C’è una sola persona dietro alla cover di Mille con Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti  e allo scandalo di Chiara Ferragni nei panni della Madonna:  l’artista Francesco Vezzoli; nato a Brescia nel 1971, è tra gli artisti italiani contemporanei più affermati a livello internazionale. Ora è a Brescia con Palcoscenici Archeologici in occasione della restituzione della Vittoria Alata alla città, di cui parleremo prossimamente.

Come accade spesso nell’opera di Vezzoli, anche per questo copertina l’artista ha rielaborato temi e soggetti della storia dell’arte in chiave contemporanea. Il trio di cantanti è rappresentato nei panni delle Tre Grazie realizzate dal pittore francese Émile Vernon (1872-1920). Un’operazione molto simile a quella compiuta lo scorso anno che ha visto protagonista un altro celebre cantante, Mahmood. Nel 2020, Vezzoli ha realizzato la cover del sesto numero di Numéro art, rivista francese specializzata in arte contemporanea. Qui ha rappresentato l’autore di Soldi che “emula” il personaggio protagonista del dipinto alle sue spalle, Robert de Montesquiou, intellettuale e dandy francese vissuto tra Otto e Novecento, ritratto da Giovanni Boldini.

Francesco Vezzoli  è un’artista italiano contemporaneo che vive e lavora tra Milano e New York. Ha studiato dal 1992 al 1995 alla Central St. Martin’s School of Art di Londra. Ha rappresentato tre volte l’Italia all’ Esposizione internazionanale d’Arte della Biennale di Venezia nel 2001, nel 2005 e nel 2007. Ha partecipato anche a diverse esposizioni biennali internazionali, tra cui la Whitney Biennial del 2006 e la 26ª Biennale di San Paolo. L’artista bresciano ha esposto nei più importanti spazi nazionali e internazionali. Tra questi il New Museum of Contemporary Art di New York, il  Castello di Rivoli e la Fondazipone Prada di Milano. Ma anche la Tate Modern di Londra, il Solomon R. Guggehneim  Museum di New York e la Kunsthalle di Vienna. Nel 2013 è stato protagonista di tre personali al MAXXI di Roma, al  MoMA PS1 di New York e al MOCA di Los Angeles  . Il progetto si intitolava The Trinity ed era un’ampia retrospettiva articolata in tre momenti: una riflessione sul rapporto tra artista e museo, un focus sul cinema e  l’impresa, naufragata, di ricostruire una piccola chiesa del sud Italia nel museo newyorkese. Vezzoli utilizza diversi mezzi espressivi. Il più identificativo rimane l’uncinetto, con cui ricama lacrime d’oro o color sangue su centrini raffiguranti le icone popolari cinematografiche più amate. Celebre il ritratto di Pier Paolo Pasolini su cui ha cucito la parola ‘FINE’.

Cifra stilistica fondamentale in Francesco Vezzoli è l’esaltazione e la celebrazione dell’identità culturale italiana che lo ha portato a rielaborare la statuaria classica. Viaggiando avanti e indietro nei secoli, li condensa in opere che sono insieme citazioni e invenzioni, come in La nuova dolce vita (From the triumph of Paolina Borghese to Eva Mendes). Intervistato da “L’Officiel Arte” ha dichiarato: “Siamo in grado di produrre una nostra identità intellettuale e, oltretutto, abbiamo un retaggio incredibile: questo non è sovranismo ma giustizia culturale. Adesso deve arrivare il grande momento, non della rivincita, ma della parificazione, dell’inclusione in un dibattito culturale che metta sullo stesso piano Fontana e Pollock”.

