L’Hotel Demidoff a Milano dipinto di nero. Sul piede di guerra gli abitanti del quartiere. Danneggiati i fregi Liberty.
Storia poco milanese, ma devo dire che ciò è avvenuto proprio a Milano. “Orribile”, “opprimente”, “deprimente”, “funereo”, “stonato”, “tetro”, sono questi i termini che hanno utilizzato i milanesi del Quartiere di Porta Venezia, per descrivere lo scempio, -tale è, anche se volete chiamarlo restyling- di un hotel di via Plinio, dietro corso Buenos Aires. Parliamo dell’Hotel Demidoff, perché in questi giorni il retro dell’albergo, che affaccia su via Aldrovandi, è apparso in un inedito look total black. Le polemiche sul nuovo look del Demidoff Hotel sono stati gli abitanti del quartiere, che su diversi gruppi Facebook hanno palesato il proprio malcontento: “sembra un palazzo uscito da un incendio”, “un obbrobrio”, “deprimente”, “funereo”, sono solo alcuni dei commenti, e in molti si sono inoltre chiesti “chi ha dato il permesso per fare ciò?”. Senza neanche lasciare il tempo di far dare l’ultima pennellata agli operai acrobati che si sono calati sulla facciata senza ponteggi, si è innescata la protesta sulle social street del quartiere e sotto i post di consiglieri e assessori di zona: “Ma perché rovinare un palazzo dei primi del Novecento?”, si sono chiesti in molti. L’assessore del Municipio 3 Massimo Scarinzi ha lanciato persino un sondaggio su Facebook: “Cosa ne pensate?”, ha chiesto, e alcuni consiglieri di opposizione hanno scritto al sindaco. La risposta è arrivata, tramite un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, da Massimo Scarinzi, Assessore alle Attività Produttive e Lavoro, Commercio e Sport presso il Municipio 3 del Comune di Milano: “dopo le tante segnalazioni sul palazzo di via Plinio angolo Aldrovandi è stata fatta chiarezza sulla vicenda: per questo tipo di colorazioni non è richiesta alcuna autorizzazione comunale. Sul palazzo non c’è un vincolo paesaggistico o della sovrintendenza quindi l’impresa non ha necessità di ottenere alcuna autorizzazione”, spiega Scarinzi che, in un post successivo, scrive che “per evitare che situazioni come quella di via Aldrovandi si ripetano in futuro sarebbe molto utile un piano colore per Milano, come suggerito dalla mia collega Antonella Bruzzese, assessora all’Urbanistica del Municipio 3. Come Municipio 3 ci prendiamo l’impegno di formalizzare la richiesta al Comune. In questo momento in cui, grazie ai bonus del governo, stanno partendo moltissime ristrutturazioni, è giusto lavorare per tutelare il Liberty e i quartieri storici come Porta Venezia”.
Il “caso” di cui stiamo parlando è il recente restyling del Demidoff Hotel, situato tra via Aldrovandi e Via Plinio, poco distante dalla casa museo Boschi-Di Stefano. Come si legge sul sito web del Demidoff, “l’hotel venne costruito nel 1931 in seguito ad una scommessa: si sosteneva infatti fosse impossibile erigere un palazzo in quello spazio limitato. Padre e figlio, entrambi ingegneri di carrelli per aeromobili, accolsero la sfida. Fu così edificato l’Albergo Plinius, in seguito denominato Demidoff Hotel, caratterizzato dalla peculiare forma a ‘ferro da stiro’, dal carattere liberty proprio di quel periodo”. A progettare l’albergo è l’architetto Egidio Corti, nato a Milano nel 1856 e autore delle Case di affitto della Banca Popolare in via S. Paolo, l’Edificio delle Scuderie Bocconi al Rondò di Loreto, il fabbricato della Succursale di Napoli per la Ditta Bocconi, lo Stabilimento Tempini a Brescia. Un’architettura, quella del Demidoff Hotel, che fino a qualche giorno fa era cromaticamente integrata nel contesto del quartiere, in cui per le facciate dei palazzi a prevalere sono le tinte chiare, e che adesso salta immediatamente all’occhio per il nuovo colore della facciata su Via Aldrovandi, un total black che ha ricoperto anche i fregi in stile Liberty.
Un vero scempio, una mancanza di regole urbanistiche e paesaggistiche che meraviglia trovare a Milano, visto che non è la prima volta che ci troviamo dinanzi a una scelta da “far west” per usare un linguaggio americano. Quello del Demidoff Hotel non è l’unico caso, a Milano, di restyling all’insegna del colore nero: già due anni fa un palazzo in Via Farneti, dei primi del Novecento, dietro Piazzale Bacone e sempre in zona, era stato ristrutturato e ridipinto in grigio scuro, con disapprovazione da parte degli abitanti del quartiere e raccolta firme per presentare reclamo. In quella occasione la Commissione Paesaggio del Comune di Milano espresse dopo qualche seduta opinione contraria all’utilizzo di quel colore, e la proprietà dovette schiarire la facciata di due tonalità di grigio.
In un comunicato pubblicato su Milano Post, Alessandro De Chirico se la prende con l’amministrazione comunale: “Dopo l’Arengario e la Loggia dei Mercanti, si vuole cancellare l’iconografia milanese a colpi di calcestruzzo. Mi auguro che la pitturazione dell’albergo sia solo un fondo per poi fare dell’altro”. Alessandro De Chirico, consigliere comunale di Forza Italia, rivela di aver scritto subito alla commissione paesaggistica al fine di ricevere il progetto, anche per sapere se c’è stato il nullaosta dell’organo preposto finalizzato al controllo delle modifiche cromatiche e geometriche dei palazzi storici. “Possibile che Maran non abbia nulla da dire? Come ho avuto modo di dichiarare ieri, per gli interventi sugli edifici storici di Milano serve un parere preventivo della Soprintendenza e della commissione competente del Municipio 3”. Quindi un riferimento polemico anche al Sindaco Giuseppe Sala nominato con molta ironia “Beppe Thunberg” per la sua attenzione verso l’ambiente. E ancora: “Un edificio nero significa trasformare il palazzo in un forno per chi staziona all’interno, ma anche per gli edifici adiacenti in un quartiere così densamente urbanizzato”. Una sconcezza indegna per Milano, capitale europea.
Mi son detto da Storico dell’Arte che anche questo è un risultato tangibile del clima che si respira per la pandemia in atto. Ma Milano merita ben altro e maggiore attenzione dagli uffici all’Urbanistica di Milano preposti al paesaggio della città.
Carlo Franza