Carlo Benvenuto con l’immagine e il suo doppio. La singolare mostra al MART Museo di Rovereto.
“Un mondo fantastico nascosto negli anfratti del quotidiano più prosaico” (Massimiliano Gioni). “Osservati nella loro fissità, questi soggetti divengono paradossali negazioni dell’effimero, equilibrio che rasserena il rischio della catastrofe” (Gianfranco Maraniello).“Esiste evidente un aspetto di liturgica contemplazione, lentissima, racchiusa in un tempo che diventa circolare, dove l’artista, al centro, si sporge di volta in volta per raggiungere sempre la stessa cosa” (Chiara Ianeselli). Carlo Benvenuto presenta al Mart di Rovereto un’ampia mostra, progettata per gli spazi del museo, visitabile fino al 18 ottobre 2020, e con un cameo rivolto alle sue collezioni. In oltre vent’anni di lavoro il privilegio del mezzo fotografico ha portato Benvenuto a una serrata indagine fenomenologica sul mondo come verifica percettiva e sentimentale della vita, contemplando ciò che appare familiare, domestico, intimo, esplorando la muta insistenza degli oggetti e risolvendo lunghe fasi preparatorie del lavoro nell’immediatezza dello scatto fotografico. In questo universo di oggetti, mobili e specchi, la narrazione, così come la mitologia privata, sono silenziose: le opere sono senza titolo, non descrivono.
Il rapporto in scala 1:1 e l’utilizzo del banco ottico senza ricorso a interventi correttivi in digitale sono gli indizi di una strategia di fedeltà all’esistente che però non realizza alcuna immagine documentaria o di tenore realistico. La qualità apparentemente pittorica delle immagini ottenute e i sorprendenti equilibri compositivi concretizzano una straordinaria metafisica del quotidiano. La felice classicità dell’opera di Benvenuto impone confronti con la grande arte del Novecento, oltre la contingenza del tempo storico evocando, come sottolinea Massimiliano Gioni nel suo testo in catalogo, l’atmosfera sospesa del Realismo Magico, il rigore e la sobrietà di Luigi Ghirri o l’ossessione per i dettagli di Domenico Gnoli, i teatrini metafisici di de Chirico, Savinio e de Pisis e l’attenta orchestrazione dell’immagine delle nature morte di Giorgio Morandi. “Carlo Benvenuto. L’originale” presenta una selezione di circa sessanta lavori realizzati dagli anni Novanta a oggi: fotografie, sculture e dipinti creano un unico grande componimento metafisico.La mostra – come dichiara l’artista – “orbita, idealmente, attorno a un centro nel quale trovano sede quattro forme di autoritratto”. Nelle varie trame che connotano il percorso espositivo si afferma costantemente il tema del doppio, attraverso riflessi, abbinamenti, dialoghi con i dipinti della collezione del museo, ripetizioni e varianti fino a incontrare un autoritratto pittorico che Benvenuto ha concepito come “solitario”, unico a scrutare il vuoto, enigma apparentemente senza corrispondenza, ma decisivo indizio per considerare tutta l’opera dell’artista come suo necessario rispecchiamento. La mostra è accompagnata da un ricco catalogo che include un esteso saggio sull’opera di Carlo Benvenuto proposto da Gianfranco Maraniello, il contributo critico di Massimiliano Gioni, un approfondimento realizzato da Daniela Ferrari in relazione agli autoritratti di Morandi, de Chirico e Guttuso inseriti in mostra e una conversazione tra Chiara Ianeselli e lo stesso Carlo Benvenuto sui temi dell’esposizioni al Mart e su questioni più generali relative alla poetica dell’artista.
La personale di Carlo Benvenuto è il primo grande evento espositivo proposto dal Mart dopo il lockdown. Il progetto compone un tassello fondamentale nella più recente programmazione del museo che offre ai visitatori un itinerario sul tema dell’immagine nelle autonome ma contemporanee mostre dedicate alla storia della fotografia concepita con Italo Zannier, al medium filmico adottato dai cineasti Gianikian e Ricci Lucchi e all’approfondimento sul pittorialismo nelle collezioni fotografiche del museo proposto dal focus After Monet.
Carlo Benvenuto. Nasce a Stresa (VB) nel 1966 e vive a Milano. Inaugura la sua prima mostra personale a Venezia nel 1997. Nel 1999 inizia a esporre con la Galleria Mazzoli di Modena. Ha tenuto mostre personali a Milano alla Galleria Suzy Shammah, a Parigi da Site Odeon 5, a Berlino alla Galerie Mazzoli e a Londra alla Sprovieri Gallery, nel 2003 a Roma presso il MACRO e nel 2016 a Bergamo alla Gamec, nel 2018 al Teatro Anatomico di Modena. Per Expo Milano 2015 realizza l’opera Pane Metafisico al Refettorio Ambrosiano. Ha esposto in collettive alla National Gallery of Modern Art, New Delhi nel 1997, al Museo Pecci nel 2000, presso il Kunstmuseum, Klagenfurt e alla Biennale di Valencia nel 2001, al MACRO a Roma nel 2005, al Museum of Contemporary Art, Shanghai nel 2006, al MAMbo nel 2008, alla Triennale e al PAC di Milano nel 2010, al MATA di Modena nel 2015. Le sue opere sono in collezioni private e museali.
Carlo Franza