Ha fatto il giro del mondo il grido di aiuto  di David Gerbi, psicoanalista e  rappresentante dell’Organizzazione mondiale degli ebrei di Libia, per  la trasformazione  dell’antica sinagoga di Tripoli  Sla Dar Bishi in un moderno centro di cultura islamico. Un luogo storico, religioso e antico che sta vivendo quanto è già capitato alla Basilica di Santa Sofia – luogo di culto cattolico-  a Istanbul che  è ormai divenuta Moschea a tutti gli effetti per volontà  del dittatore  turco  Erdogan – così lo ha anche chiamato il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi-. La recente visita del Presidente del Consiglio Mario Draghi ha riacceso l’attenzione sulle vicende del Paese, e David Gerbi  quale rappresentante dell’Organizzazione mondiale degli ebrei di Libia, negli ultimi tre mesi  si è  impegnato a far luce su qualcosa che sta accadendo in maniera furtiva; da fonti sicure Gerbi  ho ricevuto delle informazioni che ne dimostrano la gravità.

Così si esprime David Gerbi, psicoanalista, rappresentante dell’Organizzazione mondiale degli ebrei di Libia: “Dai filmati e dalle foto inviatemi da persone e diplomatici del posto, dopo vari tentativi a vuoto, appare evidente che nella sinagoga stanno

avvenendo dei lavori. Lo scopo l’ho scritto sopra. Visto che adesso non c’è nessun ebreo che vive a Tripoli e visto che il potere è in mano alle autorità locali (leggi: milizie), si è pensato bene di violare la nostra proprietà e la nostra storia. È chiaro l’intento di approfittare del caos e della nostra assenza. La sinagoga è il testamento degli ebrei, di come sono da sempre attaccati alla Torà e alla preghiera, il capitale di 2000 anni di presenza. È impensabile che un nostro luogo sacro sia destinato ad altri scopi. I nostri antenati, sepolti sotto le autostrade a causa della distruzione del cimitero ebraico operata da Gheddafi, piangono per riposare in pace e chiedono giustizia.” Parole dure, parole amare, parole che sconvolgono, parole che dovrebbero smuovere la politica, compresa quella del Paese Italia.

Capirete  che ciò che sta avvenendo è contrario non solo ai principi dell’Unesco  ma è  anche un insulto alla  memoria della storia della Libia. Dentro la sinagoga hanno pregato  per decenni molti nonni degli ebrei italiani, tanti  antenati e sarebbe il caso che un luogo sacro, religioso, e ricco di cultura si mantenesse con questo status, senza permettere ai libici di trasformare tutto, come è accaduto con Gheddafi che ha tentato di cancellare la degli ebrei, tanto  che le  sinagoghe sono state trasformate in moschee o in centri di documentazione. È già accaduto con la Sla Dar Serussi, dove oltre a pregare si studiava al centro rabbinico del Talmud Torà.  C’erano sinagoghe, cimiteri, mikvaot, centri di studio e tutto è stato distrutto. Oggi poche cose ancora sono in piedi.

Gli ebrei e i musulmani provengono dalla stessa radice, che è quella del padre comune Abramo,  entrambi appartengono alla religione monoteista, e  il profeta Maometto ha raccomandato  di rispettare l’ebraismo.  Dice David Gerbi: “I libici non si rendono conto che così facendo si pongono in continuità con quanto avviato da Gheddafi: un’opera di cancellazione non soltanto della storia degli ebrei di Libia, ma anche di parte della storia stessa della Libia di cui gli ebrei, pur come minoranza, sono stati parte. La comunità ebraica libica ha contribuito attraverso la cultura, l’arte, la tradizione, il commercio, l’innovazione, l’imprenditorialità, l’artigianato, il folklore e anche l’architettura”.

E’ stato l’ingegnere Jack Arbib, in una interessante conferenza  a svelare  che la sinagoga Sla Dar Bishi è stata progettata da un ebreo italiano nato a Tripoli, Umberto Di Segni, figlio del professor Vittorio Di Segni che insegnava nelle scuole italiane. L’architetto Di Segni era stato incaricato dal governo italiano di progettare una sinagoga “decorosa”, che venne costruita ispirandosi al Tempio Maggiore di Roma. La nuova sinagoga diventò il luogo “di prestigio” per accogliere le personalità ufficiali. Infatti venne visitata da Italo Balbo, dal Principe Umberto, da Mussolini, da Vittorio Emanuele III re e poi imperatore di Italia. I fascisti volevano lasciar trasparire  quanto fossero  buoni con gli ebrei.

