Il Comune di Milano, in collaborazione con l’Archivio Valentino Vago, presenta fino al 5 giugno 2022 a Casa Museo Boschi Di Stefano la mostra  dal titolo “L’invisibile” che contempla due esposizioni  dalla forte consonanza poetica: “Valentino Vago. Figure e orizzonti” al PIANO TERRA (ex laboratorio di ceramica) e “Silvio Wolf. Prima del Tempo” al TERZO PIANO.

Oltre trentacinque opere di grande respiro e dal forte impatto visivo per due differenti ricerche sull’Invisibile attraverso la pittura e la fotografia.

Questi due percorsi, che si sviluppano attraverso tecniche, materiali e linguaggi diversi, dialogano su più piani: quello percettivo, cercando una costante interazione con l’osservatore per condurlo oltre il visibile, e quello concettuale, attraverso percorsi collegati tra loro nel continuo rimando a una ricerca metafisica e contemplativa dello spazio, e al dissolversi dell’immagine nella luce e nel colore. Moderno e contemporaneo, pittura e fotografia, dialogano sulla soglia che collega tra loro ambiti generazionali e disciplinari distinti, che riconoscono la loro identità ed espressione nella visione astratta del reale.

Valentino Vago

Una visione essenziale della pittura, un’arte astratta straordinaria e modernissima, mistica e pura, capace di emozionare nella sua costante ricerca dell’Invisibile. La retrospettiva sull’opera di Valentino Vago (1931-2018), inserita nella collana Visti da Vicino, prende spunto dai cinque dipinti già presenti nella collezione Boschi Di Stefano per ripercorrere l’evoluzione del suo percorso artistico sviluppatosi attorno a due elementi cardine, la luce e il colore.

Diciannove opere, tutti olii su tela, testimoniano come la vocazione artistica di uno dei maestri della pittura astratta italiana si sia sempre intrecciata a una ricerca spirituale che lo ha portato a creare un universo poetico straordinario e unico.

La mostra, che si svolge nelle stanze dell’ex scuola di ceramica di Casa Boschi Di Stefano al piano terra, parte dall’opera accademica, Senza Titolo del 1953, in bilico tra figurazione e metafisica, per poi immergersi immediatamente nelle formulazioni astratte delle opere di Valentino Vago degli anni Sessanta, inconfondibili nel segno così come nella luce di colori uniformi, intensi e dalla visibilità silenziosa, perfetti nella volontà di rappresentare l’Invisibile.

L’espressività astratta di lavori come Immagine Verde (1959), Colori nella luce e La mia estate, entrambi del 1960, o ancora Composizione (1964) e Presenza obliqua (1965), mostrano come il linguaggio di Valentino Vago sia eloquente nella sua sintesi cromatica e di come la sua pittura sia intimamente sacra ma allo stesso tempo potente.

Spicca tra le opere presenti in mostra Spazio Solare (1960), pubblicata sulla copertina del pieghevole della mostra presentata da Guido Ballo al Salone Annunciata di Milano nel 1960, acquistato in quell’occasione dall’ingegner Boschi e d’allora mai più esposta al pubblico. Altra opera molto importante è Orizzonte nero (1965), quadro emblematico, dove il tema del paesaggio, interiorizzato e mentale, entra nella pittura di Vago come eliminazione di qualsiasi riferimento figurativo, avvio di un percorso ascetico e visionario che lo porterà a dipinti di grande respiro, diafani e rarefatti.

La mostra dedicata a Valentino Vago, legato da profonda amicizia a Marieda Di Stefano e Antonio Boschi, è inoltre arricchita da documenti, cataloghi, fotografie, disegni inediti ed a una serie di incisioni che evidenziano il passaggio dalla figurazione all’astrazione.

Silvio Wolf

 La mostra “L’invisibile” mette a confronto, in dialogo fra loro, le opere di Valentino Vago con gli “Orizzonti” di luce di Silvio Wolf, artista riconosciuto a livello internazionale e fra i protagonisti indiscussi della ricerca intorno alla fotografia astratta.

