Oggi son tutti a spadroneggiare sulla Previdenza, Previdenza di qua, Previdenza di là, Previdenza di Sinistra, Previdenza di Centro, Bonus, Reddito di Cittadinanza e potrei continuare all’infinito. Ma tutti questi signori che siedono in Parlamento, la storia a scuola, non dico all’Università, ma almeno al Liceo, l’hanno studiata?  Sembrerebbe di no!  Allora impartiamola -brevi manu- o per sommi capi, così se ne fanno una ragione e non gli rode  più. Sarà bene che sappiano che durante il Fascismo venne creato un unico testo legislativo pensionistico, venne introdotta la pensione di reversibilità, venne introdotto il TFR, vennero introdotti i sussidi di disoccupazione e di maternità. Vi sembra poco? L’INPS fu fondato dal Fascismo col nome di I.N.F.P.S che sta per Istituto Nazionale Fascista Previdenza Sociale e operava anche nelle Colonie che l’Italia allora aveva (Eritrea, Somalia, ecc.).

 

La Previdenza Sociale nasce oltre cento anni fa, nel 1898, con lo scopo di garantire i lavoratori dai rischi di invalidità, vecchiaia e morte. Era la Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai. Ma si trattava esclusivamente di un’assicurazione facoltativa e volontaria, finanziata prevalentemente dai contributi versati dai lavoratori, che poteva essere integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e da un contributo libero da parte degli imprenditori.

Non essendo obbligatoria, riscosse adesioni limitate. Venne quindi introdotta nel 1904 l’obbligatorietà per i dipendenti pubblici e nel 1910 per i ferrovieri.

Nel 1919, con il governo Orlando, venne istituita la CNAS “Cassa nazionale per le assicurazioni sociali” l’assicurazione per l’invalidità e la vecchiaia. Divenne obbligatoria e riguarderà circa 12 milioni di lavoratori.

Nel 1924, il Governo Fascista, costituisce per la prima volta quello che sarà l’antenato del TFR “Trattamento di fine rapporto” cioè un’indennità da concedere al lavoratore licenziato.

Nel 1933, con regio decreto legge 27 marzo 1933, n. 371 , la CNAS assume la denominazione di INFPS “Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale”, ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e gestione autonoma. Primo presidente fu Giuseppe Bottai a cui successe nel 1935 Bruno Biagi.

Nel 1935 l’intera normativa pensionistica venne unificata in un unico decreto legislativo, che resterà un punto di riferimento fino ai giorni nostri (4 ottobre 1935 – Regio Decreto n. 1827 “Perfezionamento e coordinamento legislativo della previdenza sociale”).

Nel 1939 il fascismo istituisce le assicurazioni contro la disoccupazione e la tubercolosi e gli assegni familiari. Vengono altresì introdotte le integrazioni salariali per i lavoratori sospesi o a orario ridotto, i sussidi in caso di disoccupazione, di malattia professionale e di maternità.

Il limite di età per il conseguimento della pensione di vecchiaia viene ridotto a 60 anni per gli uomini e a 55 per le donne ed introdotta la pensione di reversibilità cioè la parte della pensione spettante ad uno dei due coniugi alla morte dell’altro.

Nel 1942 il TFR, l’indennità in caso di licenziamento, introdotta nel 1924, venne trasformata in indennità di anzianità da riconoscere al lavoratore in proporzione al salario e agli anni di servizio.

Nel 1943, la sua denominazione perde la F di Fascista divenendo definitivamente INPS “Istituto Nazionale della Previdenza Sociale”.

Ritengo che tale lezione di Storia Contemporanea sia necessaria ai tanti parlamentari italiani che ogni giorno pontificano senza cognizione di causa, chi senza cultura e chi senza conoscenze adeguate.

La sinistra pontifica, ma nelle scuole superiori italiane dove i professori di storia e filosofia sono all’80% di sinistra, agli alunni queste notizie non vengono fornite. Sarà bene rimediarvi e porre riparo. Ma si sa il Ministero della Pubblica Istruzione non è più  diretto da quel  filosofo Gentile che operò una riforma memorabile, adesso   c’è un ministro del governo Draghi che ha nome  Patrizio Bianchi,  e dal suo ministero  ecco che strafalcioni escono, due in un colpo solo, il povero Abruzzo che diventa Abbruzzo e la città di Piacenza piazzata  in Lombardia. I due strafalcioni, il primo grammaticale e il secondo culturale, svettano in un allegato a un avviso pubblico “per l’individuazione di licei classici e scientifici in cui attuare il percorso di potenziamento-orientamento “Biologia con curvatura biomedica””. L’avviso è firmato da Fabrizio Manca, direttore generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale d’istruzione presso il Miur.  E’ così che anche i direttori generali del Ministero Istruzione in Italia devono tornare sui banchi del liceo perché bocciati. Nella speranza  che colmino le loro lacune.  

 Carlo Franza  

 

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