Cento anni fa “Valori Plastici”(1918-1921). Ascesa e declino di una grande rivista italiana. Propugnava il “ritorno all’ordine” nella letteratura e nell’arte.
Il 15 novembre 1918, usciva il primo numero della rivista Valori Plastici, fondata e diretta da Mario Broglio (Piacenza, 1891 – San Michele di Moriano, 1948) pittore e critico d’arte, con il supporto della moglie Edita Walterowna von Zur Mühlen (Smiltene, Lettonia, 1886 – Roma, 1977), pittrice di origine lituana da pochi anni a Roma.
Il nucleo della rivista oltre ai Broglio, era costituito da Carrà, Savinio e de Chirico; con loro collaborano con saggi, note e articoli, artisti quali Soffici, Morandi, De Pisis, Melli e Arturo Martini, sostenitori di un linguaggio artistico che affondava le sue radici nella grande tradizione pittorica italiana di Giotto e Masaccio. La rivista seppe coagulare intorno a sé forze intellettuali disomogenee, ma anche quelle dominanti e più incisive del tempo, portatrici del messaggio della pittura metafisica. Dal 1919 si affiancava alla rivista anche un’oculata attività editoriale, vennero pubblicati cataloghi, saggi e la serie di piccole monografie dedicate agli artisti contemporanei e agli antichi maestri (tra questi ultimi sarà pubblicato soltanto Giotto di Carrà).
Contestualmente Broglio iniziava la sua attività di collezionista e commerciante d’arte con l’intenzione di creare un’apposita “galleria d’arte moderna” aperta al pubblico. La sua attività espositiva proponeva e faceva conoscere anche all’estero l’attività del gruppo, i cui maggiori esponenti avevano stretto con Broglio precisi accordi commerciali. Il quindicesimo e ultimo numero della rivista come editoria è dell’ottobre 1922, anche se alla fine del 1921 le idee propulsive già tramontavano. Nel 1925 il gruppo Valori Plastici si scioglieva e poco dopo anche la collezione di opere raccolta fino ad allora veniva divisa. Dopo la fine della rivista, insieme alla moglie Edita, Mario Broglio avviava una casa editrice che pubblicava opere fondamentali come il “Piero della Francesca” di Longhi.
I Cento Anni di “Valori Plastici” (1918-1921)
Occorre sapere che ai primi di aprile del 1990 fu presentato all’asta da Christie’s di Roma l’archivio di Mario Broglio (Piacenza 1891 – Lucca 1948), pittore, collezionista, e fondatore a Roma con Roberto Melli (1885-1958) della celebre rivista Valori Plastici nel 1918. La stampa diede notizia dell’asta con uno scettico commento sulle possibilità che tale importante raccolta potesse essere assicurata “a qualche pubblica istituzione” ( Carlo Franza, “Il Giornale”, 1° aprile 1990), data l’imminenza della vendita in una sede dove solitamente lo Stato non compete. E invece fu questa l’occasione per una sorprendente smentita da parte delle pubbliche istituzioni, ovvero della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, che, già in possesso di un dettagliato elenco del prezioso fondo documentario, ne dichiarò l’eccezionale interesse con una notifica-lampo (D.M. 9 aprile 1990) alla Casa d’Aste Christie’s al fine di poter esercitare il diritto di prelazione, al prezzo battuto, il 10 aprile 1990, appunto nella sede di Roma. E una relazione del collega Prof. Mario Ursino, incaricato di ciò dalla Soprintendente Augusta Monferini, accompagnava la prelazione significativa perché documentava “in maniera primaria gli sviluppi dell’arte europea e italiana dagli anni Dieci al termine della Seconda Guerra Mondiale”; sicchè in tal modo la Galleria Nazionale d’Arte Moderna poté acquisire l’importantissimo Archivio “Valori Plastici”. Si trattava di una composita documentazione che includeva gli originali completi della famosissima rivista (1918-1921) e delle sue pubblicazioni monografiche: la prima fu dedicata a Giorgio de Chirico con dodici illustrazioni di sue opere, ormai celebri, preceduta da uno studio critico di Carrà, da una presentazione biografica di Savinio e numerosi giudizi critici di Ardengo Soffici, Louis Vauxcelles, Etienne Charles, André Salmon, Roger Marx, Maurice Reynal, Giuseppe Papini, Guillaume Apollinaire, con la riproduzione dell’Autoritratto di de Chirico del 1920, con la famosa scritta Et quid amabo nisi quod rerum metaphysica est?, Monaco, Staatgalerie Modernkunst.
Non mancarono poi, e già numerose, le lettere, le foto, i disegni, e i documenti che testimoniavano la formazione della rivista e delle attività degli artisti riuniti intorno al periodico, come Carrà, de Chirico, Melli, Arturo Martini, Savinio, Soffici. Importanti monografie e studi furono poi dedicati all’arte e agli artisti stranieri dell’avanguardia, da Kandiskij a Klee, a Picasso e ai maggiori protagonisti del cubismo, a movimenti quali De Stijl e Blaue Reiter. Né va dimenticato che circa cinquant’anni fa (1969) la rivista Valori Plastici 1918-1921 fu riedita in copia anastatica, conforme all’originale a cura degli Archivi d’Arte del XX secolo – Roma e dall’editore Mazzotta-Milano.
