Louise Nevelson colonna dell’astrazione americana. A Venezia-Procuratie Vecchie per la 59ma Esposizione Internazionale d’Arte/La Biennale di Venezia.
La Louise Nevelson Foundation annuncia un progetto espositivo di portata storica del lavoro dell’artista, figura rivoluzionaria dell’astrazione americana. Dal 23 aprile all’11 settembre 2022, una grande mostra sarà allestita a Venezia nelle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco quale Evento Collaterale ufficiale della 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia La Louise Nevelson Foundation annuncia un progetto espositivo di portata storica del lavoro dell’artista, figura rivoluzionaria dell’astrazione americana. Dal 23 aprile all’11 settembre 2022, una grande mostra sarà allestita a Venezia nelle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco quale Evento Collaterale ufficiale della 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.
“Louise Nevelson. Persistence” segnerà il sessantesimo anniversario della partecipazione dell’artista alla Biennale Arte del 1962, quando fu chiamata a rappresentare gli Stati Uniti nel padiglione americano.
La mostra, che riunirà oltre sessanta lavori realizzati dalla Nevelson tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, è curata da Julia Bryan-Wilson, docente di Arte Moderna e Contemporanea a Berkeley, Università della California. Tra i massimi esperti del lavoro dell’artista, Julia Bryan-Wilson pubblicherà nel 2023 una monografia su Louise Nevelson con la Yale University Press.
Articolata in nove sale del secondo piano delle Procuratie Vecchie affacciate su Piazza San Marco, sarà la più ampia e approfondita rassegna realizzata in Italia dal 2013: vi saranno esposte le celebri e monumentali sculture dipinte insieme a esempi meno conosciuti dei suoi importanti collage, a rappresentare l’approccio unico e distintivo dell’artista all’astrazione e all’assemblaggio. Inoltre, nel percorso espositivo saranno messe in evidenza le connessioni formali e concettuali tra le diverse fasi e i diversi momenti del lavoro della Nevelson.
Per la prima volta in 500 anni di storia delle Procuratie Vecchie, una grande parte dell’edificio verrà aperta al pubblico, al termine di un lungo restauro guidato da David Chipperfield Architects Milan, che è anche advisor della mostra. Il design dell’esposizione è stato sviluppato dallo studio veneziano Torsello Architettura, e riflette e amplifica la visione unica di David Chipperfield Architects Milan per l’edificio, uno dei più iconici e riconoscibili di Venezia.
Cuore dell’esposizione saranno le sculture di grandi dimensioni in legno dipinto, pezzi iconici della produzione della Nevelson, tra le quali svettano esempi provenienti da diversi cicli scultorei prodotti negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta. Ma si potranno ammirare anche esempi delle sue sculture bianche, tra le quali l’installazione multipla a colonna Dawn’s Presence – Three (1975) e dei suoi rari lavori color oro, come The Golden Pearl (1962). Il percorso sottolinea la relazione tra il lavoro della Nevelson come scultrice e la sua pratica – durata tutta la vita – dedicata ai collage e agli assemblaggi da parete. I collage e gli assemblage scultorei saranno infatti presentati in dialogo con i lavori di grandi dimensioni, per gettare luce sui tratti fondamentali del processo creativo – per il quale la critica italiana Carla Lonzi usò le parole “distruzione e trasfigurazione” – ma anche sul suo interesse per materiali non convenzionali come legno grezzo, metallo, cartone, carta vetrata, pellicola di alluminio.
Nata a Pereiaslav, Ucraina (vicino a Kiev) nel 1899, Louise Nevelson migrò negli Stati Uniti con la famiglia nel 1905, stabilendosi nel Maine. Dopo essersi trasferita a New York nel 1920, la Nevelson studiò presso la Art Students League. Negli anni Trenta fu assistente di Diego Rivera, e più tardi insegnante d’arte con la Works Progress Administration. Ebbe la sua prima mostra personale nel 1941 presso la Gallery
Nierendorf di New York. Nei primi anni Cinquanta viaggiò in Guatemala e in Messico per conoscere l’arte precolombiana. A seguito di questi viaggi, iniziò a creare le sue prime sculture in legno. Nel corso dei quattro decenni successivi, la Nevelson divenne una tra gli artisti più rivoluzionari degli Stati Uniti, facendosi conoscere per le grandi sculture monocromatiche in legno composte da multipli elementi astratti, spesso disposti in griglie di compartimenti geometrici. Profondamente legate ai risultati del Cubismo e del Costruttivismo, le opere della Nevelson incorporano combinazioni inaspettate di forme e di materiali. Così pure gli assemblage, i collage e i lavori di gioielleria nascevano in relazione profonda con il suo lavoro scultoreo. Di fatto tutta la sua pratica riflette una instancabile sperimentazione con la materia, con la forma e con lo spazio.
L’eredità di questa grande artista americana vive, oltre che nell’attività della Louise Nevelson Foundation, anche nei musei e negli spazi pubblici delle più importanti città americane, e in particolare a New York dove un gruppo delle sue sculture monumentali in acciaio ha una collocazione permanente nella Louise Nevelson Plaza, nel Financial District della città. Qui le sue opere danno vita a un ambiente immersivo all’aria aperta che si connette agli alberi, alle panchine e al contesto urbano. Nove sue sculture da parete si trovano nella Chapel of the Good Sheperd della Chiesa di Saint Peter a Midtown Manhattan, per la quale la Nevelson disegnò anche la lampada della cappella e i paramenti, concependo un ambiente totale che lei descrisse come “un’oasi”. Oggi il lavoro di Louise Nevelson si trova nelle collezioni di tutti i maggiori musei americani, tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York, Il Museum of Modern Art di New York; la National Gallery of Art di Washington, D.C., il Los Angeles County Museum of Art e il San Francisco Museum of Modern Art. Le sue opere sono inoltre presenti in collezioni museali europee, incluse quelle della Tate di Londra, della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, del Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk in Danimarca, del Moderna Museet di Stoccolma, e di numerose altre istituzioni internazionali.
Carlo Franza