La Biblioteca del Ministero Affari Esteri Italiano (Piazzale della Farnesina, 1 – 00135 Roma) ha origine da un primo nucleo di circa 9.000 volumi, comprendente opere storiche, giuridiche e letterarie provenienti dal Gabinetto Reale dei Re di Sardegna, sistemato su diretta iniziativa proprio del Conte Camillo Benso di Cavour.  La sua storia è legata all’evoluzione delle amministrazioni centrali del Regno Sabaudo prima e del Regno d’Italia poi; per transitare   da Torino Capitale, a  Firenze capitale e infine a Roma capitale; e dunque dal Palazzo del Governo di piazza Castello a Torino, segue lo spostamento nel Palazzo della Signoria di Firenze, fino ad arrivare a Roma dove, ospitata in un primo tempo presso il Palazzo della Consulta, arrivò a  Palazzo Chigi, a via della Mercede e nei locali del Governatorato di Roma, in via dei Crociferi.  E’  del 1958 il definitivo trasferimento al Palazzo della Farnesina all’EUR  sede dell’attuale Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Dal 2010 la biblioteca, all’interno dell’Unità di Analisi, Programmazione e Documentazione Storico Diplomatica del Ministero, fa parte della componente Documentazione Storico Diplomatica (DSD), insieme all’Archivio storico diplomatico. La biblioteca è specializzata in diritto internazionale, storia moderna contemporanea con riferimento alla storia diplomatica, pubblicazioni che interessano i rapporti ed i problemi internazionali o che riguardano i paesi esteri sotto il profilo storico politico economico culturale e sociale ( come recita l’art. 1 del Regolamento della Biblioteca). Al fondo iniziale si sono aggiunti nel tempo importanti lasciti di singolari opere storiche e politiche, collezioni di trattati e Convenzioni di tutti i paesi del mondo, opere di pregio  di geografia, di statistica e di diritto internazionale, unitamente alla ricchissima collezione di documenti diplomatici, che hanno raggiunto la cifra  di 200.000 volumi attuali, cui si sommano i 1.500 periodici. Oltre alle collezioni dei documenti diplomatici italiani e stranieri  come detto sopra, la biblioteca possiede i cosiddetti “libri di colore”, che altro non sono che  le raccolte di documenti diplomatici pubblicate tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento per documentare la politica estera di un determinato paese (tra le altre: la raccolta dei Blue books inglesi dal 1815 al 1882, dei Livres jaunes francesi dal 1850 al 1939 e dei Libri verdi italiani.

Vi sono conservati alcuni importanti fondi librari, come il “Fondo Antico” che tra i circa 532 volumi , include  rare e preziose  “cinquecentine”,  poi  volumi del Seicento e Settecento; e  dello stesso fondo fanno parte alcune opera edite nell’Ottocento tra cui è di particolare pregio la collezione completa della “Nuova antologia” che inizia nel 1866. Il “Fondo Armao”, donato alla Biblioteca dall’Ambasciatore Ermanno Armao (1887-1976), costituito da 252 volumi pubblicati tra il 1544 e il 1950,  è caratterizzato dalla presenza  di pregevoli opere storiche e geografiche del Sei e Settecento, numerose opere di storia e politica riguardanti l’Europa e i Paesi del Mediterraneo dalla fine dell’Ottocento alla seconda guerra mondiale e un importante corpus di volumi dedicati alla storia di Venezia. Tra le opere principali del fondo spiccano quelle legate al nome del grande geografo e cosmografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli. Tra queste si segnalano: l’Atlante Veneto, l’Isolario, il Corso geografico e i volumi della Biblioteca universale sacro-profana. Inoltre, meritano una particolare menzione anche le prime edizioni di “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria e il Codex juris gentium et diplomaticus di W. G. Leibniz. Il “Fondo Asiatico”, donato dall’Ambasciatore Gerardo Zampaglione (1917-1996), consistente in circa 1.000 volumi, editi principalmente nel periodo compreso tra 1850 e il 1990, riguardanti soprattutto l’India, l’Indonesia, il Pakistan e il mondo arabo. In particolare, sono conservati circa 600 volumi riguardanti la cultura, la storia e la letteratura indiana. Ad essi si aggiunge un ricco corpus di opere sull’Indonesia, che comprende numerosi lavori dedicati a Sukarno. Infine il “Fondo Eritrea” proveniente dalla biblioteca italiana di Asmara che comprende giornali e quotidiani pubblicati sotto le varie amministrazioni succedutesi in Eritrea, oltre a numerose pubblicazioni ufficiali (1892-1941) del Governo coloniale dell’Eritrea; in tale materiale ho trovato documenti su mio padre Franza Martino ( Specchia/Le 1900 – Alessano/Le 1952)  ufficiale della Guardia di Finanza che operò ad Asmara, Decamerè e Massaua, dal 1936 al 1947.

