Quando si diceva che i cosacchi  avrebbero fatto  abbeverare i cavalli in  San Pietro si voleva dire che i rossi, vale a dire i comunisti,  avrebbero  preso  possesso di San Pietro e dei Palazzi  Vaticani. Ma ciò è avvenuto, non dall’esterno, vale a dire come un’invasione, ma dall’interno della chiesa stessa, con passo felino, tutto è avvenuto con un golpe all’interno del conclave che elesse proprio Bergoglio. Ecco i  cosacchi  con l’avvento di questo Papa Francesco I -al secolo Bergoglio- inviso ormai da tempo al popolo cristiano, ai politici di tutto il mondo, ed anche  alle gerarchie ecclesiastiche italiane ed estere- visti gli scandali economici che hanno travolto proprio in questi giorni monsignori e prelati della Segreteria di Stato e il Cardinale Angelo Becciu, e prima ancora con i cardinali accusati di gravissimi abusi sessuali. Badate bene che persino  i cinesi hanno qualche imbarazzo a farsi ricevere in Vaticano, perché Bergoglio è troppo comunista. Non è un modo di dire, e neppure è un pizzico di verità, perché qui più che pizzichi sono manciate, anzi  palate: ci sarà una ragione se il papa argentino è stato adottato dalla sinistra come ultimo approdo e speranza  del marxismo riverniciato. In che modo? Eccolo: se rifiuta di accogliere Mike Pompeo, segretario di stato Usa, se con Donald Trump fa la faccia schifata come con l’ex presidente del suo paese, Macrì, se il Cardinale Zen vescovo  di Hong Kong lo tiene a cuccia in Piazza San Pietro senza dargli udienza, se Matteo Salvini non vuole vederlo neanche dipinto e lo umilia a destra e a manca, mentre  non si fa problemi coi dittatori sudamericani che gli regalano allucinanti Crocifissi sulla falce e martello.

Bergoglio ha tutta la fama  di essere un prete di sinistra, affiliato alla teologia della Liberazione di Romero; Bergoglio  è un pastore da  barricata, vicino a posizioni anarcoidi: il Messaggero scrisse tre anni fa, mai smentito, dei suoi appoggi, anche finanziari, alla galassia dei centri sociali (vedi il cardinale che va ad allacciare la luce in quel palazzone pieno di abusivi  a  Roma); a Casarini  a capo di una Ong che trasporta migranti dice “vai avanti fratello mio” e sulle Ong che trafficano clandestini non trova mai altro che elogi incondizionati e sconclusionati. Arrivò perfino a giustificare, se non scusare, gli stragisti islamisti di Charlie Hebdo con quella poco evangelica  uscita aerea su quelli da prendere a pugni se ti toccano la mamma. Che il suo marxismo appartenga a Karl Marx o piuttosto a Groucho, è questione sfumata, quasi  insolubile. Non un Papa sociale, lontano, sicuramente molto lontano da quel grande Leone XIII il Papa della “RERUM NOVARUM”,  Bergoglio è un Papa militante. Cristo non era un militante, Bergoglio lo è. Fazioso come lo sono le milizie a senso unico da lui arruolate, in primis  il Cardinale di Santa Romana Chiesa Krajewski. Ma può un Papa permettersi di essere spericolatamente fazioso? Sempre in ritardo, apparentemente sofferente quando si tratta di difendere le mattanze dei cristiani per il mondo, entusiasta e quasi minaccioso se c’è da schierarsi in favore di altre religioni, anche nei loro aspetti antitetici e devastanti per il cristianesimo. Bergoglio lascia correre e non condanna mai episodi di devastazioni di chiese, di statue, di simboli della santità cristiana ma si scatena appena sente eccepire sulla sacralità emblematica dell’Islam. Si dice in ambiente vaticani che  fatto fuori Ratzinger, dopo Ratisbona, a suon di attentati e roghi, sono stati gli imam ad imporre un capo cattolico di loro gradimento dietro il ricatto della strage diffusa, infinita. E in ciò un pizzico di verità  c’è  o almeno pare affiorare.