Vezzoli  ha puntato sull’identità nazionale e la racconta attraverso le lenti della politica e dello spettacolo, due poli all’apparenza lontani ma in Italia intrecciati indissolubilmente. “Il compromesso è stata la cifra che ha definito la mia infanzia tanto quanto definisce la nostra Nazione e che, forse, nei tempi di polarizzazione violenta che stiamo vivendo potremmo esportare». Interprete dell’estetica degli anni Zero Francesco Vezzoli ha sempre usato uno sguardo cinico e romantico sulla contemporaneità e sulle sue idiosincrasie. Nel 2017 ha presentato alla  Fondazione Prada di Milano TV 70: Francesco Vezzoli guarda la Rai che ripercorre la ricca produzione televisiva degli anni Settanta. Tra i lavori in questa mostra i ricami eseguiti su riproduzioni di poster femministi dell’epoca. Gli slogan, che appartengono più allo spettacolo che alla politica, diventano ancora più paradossali accostati alle copertine, ricamate, dei 45 giri di musica pop di Patty Pravo o Loretta Goggi tratte da The 7″ Series (2010).

La parte più importante della sua produzione rientra però nella video arte. Francesco Vezzoli crea veri e propri cortometraggi o finte produzioni televisive che hanno spesso come protagonisti icone pop o star televisive. L’artista effettua una sorta di “rimeditazione e di rielaborazione dell’effimero mediatico” unendo citazioni dal cinema colto con volti di attori e attrici quasi dimenticati. Il suo obiettivo, come lui stesso afferma, è quello di “decostruire lo strumento della promozione”, creando un mix di cultura cinematografica alta e di televisione trash.

Ad esempio nel 2005 si è presentato allaBiennale di Venezia  con un video, Trailer for a remake of Gore Vidal’s Caligula. Si tratta di una rivisitazione del film Io Caligola di Tinto Brass, nel quale compaiono  Milla Jovocich, Benicio Del Toro, e Adriana Asti. I costumi erano di Donatella Versace . A Venezia è tornato ancora nel 2007 con Democrazy, un trailer in cui Sharon Stone  e Bernard-Henri Lévy si contendono la presidenza degli Stati Uniti d’America in una finta campagna elettorale. Al MOCA – Museum of Contemporary art di Los Angeles nel 2010  Lady Gaga ha affiancato Vezzoli in occasione di una performance artistica ripresa da Jonas Åkerlund. Per quest’occasione Damien Hirst  ha decorato il pianoforte della

cantante e Miuccia  Prada ha disegnato i costumi.

Conoscevamo già la storia del bacio “comunista”. La foto del bacio fraterno socialista divenne famosa per via di Erich Honecker e Leonid Brezhnev, che furono fotografati durante questo rituale durante i festeggiamenti del 30° anniversario della Repubblica democratica tedesca della Germania Est nel 1979, l’autore dello scatto è il fotografo Regis Bossu. Dopo che la fotografia fu scattata ebbe diffusione mondiale e venne immediatamente utilizzata da una moltitudine di riviste,

alla quale attribuirono il sottotiolo “Il bacio”. “Il bacio fraterno” è un esempio di come una singola immagine può andare oltre la rappresentazione pura del momento ed elevare la fotografia documentaria a un livello superiore. La fotografia di Bossu incarna tutto il mondo comunista. Il bacio fraterno socialista consiste in un abbraccio e un bacio reciproco sulle guance o in casi più rari alla bocca. L’origine di questo rito deriva dai riti della Chiesa ortodossa. Tra i leader politici comunisti era visto come una questione di formalità. Così, quando il presidente tedesco orientale Erich Honecker andò ad abbracciare il leader sovietico, il bacio non fu un gesto eclatante tranne per l’aspetto che le labbra serrate in quel modo assunsero. Alla caduta del muro di Berlino nel 1989, l’artista sovietico Dmitri Vrubel decise di dipingere l’immagine iconica (foto in basso scattata da me) sul lato est del muro di Berlino. La didascalia che scrisse sotto il murales dice: “Dio mi aiuti a sopravvivere a questa storia d’amore mortale.”