I Periodici. L’emeroteca, che raccoglie e conserva riviste specialistiche di diverse epoche di carattere storico, politico, giuridico e diplomatico, sia in lingua italiana che in lingua straniera. I Documenti diplomatici. Una delle peculiarità della Biblioteca degli Affari esteri è costituita dalle collezioni di documenti diplomatici stranieri e italiani. Fra queste, di particolare pregio si presentano i cd. “libri di colore”, raccolte di documenti diplomatici pubblicate per documentare la politica estera di un determinato paese e che assolvevano, nella sostanza, alla funzione dell’attuale public diplomacy. Nella Biblioteca del Ministero sono conservate, tra le altre, la raccolta dei Blue – Books inglesi, relativa al periodo 1815-1882, dei Libri Gialli francesi (1850-1939) e dei Libri Verdi italiani (1858 -1923). La Biblioteca conserva anche l’intera collezione de “I Documenti Diplomatici Italiani”. I volumi, suddivisi in 12 serie, si prefiggono di documentare storicamente lo sviluppo della politica estera italiana.

Una sua breve storia amministrativa

Mancano fonti cronologiche certe sulla data d’inizio  della prestigiosa Biblioteca presso il Ministero degli Esteri e sul primo bibliotecario che l’ebbe in cura. Sappiamo che il nucleo originario provenisse dalla antica Biblioteca del Gabinetto Reale, una collezione libraria più attenta alla cultura generale che diplomatica. I tomi riguardavano la  letteratura, la storia, la filosofia e le scienze giuridiche. Una prima precisa menzione amministrativa di questa istituzione all’interno della V° Divisione degli Archivi comparve il primo luglio 1816 per la riorganizzazione della Regia Segreteria di Stato degli Affari Esteri del Regno di Sardegna. Nel 1848 la Regia Segreteria diviene  “Ministero degli Affari Esteri” ma le Divisioni rimasero le stesse del 1816. L’ufficio dell’archivio e della biblioteca continuarono la loro attività assieme e con il regolamento del Servizio Interno del 22 dicembre 1856, data dell’ultimo significativo provvedimento durante la gestione del Regno di Sardegna.

In questo periodo ed anche nel successivo  con l’incarico di Ministro degli Affari Esteri dal 20 gennaio 1860, la biblioteca subì un incremento librario di mirato valore grazie a  quel politico di eccelsa statura che è stato Camillo Benso Conte di Cavour, il quale  lasciò in eredità un prezioso fondo di quasi novemila volumi. Il successivo Ministro Alfonso La Marmora, dal 27 settembre 1864, confermò nuovamente la Biblioteca nella Sezione I° Archivi della Divisione Amministrativa e nominò a Capo Sezione l’Avvocato Carlo Canton.  La Segreteria di Stato del Ministero Esteri non ebbe  nei primi anni della costituzione del Regno d’Italia sostanziali cambiamenti; mentre  il trasferimento della capitale da Torino a Firenze impose trasformazioni amministrative soprattutto per la Biblioteca. Il Ministro Pasquale Stanislao Mancini firmò il Regio Decreto n.3174 del 28 giugno 1885 per l’approvazione dello stato di previsione della spesa del Ministero per l’esercizio finanziario 1° luglio 1885-30 giugno 1886 tra le cui voci comparve “spesa di prima istituzione dell’Archivio e della Biblioteca”. Il primo registro d’ingresso per gli acquisti della Biblioteca riporta la data del 30 giugno 1886. Qualche tempo dopo il Ministro Depretis all’interno del Regio Decreto n.3382 (25 settembre 1885) istituì il primo posto effettivo  con nomina di “bibliotecario”. Nel 1908 dopo altre precedenti e non significativi passaggi amministrativi di competenze la Biblioteca passò alla Direzione Generale degli Affari Generali sotto la gestione del Ministro Tittoni. Sta di fatto che  un vero e significativo cambiamento arrivò il 29 settembre 1932 quando fu creato il Servizio Storico Diplomatico con  l’inglobamento della Biblioteca, l’Archivio Storico e la Tipografia.  Alla soglia del 2000 con la riforma del Ministero Affari Esteri Italiano  la Biblioteca viene considerata un vero e proprio Ufficio ( oggi il terzo) all’interno del Servizio Storico Archivi e Documentazione.

