La mostra “Somaini e Milano”, promossa da Comune di Milano | Cultura, Palazzo Reale, Museo del Novecento e Fondazione Somaini, è curata da Fulvio Irace, Luisa Somaini e Francesco Tedeschi su progetto di Enrico Crispolti.
Allestita in tre sedi, Palazzo Reale, Museo del Novecento e Fondazione Somaini, visitabile fino all’11 settembre 2022,  l’esposizione ripercorre l’opera del Maestro Francesco Somaini conosciuto a livello internazionale a partire dagli anni della formazione e fino all’ultima stagione,  esplorando i diversi ambiti  della sua multiforme ricerca creativa e portando alla luce la collaborazione con i protagonisti della cultura milanese a lui contemporanei. Il progetto nasce dallo studio sistematico del laboratorio dell’artista, condotto in occasione della pubblicazione del “Catalogo ragionato della scultura” a cura di Enrico Crispolti e Luisa Somaini (Skira, Milano 2021).L

L’importante rassegna focalizza la ricerca sulla scultura a Palazzo Reale, approfondisce i rapporti di Somaini con gli artisti del suo tempo al Museo del Novecento e indaga il profilo internazionale dello scultore nella sede della Fondazione a lui dedicata. In piazzetta Reale l’installazione “Sviluppo di un’opera antropomorfica” (1979) funge da grande segnale dell’iniziativa.

  • PALAZZO REALE, SALA DELLE CARIATIDI La scultura, a cura di Luisa Somaini e Francesco Tedeschi Protagonista la scultura negli spazi della Sala delle Cariatidi, del Piccolo Lucernario e della Sala della Lanterna di Palazzo Reale a Milano. In mostra settanta opere che documentano le varie fasi della sua ricerca dal 1948 al 1992, improntata alla continua innovazione a livello teorico, formale e tecnico: dalla formazione all’Accademia di Brera all’aggiornamento alle esperienze d’Oltralpe, dall’adesione al MAC – Espace alla grande stagione informale, dalla riflessione sul rapporto tra scultura, architettura e contesto urbano con l’avvio di diverse tipologie plastiche (sculture/architetture/installazioni binarie composte da una matrice scolpita e da una traccia figurata), fino all’ultima stagione caratterizzata dalla riscoperta del mito.

Nella Sala della Lanterna focus sulla gestazione del Monumento ai Marinai d’Italia di Milano con l’esposizione di tutti i bozzetti preparatori elaborati dall’artista.Le sculture esposte provengono dall’archivio del Maestro, da collezioni private e pubbliche italiane (Collezioni del Quirinale, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, del MART, del Museo MA*GA e delle Collezioni d’arte Crédit Agricole Italia) e da alcune gallerie d’arte.

  • MUSEO DEL NOVECENTO, ARCHIVI DEL NOVECENTO Gli incontri, a cura di Danka Giacon e Luisa Somaini. Esposti negli spazi degli Archivi al quarto piano del Museo del Novecento, più di cento lavori tra disegni, progetti, modelli, sculture, dipinti e fotografie che documentano la collaborazione di Somaini con autori a lui coevi. Tra questi Lucio Fontana, Ico Parisi e Giorgio Bassani, per il Concorso per il Monumento alla Resistenza di Cuneo (1962-63), e l’architetto Luigi Caccia Dominioni con cui lo scultore avvia un collaudato sodalizio per circa un ventennio. In mostra le immagini scattate nell’atelier dell’artista a Lomazzo da Giorgio Casali, Ugo Mulas e Enrico Cattaneo che introducono al suo laboratorio creativo, caratterizzato soprattutto dall’uso del getto di sabbia a forte pressione. Il materiale documentario, proveniente dall’Archivio dell’artista, da Palazzo Morando | Costume Moda Immagine (collezione Museo di Milano), dalla Pinacoteca Civica di Como, dall’Archivio Bottoni, da collezioni e gallerie private, testimonia la complessità e circolarità del laboratorio di Somaini anche per l’architettura, come dimostrano i mosaici pavimentali realizzati in abitazioni private o in edifici di pubblico accesso.
  • FONDAZIONE SOMAINI Oltre la scultura: la città, a cura di Fulvio Irace e Luisa Somaini
    La mostra presenta un centinaio di opere tra disegni, progetti, modelli, sculture e fotomontaggi e documenta la riflessione e l’aspirazione di Somaini a modellare le città con i suoi interventi.
    Accanto alle note visioni metropolitane di New York, sono molti i materiali inediti che documentano la costante attenzione dell’artista alle città lombarde (Bergamo, Como, Mantova) e a Milano. Una vera anticipazione sull’uso del verde come alternativa alla congestione urbana sono gli elaborati per Milano e Parigi, dal parco per il largo Marinai d’Italia al concorso parigino del Parc de La Villette. Esposti anche progetti, fotomontaggi, disegni delle sue rivoluzionarie visioni di metropoli europee (Düsseldorf, Duisburg) che stupiscono per la radicalità delle soluzioni urbanistiche.

