Mokhtar Jelassi l’artista che legge la storia e anticipa iconicamente i drammi del nostro tempo, come la denatalità. Vincitore del Premio Il Duomo di Milano 2021.
Il recento conferimento del Premio “Il Duomo di Milano” 2021 a Mokhtar Jelassi con la seguente motivazione “Per la preziosa lezione storica legata al tema della natalità-denatalità che l’artista ha saputo esprimere con metafore colte”, ha portato alla ribalta l’artista -vive ed opera a Milano- che è stato capace di ascoltare la storia e tradurla con sapienti e magiche installazioni. Un’arte legata al suo e al nostro tempo. Da sempre c’è stata una stretta relazione fra l’arte e la storia del proprio tempo, una connessione che si è già vista nei secoli scorsi, Quattocento, Cinquecento, Seicento, Settecento e Ottocento insegnano, fino al Novecento, con il Neorealismo, un movimento che ha contagiato non solo l’arte, ma anche la letteratura e il cinema. Nel Novecento poi oltre al neorealismo che ha inseguito nel secondo dopoguerra il mondo del lavoro, vi è stata la Pop Art che ha declinato il percorso del boom economico. Oggi -tra 2020 e 2021- che siamo in piena crisi pandemica, con l’economia colpita a morte, vi sono state mille problematiche ad essa legate, ad iniziare dal tema della natalità.Già, perchè il tema dell’azzeramento delle nascite era già presente, ma adesso si è fatto ancora più pressante. Nel 2019 in Italia sono nati circa 400mila bambini, ovvero 7 nuovi nati ogni 1.000 abitanti. Si tratta del tasso di natalità più basso dell’intera Unione europea. Il calo della natalità in Italia era previsto da molto tempo, per via del progressivo invecchiamebnto invecchiamento della popolazione. Quello che nessuno a suo tempo aveva previsto è stata la velocità del declino delle nascite, accelerato dalla crisi iniziata nel 2008, un lungo tunnel di cui non si vede ancora la fine. Da qui il crollo del numero degli italiani residenti nel nostro Paese, scesi clamorosamente a quota 55 milioni. Secondo Eurostat l’Italia sarebbe destinata a dimezzare la sua popolazione a quota 30 milioni entro il 2100. Ma il numero di nascite complessive, legato alla diminuzione di donne in età fertile, racconta solo una parte della realtà. Quello che fa veramente paura è il crollo del numero medio di figli per donna, misurato dal tasso di fecondità totale. Come evidenziano su Neodemos.info i demografi Alessandro Rosina, dell’Università Cattolica di Milano, e Marcantonio Caltabiano, dell’Università di Messina, dopo aver raggiunto nel 2010 un massimo dal 1995 di 1,46 figli, il tasso di fecondità totale è sceso senza fermarsi mai fino a quota 1,32, il più basso valore in Europa. La discesa, spiegano i demografi, è frutto del rinvio della nascita di un figlio da parte di molte coppie, in attesa di tempi migliori, ma anche della rinuncia definitiva di sempre più donne ad avere figli. Una situazione allarmante, ma non irreparabile. A questo punto proprio per quanto dicevo prima e cioè che l’arte fiuta e cattura i problemi e i drammi della storia, con mia grande sorpresa già nel dicembre 2020 in occasione della mostra ad Artestudio 26 di Milano dal titolo “Il Primato dell’arte” ove esponeva anche Mokhtar Jelassi, notai che in talune opere l’artista aveva calcato la scena argomentando il tema della natalità, o meglio il . E ciò perché dasempre gli artisti anticipano i tempi e la storia, quasi facendosi concreti
veggenti. E mentre nel sistema dell’arte internazionale operano già artisti come Cattelan (suo il LOVE acronimo di “libertà, odio, vendetta, eternità” posta al centro di piazza degli Affari a Milano, collocato di fronte a palazzo Mezzanotte, sede della Borsa milanese) o Bansky con il suo “Girl with Balloon”; in questa nutrita schiera dell’oggi vive Mokhtar Jelassi che è stato capace di argomentare il tema
delle “culle vuote”, consegnandoci “denatality, 2020” e “unborn child, 2020” una sorta di squilla, di riflessione su questo dramma che si è abbatutto sull’Italia e sull’Europa. Gia prima si era mosso con opere dove gli oggetti hanno trovato una situazione spaziale di gran lunga aristocratica e per di più hanno costruito un flusso di cose che arrivavano a formare un insieme visibile e invisibile, materiale e immateriale, tanto da racchiudersi spesso in una sigla come il punto interrogativo. Interrogarsi è riflettere, pensare, filosofare. Talvolta la sigla interrogativa si è umanizzata organizzandosi come un ambiente architettonico, e seppure in grande libertà, ne ha composto diverse ramificazioni, sicchè gli oggetti hanno perso la loro funzione e si affermati come entità sempre riconoscibili, partecipi di una crescita e di forme eruttanti dalla sua testa creativa. L’effetto di miscellanea caotica e casuale che Mokhtar Jelassi ha gettato sulle superfici da costruire ha comportato l’immersione, la percezione di un nuovo modo di guardare cose e oggetti, come una costruzione che si fa monumento all’effimero che ci ingloba e che rende tutto ancor più interrogativo. Ancora una volta, senza retorica, il suo è un trionfo del new-pop, un leggere il nostro tempo, un interpretare iconicamente e con metafore colte e interrogative le realtà dell’oggi. Non è poco, l’arte ha un senso vero se legge la storia. Mokhtar Jelassi da anni lo incontri spessissimo nelle vie del quartiere Brera, amico e sodale di altri artisti milanesi, con un piede sempre all’interno dello storico Bar Giamaica dove me lo presentò il carissimo Baritono Giuseppe Zecchillo, collezionista come pochi, e mentore persino di Piero Manzoni. Oggi l’artista Mokhtar Jelassi ha un bagaglio artistico ineccepibile, ha esposto a Milano, Berlino, Firenze, ecc. con mostre personali e collettive e con l’approdo in diverse case d’asta fra cui la Casa d’Aste Mecenate e la Casa d’Aste Poleschi. Sta di fatto che quest’ultimo capitolo sulla “denatalità”, carico di storia dell’oggi, lo impone tra le presenze più significative d’Europa.
Mokhtar Jelassi è nato a Tunisi nel 1964, figlio di un attachè d’Ambasciata, per ragioni di lavoro del padre si è spostato nei diversi stati europei dove ha frequentato le scuole internazionali e imparato varie lingue. E’ proprio nel 1984 che approda a Milano, si inserisce nell’ambiente artistico frequentando Brera e il Bar Jamaica. In questi anni varie le sue discese in campo con mostre personali e collettive e l’approdo in diverse case d’asta fra cui la Casa d’Aste Mecenate e la Casa d’Aste Poleschi.Nel 2017 la sua mostra a Milano nell’Ex Studio di Piero Manzoni in Via Fiori Chiari nello storico quartiere di Brera. Nel 2018 è invitato dall’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza a tenere una sua personale dal titolo “Moderno e Postmoderno” nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze. Nel 2019 è ancora il Prof. Carlo Franza ad invitarlo nel Progetto “Strade d’Europa” al Plus Berlin a Berlino con la mostra personale dal titolo “Pagine di un Atlante del Cntemporaneo”. Ha vinto il “Premio delle Arti- Premio della Cultura a Milano, il Premium International Florence Seven Stars come Artista dell’Anno nel 2020 a Firenze; il Premio Il Duomo di Milano a Milano nel 2021.
Carlo Franza