Proprio il giorno della festivita di San Francesco ad Assisi (4 ottobre 2020) ha avuto il coraggio di proporre come enciclica  “Fratelli Tutti, a tutti apparsa come uno spot pubblicitario, arrivando a dire: “la  tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata”. Lo dice Bergoglio che ha sul suo conto personale in Vaticano ben 20 milioni di euro da spendere come meglio crede, notizia questa venuta a conoscenza dei media a seguito dell’indagine di questi giorni sul Cardinale Becciu. Insomma, il Pontefice “comunista”  mette in discussione la proprietà privata. Un intervento destinato a far discutere, quello di Papa Francesco nella sua ultima enciclica, Fratelli Tutti, considerata una summa dei suoi sette anni e mezzo di pontificato, tanto che oggi  viene additato tra i peggiori papi che la storia ricordi. E da Stilum Curiae, del carissimo collega Tosatti,  a data del 4 ottobre  2020 apprendiamo che tale enciclica  non solo è stata  “scritta da varie persone (molti stili diversi) di infimo livello, intorno a Santa Marta, ma con una arroganza mai vista, perfino oltraggiante l‘intelligenza dei cattolici rimasti”, e che “Basta evidenziare nella premessa del documento la manifesta volontà di ignorare la verità su san Francesco che andò nel 1219 in Terrasanta esclusivamente per convertire i musulmani, anche a costo del martirio, tanto che sfidò il sultano a convertirsi dopo la sua famosa prova del fuoco (si suggerisca al papa quando andrà ad Assisi di dare un’occhiata all’affresco di Giotto)”; e fa ancora più clamore  che “Papa Francesco dichiara che gli è stata ispirata dall’Imam Ahmad Al Tayyeb ad Abu Dabi”. Quando è troppo è troppo. Non aveva niente di meglio per trarre ispirazione per una Enciclica cattolica? Anche a noi pare sia come Stilum Cruriae afferma “O si tratta di sottomissione ecumenica pura e semplice in un documento di Magistero?”. A questo Papa comunista non gli interessa proprio nulla  del peccato originale, dei Comandamenti, della Genesi divina, e decide di chiamare questa “Fratelli tutti” enciclica?  Il suo non è più un Magistero, quello vero è rimasto urbi et orbi nelle mani di Benedetto XVI.

La vergognosa sgarberia alla massima diplomazia americana -proprio lui che ci ha propinato un Anno Santo della misericordia- è resa ancora più bruciante dalla motivazione offensiva e pretestuosa uscita dalla bocca del Cardinale Segretario di Stato Parolin: “il Vaticano non si presta a campagne elettorali”.  Che gran magistero invece quello di Karol  Wojtyla perché con lui ciò non sarebbe mai potuto accadere se è vero che il Papa polacco anticomunista, antimodernista, a suo modo anticapitalista, incontrava sì i dittatori da destra a sinistra, da Pinochet a Castro: anche se  in privato, li strigliava e ne  dettava le sue condizioni. Bergoglio non si preoccupa neppure di dissimulare,  e dimostra invece a seconda dell’identità ideologica, disprezzo o compiacenza. Questo pontefice sudamericano che ha tutto dei dittatori sudamericani, ringhioso ma debole, umorale – ci avevano già avvisato i suoi superiori gesuiti che non era da fare vescovo- , si disinteressa – o meglio fa finta- delle questioni finanziarie fino a che non esplodono in tutte le sue drammatiche contraddizioni, che egli per primo ha alimentato; nomina e caccia prelati, vescovi e cardinali -al Cardinale  Becciu: non hai più la mia fiducia- , ma le nomine le decide lui o chi per lui e se si dimostrano perverse o disastrose la responsabilità è anzitutto sua, solo sua. Appare in toto come dittatore, si comporta sempre come il padrone che scarica tutto sui sottoposti. E’ molto lontano da Cristo, molto, Cristo non lo vorrà alla sua destra.   Teologicamente è difficile trovarci qualche sostanza, le sue encicliche viaggiano su un terzomondismo climatista che tocca  Greta o Carola, le grandi riforme interne alla macchina vaticana sono rimaste pie intenzioni, la Chiesa come comunità dei fedeli -quei pochi che vi rimangono perché le chiese sono vuote-  implode in un messaggio solidaristico da ong, apparentemente  caritatevole -visti i beni e i palazzi  che ha il Vaticano e che compera persino a Londra-, ma senza un respiro vitale -di speranza come diceva Wojtyla-,  senza grandezza, senza  morale, senza autorevolezza.

Carlo Franza

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