L’Associazione Mercatino del Gusto, il Comune di Maglie-Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia, il Polo Biblio-Museale di Lecce con Regione Puglia,  presentano un progetto espositivo dedicato a Gio Ponti e al suo rapporto fecondo con la progettualità della tavola.
La mostra si sofferma sull’ampia cosmogonia di visioni di questo straordinario maestro internazionale del design, padre nobile del progetto, considerato dal mondo della critica un precursore.

Cintya Concari e Roberto Marcatti, gli architetti curatori, raccontano.

Il rapporto tra il più antico passato e le espressioni della contemporaneità è un leitmotiv a cui da sempre il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia di Maglie ha dedicato grande attenzione e ora trova ampia sintonia e perfetta condivisione di intenti con la programmazione del Polo Biblio-Museale di Lecce, che aderisce con entusiasmo a questo progetto espositivo (e alla pubblicazione che accompagnerà la mostra) in linea con quanto già avviato negli ultimi anni nel Museo Castromediano di Lecce, dove la contaminazione tra epoche e le geografie produce nuove visioni e connessioni.

La mostra, resa possibile per il generoso contributo del Gio’ Ponti Archives, del MUMAC, di collezionisti privati e di prestigiose aziende che partecipano con proprie produzioni uniche e preziose scaturite dalla vena artistica di Ponti, fa riferimento all’attenzione per l’artigianato e la tradizione della cultura mediterranea in una continuità tra tradizione ed innovazione.
Un design quello di Gio Ponti che contribuisce a esaltare le “diversità” della nostra società e a rivendicare la necessità di esprimerle attraverso la cultura del progetto, precisa Ugo La Pietra, designer e teorico tra gli autori dei contributi in catalogo.

Gio Ponti. È nato il 18 novembre 1891 a Milano, dove si laurea in architettura nel 1921. Nello stesso anno apre uno studio con Lancia e Fiocchi. Seguirà dal 1926 la collaborazione con il solo Lancia fino al ’33. E’ di quegli anni la casa di Via Randaccio a Milano e la Villa Bouilhet a Garches, Parigi. Nel 1927 fonda «Il Labirinto» con Lancia, Buzzi, Venini e Chiesa, gruppo che propone oggetti e mobili d’ avanguardia. Dal 1923 al 1930 è direttore artistico della Richard Ginori, per la quale disegna una collezione di ceramiche, premiata all’esposizione di Parigi nel 1925.
Parallelamente disegna per Christofle, Krupp, e Venini.
Nel 1928 fonda la rivista Domus che dirigerà per tutta la vita facendone uno strumento di diffusione di nuove idee progettuali in architettura, nel disegno d’arredo, nelle arti decorative. Della fine degli anni ’20 le prime « case tipiche », emblematicamente denominate « Domus », dove al concetto di italianità si accosta l’interesse per le teorie razionaliste. Nel 1933, con la casa Rasini ai Bastioni di Porta Venezia di Milano termina l’associazione con Lancia. 
Va ricordato in questi anni l’impegno nelle Triennali di Milano ed importanti progetti, con lo studio Ponti-Fornaroli-Soncini fino al 1945, tra cui il primo Palazzo Montecatini, il Palazzo RAI, a Padova il “Liviano” facoltà di lettere dell’Università e gli interventi negli interni di “Palazzo Bo” sede del Rettorato, l’Istituto di Matematica di Roma, Casa Marmont e Casa Laporte a Milano, Villa Donegani a Bordighera. Dal 1936 al 1961 è professore di ruolo alla Facoltà d’ Architettura del Politecnico di Milano. Nel 1941 fonda la rivista Stile, che dirigerà fino a1 1947. Del 1951 il secondo Palazzo Montecatini in largo Donegani a Milano Nel 1954 inventa il «Compasso d’Oro». Fin dai primi anni Cinquanta Ponti, dal 1952 associato con Fornaroli e Rosselli, avvia una straordinaria serie di progetti, espressione della teoria della «forma finita», nel campo dell’arredo con le « pareti organizzate » (mobile autoilluminante, finestre arredate, pannello cruscotto), del design di cui ricordiamo qui i mobili per Cassina (dalla sedia Leggera del ’51, alla poltrona Distex e Round del ’56…) e dell’architettura con la casa di Via Dezza, le ville Planchart e Arreaza a Caracas e Nemazee a Teheran. Del 1956 infine è la Torre Pirelli e del ’57 la sedia « Superleggera ». Negli anni ’60, l’attenzione di Ponti si sposta sulle superfici, sul colore e la luce.
Di questi anni sono, tra gli altri, il progetto dell’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, le chiese di San Francesco e San Carlo a Milano, l’edificio Montedoria in Via Pergolesi a Milano,la facciata del Bijenkorf a Einhoven in Olanda, quella del Palazzo INA in Via San Paolo a Milano, il Pakistan House Hotel ad Islamabad, fino ad arrivare, negli anni ’70, al Museo di Denver in Colorado ed alla Cattedrale di Taranto dove il lavoro sulle superfici si accentua fino alla smaterializzazione e l’architettura diviene un foglio traforato, che nel suo gioco con la luce, con pieghe e trasparenze, ne dissolve i volumi. Gio Ponti si spegne a Milano il 16 settembre del 1979.

Carlo Franza

 

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