Arte e Eros prende le mosse da un consistente nucleo di disegni – il più ampio mai presentato in Italia – di Pierre Klossowski, fratello del pittore Balthus e intellettuale di spicco del Novecento. Filosofo, scrittore e traduttore, negli anni Cinquanta inizia a illustrare i suoi romanzi. Focalizzati sull’immaginario sessuale, i suoi disegni si confrontano con parte della produzione erotica di Pierre Molinier, Hans Bellmer e Carol Rama.La mostra è aperta fino al 9 ottobre 2022.

Nato nel 1905, Pierre Klossowski è una delle figure chiave della Francia del Novecento, tra i protagonisti assoluti della riscoperta e rilettura dell’opera del Marchese De Sade, al centro del suo Sade prossimo mio. Riferimento per importanti filosofi, tra cui Michel Foucault e Gilles Deleuze, Klossowski è stato intellettuale, romanziere e traduttore.
È a partire dagli anni Cinquanta che inizia a illustrare i suoi romanzi e dal 1965 – anno di pubblicazione de Il Bafometto – si dedica esclusivamente al disegno abbandonando l’attività letteraria. Prima a matita e poi a pastelli colorati, le sue illustrazioni oltre a riprendere scene già presenti nelle sue opere letterarie approfondiscono quello che è stato uno dei temi centrali della sua produzione: l’erotismo. E questo accade per un motivo: la raffigurazione sfonda il limite imposto dallo scritto; il disegno supplisce con la sua immediatezza alla parola. L’opera grafica di Klossowski sostiene una “filosofia scellerata” che esplora impulsi sessuali implacabili: i personaggi, discostandosi dalle convenzioni sociali, sono rapiti da una condotta anomala e irriverente nei confronti della ragione.

In mostra il più ampio nucleo di opere di Klossowski mai presentato in Italia, 48 disegni di grande formato, instaura un confronto con la produzione di altri tre artisti – Carol Rama, Hans Bellmer e Pierre Molinier – coevi e profondamente influenzati dall’esperienza surrealista.

Per i Surrealisti l’esplorazione e la pratica del sesso rappresentavano uno dei percorsi per arrivare alla conoscenza, in un clima di libertà, disuperamento dei confini collettivi e cognitivi, di sperimentazione degli eccessi, dalle droghe alle orge. Obiettivo: oltrepassare i vincoli morali socialmente imposti.

Figli delle stesse geografie culturali e frequentatori degli stessi ambienti, Klossowski, Rama, Bellmer e Molinier esplorano il rapporto tra arte e eros con esiti del tutto differenti, tra provocazione pura e ricerca estetica. Eredi del Surrealimo, saranno a loro volta ispiratori delle artiste e degli artisti che nei decenni successivi indagheranno il corpo e la sua rappresentazione, la libertà sessuale, la body art.

Consigliata ad un pubblico adulto, Arte e Eros contribuisce alla liberazione e alla sdrammatizzazione di un immaginario erotico già molto noto agli studiosi e agli artisti. Il percorso espositivo inizia con alcuni tableaux vivants di Klossowski, disegni che raggiungono i due metri d’altezza e che mettono in scena le vicende erotiche delle sue opere letterarie, in particolare di Roberte ce soir, cuore della trilogia Le leggi dell’ospitalità.
Personaggio principale di questa serie di romanzi è Roberte, alter ego della moglie di Klossowski e sposa di Octave. Sottoposta alle leggi del marito, la protagonista deve assecondare le perversioni degli ospiti della casa.

I disegni rappresentano il punto di partenza da cui affiorano i temi chiave dell’erotismo di Klossowski: il rito religioso, l’aggressione, il feticismo e la curiosità adolescenziale.
A quest’ultimo centrale soggetto è dedicata un’intera sala della mostra: la pubertà rappresenta la scoperta del sesso in modo curioso, libero, voyeurista. L’intera produzione di Klossowski, se pur audace e provocatoria, resta controllata, intellettuale, come imbrigliata in una tensione che pare non risolversi mai. Al contrario, Rama, Molinier e Bellmer esplorano i propri mondi passionali in modo viscerale, psicologico, istintivo, irrazionale, persino deprecabile.

