La mostra “Giannetto Fieschi. L’esperienza della pittura” ospitata presso il Palazzo Ducale di Genova dal 18 dicembre 2021 al 16 gennaio 2022, costituisce la seconda tappa del grande progetto espositivo “Giannetto Fieschi. Un’esposizione antologica”. Nel centenario della nascita dell’illustre pittore ed incisore nato a Zogno nel 1921 e morto a Genova nel 2010, la mostra, promossa dal Comune di Genova e dall’Archivio Giannetto Fieschi, è stata da poco inaugurata. Quattro le grandi opere polimateriche esposte, pesanti come pale d’altare, che si installano nel Palazzo dopo essere uscite da un processo di reazione frutto di un’alchimia, di una sperimentazione sofferta, in cui i dubbi sovrastano le certezze e si impongono fino a ‘raccontare’ verità nascoste sotto la scorza effimera del buon gusto: “Questo avalla la dimensione da parete affrescata – e qui – trovo la mia natura, quella che ho nel sangue: e storia e sesso, religione, mitologia continuano ad essere i temi del mio operare, che è messianico.” (G. Fieschi). Le grandi dimensioni della pittura contrassegnano l’opera di Giannetto Fieschi lungo tutta la sua storia espressiva ed è a questo orientamento che la sezione espositiva dedica la sua composizione; come sottolinea il curatore Andrea B. Del Guercio, “si è scelto di intervenire sullo spazio di Palazzo Ducale con un numero limitato di opere in grado di esasperare attraverso il coinvolgimento percettivo la lettura ed una fruizione che si determina anche attraverso un impatto fisico.” L’installazione avviene infatti all’interno di una sede le cui dimensioni spaziali permettono e suggeriscono uno ‘scontro’ che potremmo definire rafforzato tra arte e architettura, secondo un principio che nella Biennale di Venezia del 1964 lo stesso Fieschi sostiene e cerca: “Unico perché grandissimo: si avvicina ai diciotto metri quadrati. E grandissimo perché diventa, illusoriamente, una parte affrescata. E parete affrescata perché ciò che è murale è morale.” L’estensione delle superfici induce a parlare di ‘esperienza della pittura’ in quanto nel processo sono coinvolte la creatività e la fruizione, la volontà di narrare per immagini e lo sforzo di leggere e comprendere in base alla propria sensibilità. Rimandando alla pittura murale Fieschi sollecita il mantenimento di quell’impegno morale che la storia ha tracciato lungo il suo sviluppo, tra le tante tappe del fare artistico, dai cicli di affreschi medievali alle decorazioni barocche; un processo che non induce alla citazione del passato ma che sollecita quei nuovi sviluppi linguistici che interpretano e che danno voce alla sensibilità contemporanea.  Saranno esposte il Corpus spirituale e Il Tedio o La Funzione è una favola, entrambi del 1951, La Strage degli Innocui del 1954, il Minotauro del 1980. In questi lavori di grandi dimensioni la sostanza pittorica trova la sua forma più alta perchè “le veemenze reiterate di linee e le trasparenze, i grumi di materia, le oggettualità come contrappunto a altre forme o contrappasso d’altri sensi altrove nell’opera, o come atto di passione per un feticcio, i volumi di forme e quelli di spazio, e le deliquescenze stemperate e le fibre aride di tutti gli spigoli, i toni rosei e i picei, ordinati sulla superficie in alternanze di conflitti ottici, animano la tela delle opere mie di una vita che non si può attribuire al soggetto apparente. Questo fattore costituisce il significato pur essendo il significante.” (G. Fieschi).

