Intervista a Nicola Salvatore, illustre artista e maestro dell’Arte Contemporanea che da Brera ha innovato l’arte italiana portandola in tutto il mondo.
Illustre Maestro, come leggi e intendi l’arte oggi?
Viviamo in un momento storico di repentini cambi, confusioni e ripensamenti che investono, senza dubbio, l’uomo nella sua complessità. Si avverte nell’uomo una perdita di valori che va sempre più allargandosi e vede sempre più nelle relazioni umane un’assenza di verità, e una forte presenza di egoismo e di valore economico delle cose. Ci stiamo muovendo in un’epoca che vede l’imperversare delle nuove tecnologie ed anche l’arte e la cultura non sono estranee a questo processo. In tutto questo ciò che accade è una forte perdita della manualità e spesso mi domando se un domani non ci sarà un’inversione di tendenza e torneremo a recuperare ciò che, in parte, stiamo via via perdendo o abbiamo addirittura già perso. Oggi non si riconosce all’arte solo il valore estetico e spirituale, ma si sono sostituiti a questi valori, interessi di tipo economico, quindi si investe, si vende, si commercializza e si guadagna come con qualsiasi altro prodotto, sottostando alle regole di un’economia generale.È difficile pensare alla cultura senza economia; l’arte e l’economia vivono nello stesso territorio. Esiste infatti un consumismo culturale del contemporaneo, ma anche un consumismo dei beni culturali: basti pensare alle continue risorse che servono per mantenere e conservare il patrimonio artistico. Il valore del piacere e del rapporto emotivo che si instaura con l’opera sta calando.
Il tuo grande e mirato lavoro per la “Costa crociere” ha occasionato un gran parlare. Cosa ci dici?
Si per alcuni anni sono stato incaricato dalla Costa Crociere con la funzione di curatore dell’arte a bordo di alcune delle loro navi come la famosa Concordia , la Pacifica, la Favolosa, la Magica ed altre navi, proprio come un museo viaggiante. Ed ebbi anche l’incarico di realizzare su ogni nave due imponenti mie sculture.
Per anni hai avuto la Cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Come è nata l’idea della “Trattoria da Salvatore” all’interno dell’Accademia di Brera, che è stata una sorta di anticipazione di arte concettuale, di happening, di arte performativa?
“Trattoria da Salvatore” e’ stato un progetto didattico all’ interno del mio corso di pittura nel 1996, quando di cucina (arte e cibo) se ne parlava si, ma non molto come invece sta avvenendo in questo momento. Dicevo, quindi, che il progetto nasceva avendo come protagonista il cibo e l’arte. Cucinare alimenti, idee, pensieri, fa parte della magnifica capacità dell’uomo di ” creare” in qualsiasi campo. ” Ogni uomo e’ un’artista anche se non dipinge o fa scultura..”. Questo pensiero di Beuys mi ha suggerito “la trattoria’. In molti sono stati gli ospiti: non solo chefs, ma amici, medici, storici dell’arte, tanti miei colleghi e anche persone semplici. In questo luogo dove senso e intelletto hanno convissuto, dove il cibo è diventato aggregazione, in molti hanno dato e ricevuto ‘creatività’. L’aula 8 non è solo stato un luogo dove si usavano i pennelli, ma è divenuta una fucina creativa, contaminata da diversi linguaggi e allineata alla contemporaneità.
E il tuo lavoro come è proceduto ultimamente? Vuoi chiarirci l’interesse dei collezionisti per il tuo lavoro?