La mostra prosegue con una sezione dedicata a Carol Rama, Leone d’Oro alla carriera nel 2003. Caratterizzati da una forte carica erotica dagli enigmatici risvolti psichici, pittura e disegno diventano strumenti per dare libero sfogo alla sessualità − altrimenti relegata nella sfera dell’intimità − e all’inconscio più segreto. Tra le prime donne a dedicarsi a temi considerati scabrosi, rappresenta con una forza inedita il corpo femminile imperfetto, disfatto, impedito.

Totalmente diversa è la poetica di Pierre Molinier: “fluido” edonista precursore della body art, rifugge attraverso la fotografia quelle che considera le coercizioni della morale. Al Mart sono esposte circa 50 opere: autoscatti e fotomontaggi nei quali l’autore compare en travesti nella sua casa di Parigi. Qui la trasgressione vira verso il feticismo e il bdsm, tra tacchi a spillo, bambole e sex toys.

Infine Hans Bellmer è predatorio. La sua produzione è più organizzata e scientifica. Nelle fotografie e nei collage corpo e psiche si compenetrano con violenza, si fondono e mischiano rispondendo a pulsioni più estreme e inquietanti. È lui stesso a costruire una bambola sessuale da ritrarre con gusto surrealista e sguardo perverso, rappresentando il corpo abusato e la possessione. L’esposizione presenta diversi volti dell’eros, tra perversioni e libertà, capaci di mettere in forma alcune delle tensioni intrinseche dell’immaginario erotico. Il progetto è completato da preziosi contenuti video tra cui la proiezione di una selezione di scene tratte da Roberte ce soir, lungometraggio del 1979 interpretato dall’artista stesso e dalla moglie Denise Marie Roberte Morin-Sinclaire.

Arte e Eros è il primo capitolo di una trilogia Eretica e Erotica dedicata ad alcuni tra i principali “eretici” del Novecento: artisti che, con la loro vita e con le loro scelte, hanno messo in dubbio, discostandosi, i canoni morali del proprio tempo. A questa prima tappa seguiranno a novembre Eresia e l’anno prossimo una mostra di approfondimento sulla figura di Leonor Fini.

 

Pierre Klossowski (1905-2001). Pierre Klossowski è un pensatore, traduttore, scrittore e pittore nato a Parigi nel 1905 da una stirpe di artisti. Il padre Erich è pittore e storico dell’arte. La madre, Elizabeth Dorothea Spiro, dipinge ad acquerello e, dopo la separazione dal marito, intreccia una relazione con il poeta Rainer Maria Rilke. Sin dall’adolescenza, insieme al fratello minore Balthasar – che diverrà il pittore internazionalmente noto come Balthus –, entra in contatto con alcuni dei protagonisti dell’arte e del pensiero del Novecento. Ancora ragazzino, Pierre si fa notare dallo scrittore André Gide e partecipa alle attività dei surrealisti. Negli anni Trenta studia i testi libertini del Marchese De Sade e, affascinato dalla vita monastica, è novizio presso un convento domenicano. Abbandonata la vocazione religiosa, sposa nel 1947 Denise Marie Roberte Morin-Sinclaire, che diventerà uno dei soggetti principali del suo immaginario erotico e artistico. Tra le sue opere narrative spicca la trilogia intitolata Le leggi dell’ospitalità. A partire dal 1953 inizia a illustrare i suoi romanzi con disegni di grande formato e a ritrarre alcuni degli amici più cari. Il 1965, anno di pubblicazione de Il Bafometto, segna la conclusione della sua attività letteraria e l’avvio di una lunga fase dedicata esclusivamente al disegno. Nelle sue opere a matita e pastello Klossowski rilegge e rielabora le scene in precedenza narrate con le parole, continuando a esplorare le tensioni del suo immaginario erotico.

