La Galleria Antonio Battaglia che ha sede a Milano in Via Ciovasso 5, proprio nel cuore di quello storico quartiere che è Brera, nell’ambito del ciclo di mostre per i vent’anni di attività, ha da qualche giorno inaugurato la prima personale in galleria dell’artista Piermario Dorigatti. Il titolo della mostra Solstizio, scelto dall’artista, allude al culmine della sua espressione pittorica in questo nucleo di opere recenti realizzate per la mostra messa in piedi proprio ad inizio estate; perché il giorno del solstizio d’estate corrisponde alla massima durata del giorno e la minima durata della notte, viceversa il giorno del solstizio d’inverno corrisponderà alla minima durata del giorno e alla massima durata della notte.   Quel che mi convince di Dorigatti è che negli anni non ha mai abbandonato la pittura, proprio lui che insegna all’Accademia di Brera, dico questo perché l’arte contemporanea si è portata  di questi tempi verso linguaggi multimediali  e installazioni vitali, mentre l’artista Dorigatti è  rimasto sempre in un continuo dialogo con il mezzo pittorico, trattando il quotidiano e il vissuto  in un modo espressivamente  forte, forsanche sgraziato, partecipando di quel linguaggio tedesco come ha mostrato certa arte arrivata da noi  fin dagli anni Ottanta, pur facendo lievitare forma, segno e materia. E’ verosimile che se da una parte Dorigatti negli anni ha attinto anche all’arte del brianzolo Gino Meloni, oggi un po’ dimenticato, è maggiormente visibile come il suo lavoro, i suoi grandi teleri hanno guardato a Kiefer, erede perfetto di un’arte che ha radici profonde nell’espressionismo, nell’espressione di sentimenti e stati d’animo che, tra Jung e Freud, tra Wagner e Goethe, tra Hans Baldung e Lukas Cranach, non possono non essere profondi, pesanti, impegnati. La  pittura di Dorigatti, forsanche perché ha origini trentine, brilla maggiormente  per la carica evocativa che gli è arrivata dal Neoespressionismo  tedesco dove è ancora forte la memoria dell’Espressionismo e dove le nuove generazioni sentono il bisogno di prendere le distanze da un passato di orrori;   e non solo  come Anselm Kiefer, elemento di spicco del Neo espressionismo, ma anche Markus Lupertz, Georg Baselitz, considerato un pioniere del neo-espressionismo, David Bomberg,  Arthur Merric Bloomfield Boyd che ha introdotto la pittura con le dita e la mano intera, perchè il contatto con il dipinto gli trasmetteva un maggior senso di libertà e piacere, fino  a A.R. Penck (pseudonimo di Ralph Winkler), artista tedesco che, attraverso la pittura e la scultura, indaga un unico nucleo tematico che gli consente di rappresentare, in ogni modo possibile, “il corpo della società umana o, meglio, la società umana come corpo”. E non c’è solo lo sguardo volto all’espressionismo tedesco, perché anche quello americano si affaccia evidente, a connotare lo stato del suo dipingere che non è più provinciale, ma con sguardi ampi e oltreoceano.

Ecco allora la figura di Dorigatti, il suo indagare l’uomo e il corpo, spesso nudo, il suo grande immaginario che mostra un travaso culturale ampio, ed espresso con una straordinaria forza pittorica e disegnativa in un andirivieni di lotta estetica tra pittura, segno e  superficie. Colori accesi capaci di raccontare la vita e l’esistere, il corpo che pulsa, la carne che trema, il tempo che sgocciola.  Piermario Dorigatti non a caso si definisce un pittore classico – per l’uso del colore e della pittura in genere- per l’esperienza vissuta che lo porta a confrontarsi con le più significative vicende dell’arte come l’espressionismo astratto americano. Negli anni ha esposto nella storica Galleria Morone di Enzo Spadon, che ha creduto fermamente nel lavoro di Dorigatti, ha incontrato Mattia Moreni, pittore rivoluzionario e da riscoprire che ruppe gli schemi dell’informale e della figurazione creando un linguaggio assolutamente autonomo e dirompente dell’immagine della pittura internazionale.

Piermario Dorigatti (Trento, 1954) vive e lavora a Milano. Si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti Brera dove oggi è docente di Tecniche dell’Incisione. Negli ultimi anni ha esposto in diverse mostre pubbliche: nel 2012, Pittore. Irrimediabilmente pittore, a cura di Angela Madesani, Palazzo Libera, Comune di Villa Lagarina, Trento; nel 2019 alla Galleria Civica di Trento, una doppia personale A tu per tu, con lo scultore Mauro De Carli, suo maestro, a cura di Margherita de Pilati. Sempre nel 2019 una personale al Museo Butti di Viggiù, Varese, a cura di Claudio Cerritelli. Nel 2022 alla Casa degli Artisti di Milano, invitato in una residenza d’artista con Lara Ilaria Braconi con una doppia personale dal titolo Antica straniera, a cura di Caterina Frulloni; nel 2023 Incolpevoli alla Basilica di San Celso, Milano, in una doppia personale con Luca Coser; Incognita, a cura di Remo Forchini, Antico Granaio di Nomi, Trento, con un testo di Raffaella Pulejo. Nel mese di luglio 2023 l’artista sarà presente al Palazzo Imperiale Hofburg di Innsbruck in una mostra collettiva sulla collaborazione di scambi culturali tra la Galleria Antonio Battaglia e il gallerista Bertrand Kass.

Carlo Franza

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