E lo storico collega Franco Russoli (1923-1977) nel recensire questa importante ristampa scriveva sul “Corriere della Sera” nell’aprile 1970: “Vi si leggono scritti e vi si vedono riprodotte opere di artisti che furono, nell’anteguerra, promotori e protagonisti dell’avventura futurista e di altre eversive avanguardie culturali. Ma il clima e il comportamento sono totalmente cambiati: in quelle pagine spira un’aria rarefatta, vi aleggia uno spirito severo e meditativo, piuttosto teso verso la rivelazione di una realtà eterna e immutabile dei diversi aspetti occasionali del vero, che non alla tumultuante esaltazione del presente dinamico e del futuro affascinante”. Era il cosiddetto “ritorno all’ordine”, quel guardare alla grande tradizione italiana del Trecento e Quattrocento, del “ritorno al mestiere” predicato da de Chirico, Savinio e Carrà, e diffuso attraverso un’aura metafisica, filosofica e culturale che trovava il suo parallelo letterario negli scrittori e critici della La Ronda, 1919-1923, altra celebre rivista dell’epoca (dove apparvero scritti dello stesso de Chirico e Savinio), formata da Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Bruno Barilli, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Lorenzo Montano, Aurelio Saffi che praticavano la “prosa d’arte” come mezzo di rinnovamento linguistico. Basti ricordare che affermava Cardarelli nel “Prologo” in apertura di questa rivista nel 1919: “Il nostro classicismo è metaforico e a doppio fondo. Seguitare a servirsi con fiducia di uno stile defunto non vorrà dire per noi altro che realizzare nuove eleganze, perpetuare insomma, insensibilmente, la tradizione della nostra arte”. Similarmente aveva fatto ciò in pittura, massimamente Giorgio de Chirico. Fu Broglio a percepire quest’aria nuova, questa diffusa tendenza da lui fatta confluire in forma di aperto dibattito su Valori Plastici, di cui furono pubblicati quindici numeri: il primo è del 15 novembre 1918, l’ultimo è il n. 5, anno III, del settembre-ottobre 1921.
Il primo numero (oggi celeberrimo, io stesso ne possiedo una copia ) si aperse con l’illustrazione di un dipinto di Carrà “L’ovale delle apparizioni”, 1918 (acquistato per le collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 1986 dalla famosa collezione di Riccardo Jucker), e con uno scritto dello stesso artista dal titolo, in un certo senso simmetrico, Il quadrante dello spirito; nello stesso numero riprodotto anche il famosissimo dipinto di de Chirico, Il grande metafisico, 1917, appartenente al Museum of Modern Art di New York. I numeri 2 e 3 dedicati interamente alle avanguardie francesi con interventi di Salmon, Cocteau, Jacob, Dermée, Birot, Cendrars, Breton, Soupault, Aragon.
L’importanza dell’Archivio “Valori Plastici” e quindi della raccolta degli originali della rivista, vale per i documenti sulla sua storia e delle pubblicazioni monografiche da essa curate, ma serve soprattutto a ricostruire la figura e la personalità di Mario Broglio (v. Autoritratto, 1934, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna ) come artista e collezionista. In questo senso l’archivio viene a ricongiungersi a due serie importantissime di disegni di de Chirico che avevano fatto parte della collezione di Broglio e di sua moglie, la pittrice Edita Walterowna Zur-Muelen (Smiltene, Lettonia 1886 – Roma 1977): si tratta dei bellissimi dodici disegni per il dramma fantastico di Massimo Bontempelli, Siepe a Nord-Ovest, edito da Valori Plastici nel 1922 , e di cinque rarissimi disegni del periodo metafisico ferrarese eseguiti da de Chirico tra il 1916 e 1918, entrati nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna rispettivamente nel 1987 e nel 1978. I cinque disegni metafisici sono: Il filosofo e il poeta, 1916, L’Apparizione, 1917, La Sposa Fedele, 1917, Consolazioni metafisiche, 1918, La Casa del poeta, 1918 (di cui due, La Sposa Fedele, 1917 e Consolazioni metafisiche, 1918; furono pubblicati sulla rivista del maggio-giugno 1920, e colmano in parte la documentazione nel nostro museo del “pictor optimus” di quegli anni cruciali del primo periodo metafisico. Essi facevano parte di un gruppo che Broglio aveva trattenuto per sé a conferma dell’alto interesse che aveva per Giorgio de Chirico. Notevole è stato il suo impegno nel promuovere mostre in Italia e all’estero di artisti italiani, e in particolare di de Chirico con il quale aveva stabilito contatti quasi in esclusiva tra il 1919 e il 1922 (di cui l’Archivio ovviamente dà conto come nella seguente lettera di de Chirico a Broglio: “Caro Broglio, in seguito alla tua lettera del 23 ottobre 1919 ti confermo di accettare la tua proposta per una collaborazione letteraria mensile alla tua rivista contro compenso di £ 50 (cinquanta) per pagine 6 di stampa almeno. Mi vincolo inoltre a non pubblicare i miei scritti in nessuna rivista d’Italia o all’estero per il periodo di un anno. Ti saluto caramente Giorgio de Chirico”).
Infine mi preme dire che Mario Broglio promosse sin dal 1919 per l’amico de Chirico esposizioni a Roma (Galleria Bragaglia), a Parigi da Paul Guillaume, a Ginevra e a Berlino nella Galleria Nazionale, e l’ultima nel 1922 a Firenze alla “Fiorentina Primaverile”, data che segna anche il declino di Valori Plastici -la rivista era terminata nel 1921- sia come editoria, sia come movimento artistico.
Carlo Franza