Le sedi. La Biblioteca del Ministero degli Affari Esteri ha trovato una sua sede definitiva ed unitaria solo dopo il 1958 quando il Ministero si trasferì nel palazzo attuale della Farnesina.  Ad andare a ritroso nel tempo, sappiamo che con la  proclamazione dell’Unità d’Italia l’originario fondo dell’antica Biblioteca Esteri aveva sede presso la Segreteria di Stato degli Affari Esteri nella capitale del regno sabaudo, Torino. Il settecentesco palazzo che la ospitava veniva definito “Palazzo delle Segreterie” perché Segreterie di Stato si chiamavano in passato le ripartizioni governative cui era affidata la trattazione di tutte le questioni riguardanti i rapporti internazionali. L’effettivo trasferimento dell’amministrazione governativa a Firenze proclamata Capitale d’Italia iniziò verso i primi mesi del 1865, in particolare il 15 maggio 1865, quando il Ministero degli Esteri si stabilì nel Palazzo della Signoria o Palazzo Vecchio sede ufficiale anche del Parlamento. Il Ministro degli Esteri, Generale Alfonso La Marmora, affidò la sistemazione logistica all’architetto milanese Carlo Confalonieri. Quasi subito dopo gli eventi del 1870, con la presa di Roma,  si decise di trasferire il governo nella nuova capitale Roma, con precisione nel 1871 quando il Ministero degli Esteri si insediò a Palazzo della Consulta. In definitiva il Palazzo della Consulta rimase assegnato al Ministero con atto formale del Demanio il 7 aprile 1874. La biblioteca venne organizzata al pian terreno dell’edificio sfruttando anche altri locali del quarto piano. Sarà solo con il Ministro degli Esteri Mancini che il patrimonio librario iniziò ad assumere un aspetto più compatto, come può leggersi nella sua relazione premessa al Regio Decreto del 20 novembre 1881 parlando di un futuro autonomo e centrale per la vita documentaria nel Ministero. Le ristrutturazioni del palazzo previste nel novecento riportarono la struttura libraria ad un ennesimo smantellamento. Tutte le collezioni di quel piano furono trasferite nel 1916 al pianterreno di Palazzetto Venezia, poi a Palazzo Caffarelli e infine riportate nel 1923 nei locali seminterrati della Consulta dalla quale provenivano. Stava per incombere un altro smembramento causato dal trasferimento del Ministero a Palazzo Chigi, prendendo il posto del Ministero delle Colonie che passò alla Consulta.

Infatti il dicembre 1922 il ministero si trasferì da Palazzo della Consulta a Palazzo Chigi e nel dicembre 1922, su delibera del Consiglio dei Ministri, la Biblioteca Chigiana (prestigiosa eredità dei Principi Chigi) venne ceduta alla Santa Sede liberando il prezioso arredamento scaffalato per ospitare molti volumi del fondo Esteri. La Biblioteca Vaticana avrebbe (e tuttora conserva) conservato i manoscritti e libri chigiani accanto ad altri materiali provenienti dalle ex biblioteche Borghesiana e dei Barberini. Nell’impossibilità di trasportare tutto il patrimonio librario Esteri furono portate a Palazzo Chigi solo le opere di maggiore richiesta che corrispondevano alla dicitura sale IV, V e parte della II, occupando tutti gli ambienti al primo piano e un magazzino del cortile dell’allora Biblioteca delle Colonie. Al Palazzo della Consulta rimasero le sale VI, VIII, X e il resto della II più la Sala Consultazioni. Al momento del trasferimento della Biblioteca a Palazzo Chigi oltre al fondo di Torino si univano cambi (cambi con il bollettino ufficiale del Ministero), doni, spezzoni di periodici e continuazioni interrotte, opere varie in edizioni antiche e recenti. Quando nel 1929 il Senatore Salata ricevette l’incarico di dirigere l’Archivio Storico e la Biblioteca (1929- 1936) ottenne dall’Istituto Poligrafico dello Stato un vasto salone al pianterreno in Piazza Verdi. Ai primi di marzo del 1932 venne l’ordine di sgomberare l’ultimo piano della Consulta e il materiale fu trasportato e suddiviso tra il seminterrato della Consulta (poi portato a Via della Mercede) nei nuovi locali di Via della Mercede (primo piano) e in un salone al pianterreno di Palazzo Chigi. Lo spostamento dei volumi  continuò  per tutti gli anni Trenta. Nel 1932 vi fu un ulteriore trasferimento a Via della Mercede (gennaio-maggio 1937) dove occuperà dieci sale, nell’estate del 1940 trovò in parte sistemazione a Via dei Crociferi (locali degli ex-uffici dell’anagrafe del governatorato di Roma). Lì rimase sino al 1959, quando venne definitivamente   trasferita nel  nuovo palazzo della Farnesina; qui la  sistemazione si presentò sin dall’inizio molto funzionale sia per l’utenza interna  che  esterna. Definita servizio speciale,  come l’Archivio Storico che si trovava al piano terra vicina all’ingresso Ovest. La estensione era molto vasta al pian terreno ala sud (totale stanze 11)  resa facilmente accessibile sia dall’esterno con l’ingresso ovest che dall’interno dell’edificio. I funzionari del Ministero possedevano una sala loro riservata (T271) mentre il pubblico disponeva della sala T263. L’attuale sistemazione della sala lettura ha rispettato in parte questa originaria planimetria. La Biblioteca, che dispone di un’ampia Sala di Lettura, è raggiungibile dall’Ufficio Passi, lato stadio Olimpico, piano terra. Nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge è consentita ai lettori, previa autorizzazione della Direzione della Biblioteca, la fotoriproduzione con mezzi propri (vedi art. 14 del Regolamento), del materiale richiesto in lettura. La Biblioteca si riserva l’eventuale indicazione di limitazioni ai fini della conservazione del patrimonio. Presso la Biblioteca Maeci è attivo il Servizio Nazionale di Fornitura Documenti (Document Delivery) da Opac Sbn. Il servizio è erogato in regime di reciproca gratuità con le biblioteche collegate.

