La Sharia manda a morte Yahaya Sharif-Aminu per una canzone diffusa tramite WhatsApp. Ciò avviene in Nigeria (Stato di Kano) per volontà dell’Islam.
Yahaya Sharif-Aminu, un cantante di 22 anni detenuto nella prigione di Kano, nello Stato di Kano, nel nord della Nigeria, potrebbe essere messo a morte in qualsiasi momento. L’Alta corte della Shari’a lo ha condannato a morte per impiccagione per aver diffuso tramite WhatsApp una canzone considerata blasfema.
Personaggi influenti e leader religiosi stanno facendo pressioni sulle autorità affinché eseguano la condanna il prima possibile. Il 27 agosto 2020, il governo dello Stato di Kano ha pubblicato sul suo sito ufficiale una dichiarazione secondo cui il governatore non avrebbe esitato a firmare il mandato di esecuzione di Yahaya Sharif-Aminu. Dopo la condanna, una folla di persone si è radunata nei pressi dell’abitazione della famiglia del cantante dandola alle fiamme e sollevando minacce di morte nei confronti dello stesso e dei suoi familiari.
La pena di morte per blasfemia è prevista dalla shari’a, la legislazione islamica in vigore in molti degli stati settentrionali della Nigeria. Il governo centrale, tuttavia, è obbligato ai sensi del Patto internazionale sui diritti civili a limitare il ricorso alla pena capitale ai “reati più gravi” come l’omicidio intenzionale.
Le autorità dello stato nigeriano di Kanu devono annullare il giudizio di colpevolezza e la condanna all’impiccagione di Yahaya Sharif Aminu.
Gli esperti chiedono che la condanna a morte venga annullata e che le autorità garantiscano l’incolumità e il diritto a un giusto processo dell’imputato in attesa dell’appello contro il verdetto. “Siamo anche seriamente preoccupati per la sicurezza di Sharif-Aminu, alla luce delle minacce di morte contro di lui” hanno aggiunto gli esperti.
Per l’Onu l’espressione artistica di opinioni e credenze attraverso canzoni o altri media – compresi quelli in grado di offendere la sensibilita’ religiosa – va protetta in conformità con il diritto internazionale.
La relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti culturali, Karima Bennoune, ha affermato che l’applicazione della pena di morte “per espressione artistica o per la condivisione di una canzone su Internet è una flagrante violazione della legge internazionale sui diritti umani, così come della Costituzione della Nigeria”, e ha invitato le autorità nigeriane ad adottare “misure efficaci per proteggere Sharif-Aminu sia durante la detenzione che dopo il suo rilascio”.
Carlo Franza