La mostra “Prima del Tempo”, al terzo piano di Casa Museo Boschi di Stefano, presenta quindici opere della serie “Orizzonti”Inoltre, all’interno della collezione permanente situata al secondo piano del palazzo progettato dall’Architetto Portaluppi, tre opere di Silvio

Wolf (Vuoto di Memoria del 1978-2002, Icona di Luce 24 del 1992 e Icona di Luce 30 del 1994) entrano come ospiti nel progetto Sostituzioni, ideato da Maria Fratelli, prendendo il posto dei tre dipinti di Valentino Vago normalmente esposti nella collezione: Due Forme del 1960, Composizione del 1964 e Rettangoli del 1961 e ora esposti in mostra.

Scrive Maria Fratelli: “Per la prima volta abbiamo provato ad estendere il progetto sostituzioni in una mostra dando forma a un progetto espositivo di ampio respiro e in grado di rivelare, nell’incontro tra due autori quanto il lavoro di Vago sulla luce sia dialogico. Inoltre, aprire il terzo piano del museo alla contemporaneità rivitalizza l’operato dei collezionisti che avrebbero di certo colto le sollecitazioni del tempo presente e apprezzato le opere di Wolf, di così stringente coerenza con i lavori di Vago e con loro scelte”. Silvio Wolf lavora da sempre alla fotografia come oggetto di luce che si trasfigura in immagine portandola verso un radicale concetto di astrazione. Gli Orizzonti sono sicuramente uno dei risultati più interessanti della ricerca di Wolf sulle potenzialità linguistiche, percettive e cognitive della fotografia.

Non solo, l’attenta riflessione sul rapporto che l’opera instaura con lo spazio circostante fa sì che lo spettatore sia posto al centro di un’esperienza meditativa e sensoriale. Le opere scelte da Wolf per le stanze al terzo piano dialogano con la forte personalità dello spazio, e sono espressione di un’arte che amplifica la dimensione “di ascolto” che l’artista propone a chi osserva le opere.

Il titolo della mostra, “Prima del Tempo”, sottolinea come le opere della serie Orizzonti siano immagini pre-fotografiche create dalla luce direttamente sul frammento iniziale della pellicola, prima che essa registri la prima immagine, e fuori dal controllo consapevole del fotografo. Queste esposizioni non intenzionali sono scritture di luce, immagini non ottiche che si manifestano sulla superficie foto-sensibile durante il processo di caricamento della macchina, e prima dell’inquadratura di alcun soggetto esterno, trasformandosi così in forme e linguaggio nella mente di chi le osserva. Gli Orizzonti sono Icone di Luce nate dall’intimo rapporto tra luce, tempo e materia. L. P. Nicoletti: “In questi lavori Wolf recupera quello che il fotografo tradizionalmente scarterebbe dopo lo sviluppo della pellicola, riconoscendo a quel frammento iniziale una sua qualità estetica e pittorica affine come resa a certi effetti della pittura astratta contemporanea. Una volta stampati su carta, infatti, questi dettagli hanno rivelato immagini dal forte impatto visivo, capaci di evocare spazi di grande intensità.”

Come per Valentino Vago con la pittura, la riflessione sulla fotografia di Silvio Wolf pone al proprio centro la luce, vera protagonista di ogni sua opera fotografica. Gli squarci di luce e colore in spazi sospesi che si manifestano nelle sue fotografie astratte, così come nelle pitture di Valentino Vago, evidenziano come entrambi gli artisti aspirino a una restituzione astratta del Reale, con lo scopo di condurre lo sguardo oltre il visibile.

La già citata Composizione di Vago, e ancor di più Orizzonte nero, dipinti dalla grande forza evocativa così come gli Orizzonti di Wolf, danno sostanza all’indefinibile, mostrando l’essenza di qualcosa che esiste a priori, in pittura per Vago, in fotografia per Wolf. Le diverse ricerche di Valentino Vago e Silvio Wolf indicano spazi di meditazione, orizzonti mentali che si riconoscono nella visione astratta del Reale.

Carlo Franza

 

 

 

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