Il magistrato Lucia Tramontana conquista la scena dell’Arte Italiana a Milano con una mostra alla Fondazione ATM
La mostra dal titolo “Un respiro continuo” dell’artista Lucia Tramontana rientra in un progetto artistico internazionale, “NUOVO ATLANTE DELLE
ARTI”, da noi ideato e diretto per la FONDAZIONE ATM di MILANO, istituzione attestata internazionalmente, che focalizza l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea. L’esposizione riunisce un certo numero di opere, capaci di campionare il percorso singolare di questa illustre artista. La mostra è aperta fino al 30 aprile 2023. All’inaugurazione ci sono stati anzitutto i saluti del Presidente Viola della Fondazione ATM, poi del dott. Francesco Caroprese vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e una mia prolusione come curatore della mostra.
Una serrata dialettica tra le ragioni della storia e del quotidiano e l’esigenza di una pittura come diario interiore, come transitorietà del quotidiano, porta il discorso pittorico recente di Lucia Tramontana in parte alla questione del realismo, quello più colto che trova in Käthe Kollwitz una antesignana singolare in ambito tedesco ed europeo, e in parte all’espressionismo dove il “reale” è qualcosa di assolutamente, radicalmente soggettivo, qualcosa da vivere dall’interno del proprio essere. Il nostro tempo, ovvero gli inizi del terzo millennio, hanno qualcosa di similare agli anni di inizio primo Novecento. Scriveva il critico d’arte austriaco Hermann Bahr (1863-1934), nel suo saggio “L’espressionismo” del 1916: “Noi non viviamo più, siamo vissuti. Non abbiamo più libertà, non sappiamo più deciderci, l’uomo è privato dell’anima, la natura è privata dell’uomo […]. Mai vi fu epoca più sconvolta dalla disperazione, dall’orrore, dalla morte. Mai più sepolcrale silenzio ha regnato sul mondo. Mai l’uomo è stato più piccolo. Mai è stato più inquieto. Mai la gioia è stata più assente, e la libertà più morta. Ed ecco urlare la disperazione: l’uomo chiede urlando la sua anima, un solo grido d’angoscia sale dal nostro tempo. Anche l’arte urla nelle tenebre, chiama al soccorso, invoca lo spirito: è “l’espressionismo”. Quindi dai dipinti di Lucia Tramontana, anche laddove l’immagine lascia il posto a una parete colloquiale, il suo realismo e il suo espressionismo vivono un battito obliquo, traslato, che non di rado opera nei termini di quell’idea eliotiana del “correlativo-oggettivo”; è in questa apparente bifrontalità che va ricercato il segreto e struggente fascino delle sue opere. L’attenzione alle mani ritratte in taluni lavori raccontano una storia antica e si protendono verso il futuro conservando la propria identità; le mani di Bruno Munari, le mani di Escher, le mani di
Shirin Neshat, fino al dito di Cattelan, ne sono un esempio. Omar Calabrese, in uno dei migliori recenti studi sull’autoritratto, afferma che questo tipo d’immagine-la mano-permette all’artista di dimostrare “una presa di possesso materiale ma soprattutto teorica: riconoscimento dell’autore in quanto autore empirico, ma anche definizione dell’autore in quanto entità astratta”. La mano parlante dell’autoritratto conduce “alla mobilità del protagonista, che comincia a “parlare” con i gesti […].L’autoritratto si fa sempre di più racconto, e consente al protagonista di parlare di sé parlando del dipinto che lo rappresenta”. Tra la fine degli anni Sessanta e primi anni Settanta, su questa scia, la sperimentazione dell’autoritratto video e cinematografico ha alcuni esempi significativi che cito; nell’opera Centers di Vito Acconci, del 1971, la gestualità della mano arriva a coincidere con il volto dell’artista: il dito indice è puntato al centro dello schermo come se il video restituisse l’immagine di uno specchio. E ancora, in Head catching lead di Richard Serra del 1968, la mano appare nell’atto di afferrare dei frammenti di lastre di piombo lasciate cadere dall’alto. Qui il movimento ipnotico e meccanico dell’aprirsi e chiudersi della mano dello scultore americano nella sua valenza performativa, sottolinea la natura concettuale del gesto e sembra rievocare nella semplicità più pura, l’attualità del motto: “la man che ubbidisce all’intelletto”. Lucia Tramontana moltiplica i punti di vista, come in un gioco di dissolvenze e con una chiara intenzione straniante, si osservi la particolare atmosfera di taluni lavori pervasi da un colore che detta il silenzio e l’articolarsi della netta plasticità della figura o di parti di essa, in molti casi del volto, delle gambe, del torso, delle mani e delle dita con il loro linguaggio. E’ un vigile colloquio in cui le opere della Tramontana si affidano alla sedimentazione di uno stimolo esterno, riproposte in una trasfigurante dimensione psicologica. Il suo è stato un percorso di avvertita ricerca, sempre all’interno del mondo figurale, una volta privilegiata fra segrete e dolci corrispondenze realiste, oggi più chiara l’esigenza di dare corpo a un urgente patrimonio di immagini interiori, sempre declinate in un clima scenografico altamente attuale e moderno. Certamente un complesso gioco di echi e di rimandi che circoscrivono le presenze e le cifre estetiche della vicenda umana.
Lucia Tramontana è nata a Carate Brianza nel 1967. Ha sempre vissuto e lavorato a Milano, eccetto un breve periodo torinese, dove svolge l’attività di Magistrato. Coniugata, con quattro figli, dipinge da tempo. Ha esposto in collettive italiane (vedi Galleria San Carlo – Milano). Nell’ottobre 2012 è invitata dallo Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza a tenere la sua prima mostra personale nel progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze; ed è ancora invitata dallo stesso Critico nel dicembre 2012 con alcune opere alla rassegna “Tessitura decembrina” all’Artestudio 26 di Milano e nel 2013 con una personale al Plus Berlin di Berlino. Ha vinto il Premio della Arti Premio della Cultura edizione XXIV 2012 per la pittura, al Circolo della Stampa di Milano. Nel 2021 è ancora l’illustre Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza ad invitarla nel Progetto “Scenari” con una mostra personale dal titolo “Ai confini del volto” al Plus Florence di Firenze. Del suo lavoro ha scritto lo Storico dell’Arte Carlo Franza. Nel 2022 una sua mostra dal titolo “Un respiro continuo” si tiene alla Fondazione ATM di Milano nel Progetto Nuovo Atlante delle Arti-Dodici, presentata dal Prof. Carlo Franza.
Carlo Franza