L’Italia sempre più spopolata. Il Sud non fa più figli, così presto sprofonderà in una crisi senza uscita. Ho fatto un giro nei paesi del Salento, siamo in Puglia nel leccese, Castrì, Muro leccese, Sanarica, Castro, Maglie, Zollino, Tricase (da qui partì Prodi con il bus fondando l’Ulivo), Barbarano, Alessano, Morciano, Patù, Gagliano del Capo, Specchia, Miggiano, e potrei continuare. Viaggio in Puglia, ma avrei potuto farlo in Calabria o in Sicilia o in Sardegna, in Basilicata o in Campania. Il problema dell’Italia spopolata è maggiormente visibile al Sud, dove una volta -fino agli anni Settanta- ogni famiglia aveva una media di 7 figli. Oggi 0, dico Zero. Oggi quei pochi giovani sono andati tutti via, in parte al Nord, e buona parte all’estero. Londra ne è un esempio pratico. Negli ultimi anni il Sud ha perso ben 500.000 mila giovani.  I paesi e le città del Sud sono ormai  presidio  di anziani, anziani con mille problemi, tanti anziani. Un aumento vertiginoso di RSA  e di badanti straniere.

Ora la perdita progressiva di capitale umano al Sud rischia di comprometterne le difficilissime prospettive di crescita nel medio-lungo termine. Alla luce dei dati che abbiamo in mano, nel 2022 la popolazione italiana si è ridotta di 824 mila unità rispetto al 2019, di cui il 60% concentrato nel Mezzogiorno (Molise, Calabria e Basilicata le Regioni con i maggiori cali percentuali); tra il 1996 e il 2019 la popolazione del Nord è cresciuta del 9,3%, quella del Sud si è ridotta del 2%.

“Fra 50 anni in Italia, se non cambiano le dinamiche attuali, vivranno 47,6 milioni di persone, con una composizione sociale nella quale gli anziani, che già oggi sono il doppio dei giovani, saranno sempre di più. Questo ci dice la statistica, che fornisce a chi deve decidere gli strumenti per farlo”; parole che ha detto Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, intervenendo a Novara alla prima tappa di “Looking 4”, il percorso partecipativo promosso da Fondazione Cariplo per sottolineare il trentennale della propria attività. Blangiardo ha rapidamente ricostruito l’andamento demografico del nostro Paese negli ultimi decenni.

I politici che oggi siedono in Parlamento di tutto parlano eccetto che di una politica demografica. Per ciò non si fa nulla.

“Negli ultimi 70 anni” ha spiegato Blangiardo presidente dell’Istat, “l’Italia è cambiata: negli anni della ricostruzione e del miracolo economico c’erano tanti giovani. Poi la base della piramide demografica si è stretta sempre più”. Una tendenza che, ha spiegato ancora Blangiardo “si è alimentata negli anni del Covid, in cui abbiamo vissuto, oltre che un aumento delle morti, una diminuzione pesante delle nascite. Una tendenza che si è consolidata nel tempo. Nel primo trimestre del 2022 abbiano 10.000 nati in meno rispetto allo stesso periodo di due anni prima”. Tutto ciò non è solo grave, ma gravissimo, e  quella parte del Paese Italia targata PD  è lì che ondeggia fra Ius soli, Ius Sanguininis  e Ius Scholae, mentre non fa e non propone nulla per gli italiani, o meglio per i giovani che vorrebbero mettere su anche famiglia. “La tendenza alla trasformazione della nostra società”, ha spiegato il presidente dell’Istat “pone ai decisori politici, ma anche alle realtà comunitarie di base, la necessità di ripensare le politiche di welfare. È ovvio” ha aggiunto “che bisogna destinare attenzione e risorse alla cura e alla salute degli anziani che saranno sempre di più tenendo anche conto dell’indebolirsi della famiglia e della stessa struttura economica della società, perché un Paese che perde milioni di abitanti è certamente meno forte sul mercato”.

Prepariamoci al peggio. Sud vuol dire Italia, senza Sud l’Italia muore, e senza i giovani del Sud l’Italia è perduta. Dovrebbero suonare la sveglia tutte le campane d’Italia, ancor prima dell’inizio del 2023.

Carlo Franza

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