di Ascoli Piceno, uno che in fatto di comunicazione se ne intende: “La Chiesa non è il luogo dei contagi…ma chi ve l’ha detto, Comitato Scientifico che la Chiesa è il luogo dei contagi…bisogna dire che il diritto al Culto che lo diate, se non ce lo date ce lo prendiamo, e se ce lo prendiamo è solo un nostro diritto…È una dittatura quella che impedisce il culto…abbiamo bisogno tutti di spazi di libertà. La figuraccia che avete fatto nel mondo intero deve essere lavata con un semplice gesto di restituzione di dignità e di diritto”.
Durissima presa di posizione della CEI dopo la decisione del governo di non aprire le messe ai fedeli nella Fase 2 dell’emergenza coronavirus. “I Vescovi italiani – scrive la Conferenza dei vescovi in una nota – non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”. E nella nota molto dura, i Vescovi italiani, in primis il Cardinale Bassetti presidente della CEI, ricordano le parole impegnative che erano state espresse da parte del governo per una ripresa del culto: “Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”. Queste le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire, che arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero degli Interni e la stessa Presidenza del Consiglio. Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato scalpitando, con sofferenza, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa di domenica 26 aprile, ha infatti affermato che la partecipazione ai funerali è concessa ai soli familiari e con l’uso esclusivo della mascherina. I familiari devono essere meno di 15, non di più. Gli italiani hanno capito che Conte parlando agli italiani dalla sua “balconata” televisiva ha detto che l’Italia resterà al “confino” fino alla seconda decina di maggio per decisioni prese da questi “ignoti signori” a cui nessuno aveva dato delega di decidere sulle nostre vite. Lo aveva già detto il costituzionalista Sabino Cassese che il Presidente Conte si era arrogato dei pieni poteri illeggittimi. Siamo al di fuori di ogni legalità costituzionale. E dire che il Signor Giuseppe Conte era una creatura, un pupillo, nato da Villa Nazareth a Roma, ovvero la scuola per giovani promettenti e poveri, gestita dalla diplomazia vaticana; ma nonostante ciò ha annunciato urbi et orbi che di messe fino ad oltre metà maggio non se ne parla, altro che apertura al 4 di maggio, per tutti ma non per la Chiesa. Grave vulnus della Costituzione e del Concordato Stato- Chiesa, neppure il Fascismo aveva osato tanto. E’ pure vero che i vescovi devono prendersela con se stessi nell’aver abdicato sin dall’inizio dell’emergenza alla loro funzione, nel non aver rivendicato il diritto di gestire le funzioni liturgiche. Altrochè lasciare il via libera a che gendarmi armati potessero entrare nelle chiese e intimare a sacerdoti cosa potevano e dovevano fare. Un insulto al sacro, alla Costituzione e al Concordato. I vescovi pensavano che questo governo loro “compagni di migranti” avessero un occhio di riguardo? Poveri illusi! Si sono sbagliati. Una Caporetto per la Conferenza Episcopale Italian e per la Segreteria di Stato Vaticana. Pensate che in Francia un parroco francese tale Don Philippe de Maistre ha radunato domenica 19 aprile nella sua chiesa Saint-André-de-l’Europe, a Parigi, uno sparuto drappello di fedeli: un chierichetto, una persona per intonare i canti, un organista e tre parrocchiani per rispondere alle formule e occuparsi delle letture; racconta il parroco “Eravamo sette in tutto, me compreso, il portone esterno era chiuso per evitare che i fedeli accorressero. Ma nel bel mezzo della Messa, tre poliziotti armati sono entrati in chiesa per interrompere la Messa”, poi continua “Non c’era alcun problema di sicurezza, non c’era alcun assembramento. I poliziotti hanno violato la legge: non possono entrare in chiesa, tantomeno armati, se non su esplicita richiesta del parroco”. Don Philippe de Maistre è andato avanti per la sua strada, ha scelto di “continuare la Messa”, mentre il suo chierichetto, anch’egli agente di polizia, è sceso dall’altare a parlare con la polizia; “Dopo un quarto d’ora”, continua il sacerdote, “se ne sono andati ma hanno obbligato i tre parrocchiani a uscire dalla chiesa”. Il parroco ha subito avvertito l’arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit Che a Radio Notre -Dame si è sfogato prendendo le difese del sacerdote: “ I poliziotti sono entrati armati nella chiesa. Questo è inammissibile perché è fatto esplicito divieto formale agli agenti di portare le armi quando entrano in chiesa. Non c’erano dei terroristi all’interno! Bisogna mantenere il sangue freddo e finirla con queste pagliacciate. Altrimenti ci troveremo costretti a prendere la parola e grideremo molto forte!”. Monsignor Aupetit ha consigliato a Don de Maistre di sporgere denuncia e così il sacerdote si è diretto al commissariato dell’ottavo Arrondissement. “Ho parlato al commissario, che ha cercato di spiegare come gli agenti volessero solo controllare che nessuno stesse violando la legge. Ma gli ho ricordato che i suoi uomini non potevano entrare proprio. Potevano affacciarsi alla porta, avrebbero visto che non stava succedendo niente di male. Invece hanno violato la legge”. Alla fine, “il commissario è stato costretto a scusarsi e io non ho ancora sporto denuncia anche se presto lo farò, giusto per ragioni di principio. Ma aspetterò indicazioni in merito dal Vescovo” . Ho riportato quanto accaduto in Francia per sottolineare che lì c’è stato un Parrocco e un Vescovo che hanno saputo reagire e difendere la Chiesa e la sacralità in quest’Europa miscredente; cosa che non è avvenuta in Italia con decine di casi similari come a Cerveteri, a Gallignano di Soncino in provincia di Cremona, nella Chiesa degli Angeli Custodi di Borgotrebbia a Piacenza, a Pescara, ecc. Ha detto il giudice Mantovano : “ La Libertà di culto limitata, non è tra le priorità del Governo”. Queste sono cronache da regime totalitario. E se la situazione di emergenza dovesse prorogarsi fino a luglio o oltre, i parroci, i vescovi possono abdicare alle loro responsabilità e lasciare i fedeli in balia di se stessi e del misero conforto (perché solo di questo si tratta) di una celebrazione partecipata virtualmente mediante uno schermo? No! Altro che pioggia infuocata muoverà Iddio sulle nostre città! Ci è davanti l’esempio di Ninive, la città che si salvò dalla distruzione preannunciata dal profeta Giona, perché tutti, senza distinzione sociale o anagrafica, si coprirono di sacco e si sedettero sulla cenere, praticarono digiuno e penitenza e si convertirono chiedendo perdono per la loro malvagia condotta.
Carlo Franza