Il bacio fra James Dean e Marlon Brando  appartiene alle “Love Stories” di Francesco Vezzoli;  sull’account Instagram della Fondazione Prada  vive adesso   un progetto fra provocazione e pop dell’artista bresciano.  La prolungata chiusura dei musei e degli spazi espositivi, dovuta all’emergenza che sta vivendo tutto il mondo, ha fatto spuntare molte iniziative a distanza e virtuali per tentare di tenere viva l’attenzione del pubblico sull’arte. Senz’altro incuriosisce e promette un esito interessante il nuovo progetto che  ha lanciato  la Fondazione Prada di Milano sul proprio account Instagram. Si intitola “Love Stories” e riporta sulla scena uno dei protagonisti italiani dell’arte internazionale, il sorprendente   Francesco Vezzoli, abile da sempre a mescolare la provocazione con il pop, la tradizione con la fantasia, così da compiacere un pubblico trasversale e riuscendo a far breccia anche all’estero, secondo per popolarità solo a Maurizio Cattelan.

L’opera digitale dell’artista bresciano, sotto la cura di Eva Fabbris, ha  voluto  esplorare attraverso il linguaggio dei social network lo stato emotivo, amoroso e psicologico di una vasta comunità on line. In particolare Vezzoli  ha sfruttato  la funzione sondaggio delle stories di Instagram per sperimentare un nuovo territorio di condivisione di idee: i follower di Fondazione Prada, e in più in generale gli utenti di Instagram, vengono invitati, story dopo story, a scegliere tra due possibili opzioni, a schierarsi a favore di una delle due affermazioni proposte, ad accettare la logica binaria, forzatamente semplificatoria, dei sondaggi, a partecipare a un gioco leggero solo all’apparenza. L’indagine  era composta da oltre cinquanta domande poste da Vezzoli e associate a immagini che creano cortocircuiti visivi e sottotesti interpretativi. Ha fatto discutere la locandina con il presunto bacio omoerotico tra due icone maschili del cinema, James Dean e Marlon Brando, foto che in realtà è frutto di un montaggio. I sondaggi di ogni settimana hanno formato  un nucleo tematico liberamente ispirato a un’aria tratta da opere liriche di compositori italiani come Bellini, Puccini e Verdi, e alla fine i risultati sono stati commentati da una personalità del mondo della cultura. Una delle cifre artistiche di Vezzoli è l’ironia con la quale vengono proposti al pubblico dei meravigliosi bluff: puntate pilota per un reality ispirato a Pasolini che non verrà mai trasmesso, una soap-opera immaginaria sulla regina del fado Amalia Rodrigues, il trailer per il remake hollywoodiano del “Caligola” di Gore Vidal che non sarà mai prodotto né interpretato, la campagna elettorale televisiva di due candidati mai eletti, la prima a New York di una versione di “Così è (se vi pare)” che non sarà mai messa in scena. Molti di questi lavori sono godibili sul canale YouTube Cinema Vezzoli: Michelle Williams e Natalie Portman lottano per il possesso di un flacone del fantomatico profumo “Greed” in uno spot diretto da Roman Polanski, Lady Gaga è protagonista di un documentario, Iva Zanicchi canta mentre Vezzoli ricama (il lavoro a piccolo punto è una delle ossessioni dell’artista), Valentina Cortese declama a casa sua il testo di “Help!” dei Beatles in versione drammatica. In quest’ultimo video compare, all’inizio, il celebre quadro dipinto da Leonor Fini “L’amitié” in cui un elegante scheletro culla una leggiadra fanciulla calva, un’opera che era di proprietà della grande attrice. A Leonor Fini e ad altre artiste del Novecento Vezzoli aveva fatto omaggio qualche anno fa alla galleria Gagosian di Roma in una mostra: una carrellata comprendente anche Tamara de Lempicka, Frida Kahlo e Tina Modotti compariva come testimonial del profumo “Greed” in una serie di ritratti ricamati dall’artista bresciano in formato manifesto, ciascuna in posa con il flacone vicino. Tre anni fa, alla Fondazione Prada, si era potuta vedere “Tv 70: Francesco Vezzoli guarda la Rai”, una complessa installazione sui cambiamenti sociali in Italia attraverso le icone della televisione. Originale, snob e simpatico, Francesco Vezzoli adesso gioca con Instagram e con la mania di protagonismo del pubblico. Non è poco. Anzi è moltissimo.

Carlo Franza

 

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