E’ storia contemporanea accertata che Gheddafi, dopo aver preso il potere con un colpo di stato il 1 settembre 1969, ha vietato agli ebrei di rientrare in Libia  anche solo per vendere i propri beni o per visitare il loro paese di origine,  ha inoltre confiscato i beni individuali e collettivi. Il motivo principale fu  la sconfitta dei paesi arabi e la vittoria di Israele  dopo  la guerra dei sei giorni del 1967 (Gheddafi era  stato un grande ammiratore di Nasser, il leader egiziano). Per lui gli ebrei di Libia erano “colpevoli” e “complici del regime sionista che opprime i palestinesi”. In realtà  si impossesso dei  beni degli ebrei  e non dette mai nulla  ai palestinesi. Ha solo strumentalizzato la loro storia per demonizzare Israele e impossessarsi in maniera illegittima delle  proprietà degli ebrei libici e continuare a restare al potere terrorizzando gli stessi cittadini libici residenti in Libia. Chi si opponeva veniva giustiziato o doveva scappare all’estero ( questi,  poteva venir scoperto e ucciso attraverso i “suoi inviati della morte”, come venivano chiamati  questi ambasciatori).

Sappiamo che un popolo vive della  propria storia, della sua cultura, ma anche di monumenti, di architetture, delle proprie tradizioni, della propria lingua e dal proprio folklore.  All’epoca di Gheddafi le sinagoghe sono state trasformate in moschee, ma anche la grande cattedrale di Tripoli ha subito la stessa sorte. Sia a Tripoli che a Bengasi e in altre città i cimiteri sono stati distrutti a trasformati in autostrade oppure semplici piazze, sotto le quali riposano i morti  senza pace. Adesso sta avvenendo questa mostruosità con  questa trasormazione della sinagoga in moschea, una  nuova ingiustizia a distanza di 54 anni. Le autorità locali della città vecchia di Tripoli, “Medina Cadima”, stanno operando in maniera segreta e non è dato a nessuno di entrare all’interno per monitorare la situazione.

L’Organizzazione mondiale degli ebrei di Libia chiede di fermare immediatamente questa trasformazione e di lasciare intatta la sinagoga di Tripoli con la speranza che un giorno possa essere restaurata. Non esistono ebrei in Libia adesso, ma ciò non significa che in un futuro di pace e sicurezza gli ebrei di Libia o gli ebrei discendenti di ebrei di Libia non possano tornare a visitare le loro radici e le radici dei propri cari, pregare nella sinagoga e pregare per i cari sepolti sotto i palazzi, sotto le piazze e sotto le autostrade.

In una regione travagliata da conflitti interreligiosi, l’Italia, l’Onu e l’Ue devono esigere la creazione di un clima diverso per quanto riguarda la libertà di religione oltre ad ottenere specifiche garanzie sulla tutela dei luoghi di culto. L’Organizzazione mondiale degli ebrei di Libia esprime preoccupazione per la sorte della sinagoga di Tripoli e teme che si perda un luogo riconosciuto dall’Unesco, costruito dall’architetto italiano Di Segni, che è l’eredità ebraica in Libia, legata a doppio filo all’Italia.  Osserva David Gerbi: “ Bisogna prendere esempio dalla straordinaria dinamica dei Patti di Abramo, siglati tra Israele e sei Stati arabi. Siamo in una geopolitica che ha cambiato non solo marcia. L’Italia e l’Ue avrebbero grandi interessi ad andare in questa direzione, creando una nuova dinamica in varie regioni e riportando un clima di benessere, pace, sicurezza e stabilità nel Mediterraneo. La sinagoga Dar Bishi è un capitale storico di grande portata e mantenendolo intatto, e magari aggiungendo nel retro una parte dedicata a un museo, saranno per primi i libici a guadagnarne. Chissà se sta cambiando qualcosa dopo tanta ingiustizia che non è mai andata in prescrizione. Preferisco avere fede in D.O e fiducia nella trasformazione;  come ha detto David Ben Gurion, “chi non crede nei miracoli non è realista”. Il tempo lo dirà”.

Carlo Franza

 

 

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