    L’esposizione è accompagnata da un ricco programma di incontri e da percorsi in città e in Lombardia, raccolti in una mappa esplicativa, per scoprire le sculture e i mosaici sul territorio. In occasione della mostra è pubblicato da Electa il catalogo “Somaini e Milano” a cura di Fulvio Irace, Luisa Somaini e Francesco Tedeschi.

Francesco Somaini nasce a Lomazzo (Como) nel 1926. Frequenta l’Accademia di Brera dal 1945 al 1947 sotto la guida di Manzù. Nel 1949 consegue la laurea in Giurisprudenza. Concorrono alla sua formazione di scultore in questi primi anni di attività i numerosi viaggi compiuti in Italia e all’estero fin dalla metà degli anni Quaranta. Esordisce alla Quadriennale di Roma nel 1948 ed espone per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1950, dove sarà presente anche nel 1954, 1956, 1958, 1960, 1964 e 1978. Nel 1955 si iscrive al MAC – Espace, intensificando la collaborazione con gli architetti all’insegna della “sintesi delle arti”. Nel 1956 partecipa alla Biennale di Venezia con grandi opere astratte in conglomerato ferrico, subito notate dalla critica internazionale, e tiene la prima personale alla Strozzina di Firenze. Nello stesso anno Léon Degand firma il testo della prima monografia. Nel 1957 prende avvio l’importante stagione informale che lo porterà al successo internazionale. In questa fase fonde le sue opere preferibilmente in ferro, piombo e peltro, che poi aggredisce con la fiamma ossidrica e pulisce nelle parti concave per accentuare l’espressività del dettato plastico. Nel 1959 riceve il premio come il migliore scultore straniero alla Biennale di San Paolo del Brasile. L’anno seguente tiene la prima personale all’Italian Cultural Institute di New York, con la presentazione di Giulio Carlo Argan, ed è invitato con una sala personale alla Biennale di Venezia.

Nel 1961 ottiene il primo premio della critica alla Biennale di Parigi. In questi anni tiene numerose personali in Italia e negli Stati Uniti e partecipa a tutte le più importanti collettive internazionali. Conclusasi la stagione informale, carica le sue opere di valenze simboliche, ponendo forme di violenta organicità in rapporto con volumi geometrici di impianto architettonico. Nella convinzione che la scultura abbia il compito di riqualificare il tessuto urbano (radicatasi già durante le esperienze compiute a grande scala, dalla metà degli anni sessanta ai primi anni settanta, in Italia e negli Stati Uniti), formalizza le proprie idee a livello utopico in numerosi studi progettuali, pubblicati nel volume “Urgenza nella città” (1972), steso a quattro mani con Enrico Crispolti. Sperimenta una tecnica personale di lavorazione mediante l’uso del getto di sabbia a forte pressione, che diviene a partire dal 1965 componente fondamentale del suo linguaggio plastico. Dal 1975 studia una nuova tipologia plastica, eseguendo tracce a bassorilievo con il rotolamento di una matrice astratta che lascia un’impronta in cui si rivela un’immagine. Nello stesso anno inizia a utilizzare il marmo.
Presenta le matrici, le tracce e i fotomontaggi di fantastiche visioni urbane nella sala alla Biennale di Venezia (1978) e nella personale al Wilhelm/Lehmbruck Museum di Duisburg (1979). Dalla metà degli anni Ottanta esegue lavori a grande dimensione in Italia e in Giappone, legati alla dialettica del positivo/negativo, e crea sculture improntate a un’organicità fortemente vitalistica, che propone nella retrospettiva al Palazzo di Brera a Milano nel 1997.Muore a Como nel 2005. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli dedica la prima retrospettiva postuma nel 2007.

Carlo Franza


 

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