Ed ecco il patrimonio librario.  Il volume più antico posseduto dalla Biblioteca della Farnesina risale alla fine del 1500; fu scritto dal gesuita Antonio Possevino, ha per titolo  “La Moscovia” e  fu stampato a Ferrara nel 1592. Il fondo antico infatti, di cui fa parte questo volume del Possevino, è una parte del nucleo originario di questa Biblioteca, al quale si unirono in seguito collezioni importanti di dizionari e vocabolari. Fu soprattutto grazie all’assegno stanziato nel bilancio del Ministero sotto la gestione del Ministro Mancini (dal 29 maggio 1881 al 1°luglio 1885)  che fu previsto nel bilancio del Ministero una proficua destinazione  economica per acquistare nuove pubblicazioni; fu posssibile così completare così diverse raccolte tra cui gli Atti Parlamentari, la “Gazzetta Ufficiale del Regno”, le “Leggi e Decreti del Regno” e gli Atti parlamentari francesi. Non mancarono gli acquisti di opere e periodici di Diritto internazionale, avviando così l’idea di una biblioteca specializzata in campo giuridico internazionale; tanto vero che  nella Biblioteca della Farnesina   si ha una collezione prestigiosa del “Moniteur “ francese. Grazie al regio decreto 25 dicembre 1887 le attribuzioni conferite alla biblioteca la arricchirono ulteriormente nelle sue collezioni. Il patrimonio librario inventariato  contava i 36.000 volumi con materia di diritto internazionale, geografia e raccolte di documenti diplomatici oltre a conservare all’epoca un interessante catalogo sui principali articoli di riviste italiane e straniere. Da notare che tra i compiti della biblioteca  del Ministero degli Esteri Italiano nel passato  è che fu organo centrale per gli scambi di pubblicazioni con l’estero;  ciò poi cambiò con la prima guerra mondiale, perché a seguito di questo evento storico,  ci fu  l’istituzione dell’Ufficio Scambi presso il Ministero della Pubblica Istruzione che si adoperò a ciò. Gli anni tra il 1886 e il 1910 sono quelli di maggiore incremento e di acquisti della Biblioteca, interrotto nel 1914 appunto. Durante il periodo della guerra furono acquistate le maggiori collezioni diplomatico-storiche sulla guerra; e  delle nuove accessioni prima mensilmente e poi trimestralmente veniva pubblicato l’elenco del Bollettino del Ministero insieme con lo spoglio dei periodici. Gli anni fra il 1920 e il 1930 segnarono il massimo accrescimento della Biblioteca; dati ci dicono che  dai 50.000 volumi del 1929 si passò ai 70.000 nel 1931. In quest’ultimo periodo vennero maggiormente acquistate le opere giuridiche soprattutto mediante lo scambio con altri paesi; e la  specializzazione in diritto internazionale fu maggiore. Al termine della  seconda guerra mondiale, vale a dire  intorno al 1950 il patrimonio librario aveva raggiunto il numero 80.000  tra volumi e opuscoli, dati che sono confermati  pienamente a fine  anno  1959 con una  biblioteca che vantava  80.000 volumi,  ciò proprio quando  il palazzo della Farnesina all’Eur  la avrebbe accolta definitivamente.

Carlo Franza

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , ,