In Francia  pur tra chiusure, restrizioni, coprifuoco e  aperture a singhiozzo, la cultura e l’arte  sopravvivono , anzi resistono  eccome, specie  tra gallerie private che restano aperte. Un bell’insegnamento per l’Italia e per Franceschini, visto che in Francia persino il  Festival di fotografia e le fiere respirano a gonfie vele. Lockdown e Cultura, un conflitto intestino che non ha risparmiato prima i musei prestigiosi, poi teatri e cinema ancora chiusi fino a nuovo ordine per combattere la diffusione del Covid-19. A causa dell’epidemia, ad oggi non si conosce ancora la data della riapertura dei luoghi culturali francesi. In questi giorni si tirano le somme di un anno difficile, certo non “non come gli altri”, ossia il 2020. Ma vi assicuro che essendo da qualche giorno tornato da Parigi, ho notato che la Francia chiusa non si è fermata, o quasi, come invece è da noi in Italia.

Intanto il famosissimo Centre Pompidou ha avuto un calo del 72% delle presenze rispetto all’anno precedente, ed è rimasto aperto solo 167 giorni rispetto ai 309 del 2019, senza contare una riduzione del limite di ingressi autorizzati.  Ho constatato che in questo panorama, pur con   il coprifuoco che ha inizio alle 18 in tutto il Paese, c’è ancora chi riesce a godersi di persona -proprio così-  l’arte grazie a piccole o medie gallerie d’arte private che rimangono aperte nonostante tutto. La Ropac di Pantin non  solo festeggia il trentesimo anniversario dell’apertura della prima galleria a Parigi, cioè nel 1990, ma lascia vivere e visitare  la mostra “30Years in Paris-A transformative exhibition in three parts” in cui presenta opere di oltre 60 artisti. La Kamel Mennour  poi accoglie lavori in situ di Daniel Buren e di Philippe Parreno. La galleria  Polka propone Chines, un insieme di fotografie di Marc Riboud, mentre la galleria Nathalie Obadia presenta i lavori dalle tinte psichedeliche della californiana Rosson Crow in Next Year at Marienbad.

Approda a Parigi la prima edizione di 1-54 Contemporary African Art Fair, fondata e diretta da Touria El Glaoui, la fiera è accolta negli spazi della casa d’aste Christie’s dal 20 al 23 gennaio 2021, e comprende una ventina di gallerie europee e africane con opere di più di sessanta artisti africani e della diaspora. In questo giorni poi riapre il giardino delle sculture del museo Rodin, dove si può rivedere il magnifico Penseur che si staglia sullo sfondo del Dôme des Invalides, il gruppo di Bourgeois de Calais o la monumentale Porte de l’Enfer, ma non solo. C’è il festival Photo Saint-Germain, che fino al 23 gennaio si disloca lungo una trentina di gallerie parigine e luoghi culturali per presentare, tra novità e classici, bella fotografia e creazione video, come Tina Modotti con “Fotografia, libertà e rivoluzione” presso l’Istituto Culturale Italiano. Le Bon Marché Rive Gauche ha invitato Prune Nourry, a creare appositamente un’installazione dispiegata nei vari spazi del famoso grande magazzino parigino; classe 1985, l’artista che vive a New York e lavora per lo più sulla ricerca genetica e il corpo femminile, qui presenta L’Amazone Érogène, un clin d’œil alla sua lotta contro il cancro al seno. L’opera rimanda alle Amazzoni attraverso la materializzazione di centinaia di frecce in legno bianco e piume, che formano motivi geometrici ispirati alla corrente del minimalismo americano, queste puntano su un bersaglio largo 4 metri e un arco ricurvo sospeso in aria.

Ecco il Prix Duchamp, con i finalisti . Il lockdown non ha fermato il Prix Marcel Duchamp, uno tra i più ambiti riconoscimenti d’Arte Contemporanea, che ha ceduto allo charme di Instagram per presentare in live gli artisti selezionati per la 21a edizione. Ecco chi sono. Julian Charrière (1987), rappresentato dalle gallerie Dittrich & Schlechtriem di Berlino e Sean Kelly di New York, nelle sue creazioni, legate al passare del tempo e ai suoi effetti sulla materia, utilizza la fotografia, la scultura, la performance o il video; già notato nell’ambito della 12a Biennale di Lione. Isabelle Cornaro (1974), è un’artista multimediale e rappresentata dalla Galerie Balice Hertling a Parigi,  erede delle questioni sollevate dal postmodernismo, lavora sul rapporto tra l’oggetto e la sua immagine. Julien Creuzet (1986), rappresentato dalla High Art Gallery di Parigi, crea ambienti con oggetti sparsi, immagini, video e testi, maturando punti di comunicazione tra l’immaginario e il reale; il suo lavoro è stato presentato tra l’altro al Palais de Tokyo nel 2019. Lili Reynaud-Dewar (1975), artista multimediale che si ispira a culture alternative e femminismo è rappresentata dalla Galerie Emanuel Layr. Il vincitore verrà annunciato il 18 ottobre 2021 e le opere dei quattro artisti saranno esposte al Centre Pompidou tra il 7 ottobre 2021 e il 4 gennaio 2022 in una mostra curata da Philippe Bettinelli. Creato nel 2000 per premiare artisti francesi o residenti in Francia, il Prix Duchamp è assegnato annualmente dall’Associazione per la diffusione internazionale dell’arte francese (ADIAF), in collaborazione con il Centre Pompidou. Una bella novità viene invece dalla Riunione dei Musei Nazionali (Rmn) e il Grand Palais che hanno annunciato la creazione del Grand Palais Immersivo; trattasi  di mostre digitali immersive, in sinergia con i musei, produttori audiovisivi e multimediali, start-up specializzate nel digitale in un Grand Palais ristrutturato e, nel frattempo, in spazi dedicati. Sarà il Louvre ad aprire le danze di questo nuovo progetto che presenterà, ve lo dico in anteprima, sorprese davvero strabilianti.

Carlo Franza

 

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