In questi mesi di isolamento in studio, casa e in giardino, molte sono state le riflessioni le interrogazioni sia sul mio lavoro che sul sistema dell ‘ arte in generale. Oggi deve esserci una nuova rinascita dell’uomo. Il mercato il collezionismo era tutt’uno con l’economia e si e’ visto che ciò non poteva funzionare piu’. E’ un momento difficile… ed e’ da alcuni anni che il rapporto con gli enti pubblici per la realizzazione di sculture urbane e’ venuto a mancare. Un po’ meno con alcuni collezionisti privati dove continua fortunatamente il rapporto. Mentre nel passato in diverse citta’ italiane ho collocato imponenti sculture “Ferro di Vulcano” a Capodimonte a Napoli , il “Grande mestolo” nell’orto botanico di Brera, “il Faro” a Como all’uscita dell’autostrada e ancora a Como davanti all’ospedale un “Elicottero” composto da 220 piccoli elicotterini; a Baronissi “Lucy in the sky with diamonds”, a Milano “file Rouge” al Parco della scultura dell’Idroscalo e ancora a San Vincenzo, Asti, al Conero, Alessandria, Arena Po’, Appiano Gentile e altre citta’. Parlare del mio lavoro attuale vuol dire parlare di ciò che sono e sono stato, poiché quello che oggi realizzo è la continuazione naturale di una ricerca maturata negli anni. Nelle mie opere si sono sempre susseguite svariate figure, che appartengono profondamente alla mia memoria. Sin da giovane studente mi sono avvicinato alle ricerche degli anni ’70 come l’arte povera e concettuale e l’immagine dello scheletro di balena ha accompagnato il mio lavoro di ricerca interiore come un fil rouge. Per quanto riguarda gli aspetti tecnici e concettuali ho attraversato molte prove ed ecco presentarsi di nuovo il soggetto delle opere delle origini: quelle Balene dalle quali ha avuto inizio il mio itinerario. Oggi però le immagini di quei possenti cetacei prendono corpo grazie a volumi ed ombre dense di nuove caratteristiche estetiche. Sostanzialmente sto cercando il nuovo nel mio vecchio, mi metto in gioco, mantenendo vigile lo spirito adatto alla ricerca artistica, che deve sempre essere fresco e capace di stupirmi. In pittura e scultura mi ritrovo oggi ad essere più analitico, sino a sfiorare talvolta una ricerca minimale, tanto a livello espressivo, quanto nella scelta dei materiali. Invece in passato il lavoro aveva un aspetto più rugginoso e grezzo; tuttavia ciò che si è mantenuta è una certa monolitica forza nelle immagini che danno vita alle opere.
Cosa ti ha portato a vivere fra Italia e il Marocco?
Ci sono luoghi e scelte che sono un fatto di maturità e forse si approda lì esclusivamente dopo un lungo cammino. E quando uno cammina non sa quello che trova. Infatti io mi sono imbattuto in questa luce, in questi profumi, in questa gente. Non solo io ho scelto il Marocco, ma anche questa terra ha scelto me: è stato un po’ come riconoscersi. Dunque non si tratta solo di un atto di volontà ben consapevole e razionale perché esiste anche qualcosa che trascende e supera tutto questo e ti conduce in modo spontaneo e morbido a delle decisioni, quasi come se per te fossero una conseguenza naturale. Dunque giungere in Marocco è stato questo: una decisione razionale e una spinta viscerale. Del resto credo che il Marocco possieda fortissime potenzialità e sia in continua crescita.Ho avuto il piacere di lasciare un importante scultura, che campeggia in una delle strade piu’importanti di Marrakech la Avenue Mohammed V nel Jardin des Arts “tra le due colonne” in occasione della Cop 22 nel 2006.
NICOLA SALVATORE (Casalbore (AV), 1951). Vive tra Como e Marrakech. Dal 1977 il fil rouge della sua opera è la Balena, creata con materiali e tecniche diverse tra pittura e scultura e considerata dall’artista come simbolo di saggezza e ricerca interiore, eletta ad ossessione iconografica, in grado di aprire le porte di un mondo onirico. Ha Insegnato Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera dove ha dato vita al suo progetto didattico “Trattoria da Salvatore”, un connubio inedito tra arte, cibo, studenti e grandi personaggi della scena artistica ed intellettuale italiana. Dal 2006 al 2011 è incaricato come Art Director per la Costa Crociere, e installa, su alcune navi, diverse sue sculture. Come si diceva una delle caratteristiche che si avverte nel lavoro scultoreo e pittorico di Salvatore e’ il dialogo con le materie e i materiali che hanno intrattenuto il suo interesse ,suggerendo,di volta in volta, soluzioni formali di esperienze artistiche : dai fogli di carta (manifesti) con le piccole balene che hanno invaso le strade di diverse citta’ alle sculture in ferro per il giardino reale di Capodimonte a Napoli ,alle sculture ciclopiche in alluminio ,bronzo ecc esposte nell’orto Botanico di Brera a Milano alle opere di arte ambientale.Numerosissime le esposizioni in diverse città’ del mondo si segnalano le partecipazioni alle 53 e 54 Biennali di Venezia alla X e XVI Quadriennale di Roma,nel 2006 alla Biennale di Parigi Francia , nel 2005 e’ invitato a rappresentare l’Italia all’Expo Universale del Terzio Millennio ad Aichi (Tokyo) Giappone e nel 2016 installa una sua scultura nel giardino dell’arte di Marrakech Marocco in occasione della Cop22 per la XXII conferenza delle parti dell’UNFCCC.
Carlo Franza