Hans Bellmer (1902-1975). Hans Bellmer nasce a Katowice, in Slesia, nel 1902. Trasferitosi prima a Karlsruhe e poi a Kassel, il giovane Bellmer manifesta uno spirito ribelle che collide con l’austera educazione familiare. Stravagante e incline al travestismo, negli anni Venti si trasferisce a Berlino dove frequenta l’irriverente scena artistica Dada. Nel 1933 interrompe i rapporti con il padre, divenuto un orgoglioso sostenitore del nazismo, fa voto di astenersi da qualsiasi attività lavorativa per opporsi al nuovo stato tedesco e dà vita a una bambola di metallo, gesso e legno che ritrae in un ciclo di scatti fotografici, con i quali esprime il suo immaginario erotico e contesta il culto del corpo perfetto che contraddistingue la Germania nazista. Nel 1934 André Breton pubblica sulla rivista Il Minotauro le fotografie della bambola di Bellmer, facendone una delle icone del Surrealismo. Nel 1935 l’artista approfondisce gli aspetti più oscuri delle sue fantasie erotiche con la serie fotografica Jeux de la Poupée, in cui utilizza una bambola più carnosa ambientata in interni domestici, parchi e giardini. Nel 1938 lascia la Germania e si rifugia a Parigi, dove prosegue la ricerca sul tema dell’erotismo femminile, interpretato secondo una logica di fusione e decostruzione dei corpi. Nel 1959 incontra la pittrice Unica Zürn, con la quale avvia un’inquietante storia d’amore e pornografia che mette a nudo i dettagli più intimi del corpo della donna. Dopo un decennio di ripetuti internamenti in manicomio, nel 1970 Unica si suicida gettandosi da una finestra del loro appartamento parigino, segnando, così, la fine di una delle storie d’amore più eretiche del Novecento.

Carol Rama (1918-2015). Olga Carolina Rama nasce a Torino nel 1918 da una agiata famiglia borghese. A partire dai tardi anni Trenta si dedica, da autodidatta, alla pittura. I suoi primi soggetti sono ritratti famigliari o figure dalla esplicita connotazione sessuale. Rama dipinge giovani nude, prive di arti o in sedia a rotelle che esibiscono un erotismo irriverente e provocatorio.
Dopo essersi iscritta senza successo all’Accademia di Belle Arti, frequenta la famiglia del pittore Casorati, che la incoraggia a proseguire la sua ricerca artistica, e partecipa attivamente al dibattito intellettuale torinese.
Negli anni Cinquanta Rama condivide con il pittore Albino Galvano l’adesione al ramo torinese del Movimento di Arte Concreta. La sua pittura si sposta quindi verso una geometria di particolare sensibilità lirica. Negli anni Sessanta ritorna allo spirito selvaggio delle origini con disegni e dipinti dalla forte carica erotica e psichica. È questo il periodo dei Bricolage: una serie di opere in cui l’artista incolla occhi di bambole, denti e unghie su una base pittorica carica di espressività materica. Negli anni Settanta si dedica a grandi tele che uniscono pittura e gomme di camere d’aria, un materiale povero e industriale di cui esplora il potenziale espressivo e che presenta come un simulacro dell’intestino o, più genericamente, del corpo abbandonato. A partire dagli anni Ottanta l’opera di Carol Rama è oggetto di un interesse sempre maggiore. Mentre l’artista recupera alcuni dei suoi principali stilemi espressivi, si moltiplicano le mostre e i riconoscimenti, tra cui il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia nel 2003.

Pierre Molinier (1900-1976). Noto in vita a una ristretta cerchia di cultori dell’arte erotica, oggi Pierre Molinier è considerato un precursore dell’edonismo sessuale e della fluidità. Molinier nasce ad Agen nel 1900 e diventa imbianchino seguendo le orme del padre. Dal 1919 lavora come decoratore a Bordeaux e nel tempo libero si dedica alla pittura figurativa. La svolta nella carriera di Molinier avviene nel 1951, quando un suo dipinto dal forte carattere erotico viene censurato in occasione dell’annuale Salone d’Arte di Bordeaux. Interrompe quindi i rapporti con gli artisti locali e avvia nuovi contatti a Parigi, trovando un sostenitore in André Breton, padre del Surrealismo, che lo definisce “maestro delle vertigini”. Negli anni Cinquanta lascia il suo lavoro per dedicarsi completamente all’arte e comincia a praticare con assiduità la fotografia. Intrattiene un rapporto epistolare con Emmanuelle Arsan, autrice del romanzo erotico Emmanuelle, e inizia a ritrarre in dipinti e fotomontaggi la feticista e sadomasochista tedesca Hanel Koeck. Nel 1972 lo scrittore e pornografo Peter Gorsen pubblica a Monaco un libro di fotografie di Molinier. Protagonista di molte delle sue immagini trasgressive è l’artista stesso che indossa biancheria femminile. Nel 1975 realizza una serie di scatti sul tema dell’indecenza e sulla figura dell’androgino che ritraggono gli artisti Luciano Castelli e Thierry Agullo. Pierre Molinier muore suicida il 3 marzo 1976.

Carlo Franza

 

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