Giannetto Fieschi nasce a Zogno, in Val Brembana, in provincia di Bergamo, il 10 giugno 1921. Il padre è un eminente e innovatore chirurgo; la madre è Gina Levi. Discendono dalla storica famiglia genovese medievale dei Fieschi, Conti di Lavagna, che ha dato alla storia della Chiesa Santa Caterina Fieschi, due beati, due pontefici, numerosi cardinali, vescovi, ammiragli, ma anche patrioti, mecenati e benefattori. Nel 1931 il padre si trasferisce a Genova portando con sé la famiglia. Nel 1935 Fieschi frequenta il Ginnasio a Genova e quindi il Liceo Classico ma dedicandosi già al disegno e all’incisione. Incontra Paul Klee nel 1937 durante una villeggiatura estiva ad Aflenz, in Stiria. Conseguita la maturità classica intraprende, sollecitato anche dal padre, gli studi di medicina nell’Università di Genova. Nel 1941 è richiamato sotto le armi e milita per oltre quattro anni come sergente; nel 1945, rientrato a Genova, seguita a frequentare la Facoltà di Medicina ma tralascia gli studi tra il 1951 e gli anni seguenti per dedicarsi interamente al lavoro artistico. Partecipa nel 1946 alla Mostra Nazionale di Arte sociale, in Palazzo Ducale a Genova. Giulio Carlo Argan, che rappresenta per Fieschi per oltre un decennio un sostegno, visita il suo studio. Nel 1948 espone per la prima volta nella XXIV Biennale di Venezia e nuovamente nel 1950 richiamando l’attenzione di Giorgio Morandi, Roberto Longhi e Francesco Arcangeli. Nel 1951 vince una borsa di studio del governo francese per soggiornare a Parigi. Alla Sorbona compie ricerche sulla semantica e la grafica medievali. L’anno dopo, sempre con l’appoggio di Giulio Carlo Argan, vince una borsa di studio del governo spagnolo per soggiornare in Spagna. A Barcellona sviluppa buona parte del ciclo di dipinti della Via Crucis che espone a Parigi nel 1953. In quello stesso anno una nuova borsa di studio lo porta a New York, dove segue corsi di incisione e serigrafia. Rientrato in Italia, insegna presso il Liceo Artistico a Genova. Nel 1958 si sposa, a Genova, con Rosina De Battista; ne nasceranno due figli, Limbania e Ibleto. Ritorna negli U.S.A. per dirigere il Department of Fine Arts dell’University of the South nel Tennessee fino al 1961 quando ritorna a Genova. Nella XXXII Biennale di Venezia del 1964, espone il grandissimo dipinto Dall’alto del patibolo Antonio Lorenzo Lavoisier dimostra e proclama l’indistruttibilità della materia che subisce la censura del Patriarca di Venezia, oggi di proprietà dell’Archivio Fieschi. Nel maggio del 1965 una importante personale a Roma, a La Nuova Pesa, accresce il dibattito critico intorno al suo lavoro. Negli anni Sessanta e Settanta la sua attività di mostre personali in Italia è molto intensa. Del suo lavoro si interessano tra gli altri Francesco Arcangeli, Antonio Del Guercio, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Renato Barilli, Mario De Micheli, Francesco Vincitorio, Carlo Franza, Raffaele De Grada, Renato Guttuso, Giuliano Briganti.
Nel 1972 prende parte alla X Quadriennale Nazionale d’Arte a Roma e a Immagine per la città, in Palazzo Reale, a Genova, con i sei riquadri pittorici gigantografici del Leviatano. Nel 1980 gli è assegnata la cattedra di Tecniche dell’incisione all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, che ricoprirà fino al 1995. Esposizione Antologica alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Forte dei Marmi (Lu) nel 1981 a cura di Andrea Del Guercio e nel 1983 Rossana Bossaglia lo invita alla mostra Il Pop Art e l’Italia al Castello Visconteo di Pavia. Tre anni dopo una grande antologica del suo lavoro è proposta a Genova, nel Museo di Villa Croce e nel Museo di Sant’Agostino, e prende parte alla XI Quadriennale Nazionale d’Arte, a Roma. Nel 1992 Enrico Crispolti ripropone la Via Crucis nell’ambito della Quinta Biennale d’Arte Sacra. Beata Passio, a San Gabriele (Teramo). Nel 1996 nasce il progetto di una consistente donazione di dipinti per il Museo Civico di San Remo e nel 1999 nuova grande donazione per la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di San Gimignano. Muore a Genova il 15 marzo 2010.

Carlo Franza

 

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