Palazzo Strozzi a Firenze presenta Yan Pei-Ming, Pittore di storie, la più grande mostra  -visitabile fino al 3 settembre 2023- mai dedicata in Italia all’artista franco-cinese, parte del progetto sviluppato con Palazzo Strozzi Future Art  e la Fondazione Hillary Merkus Recordati.
A cura di Arturo Galansino, Direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione propone un percorso di oltre trenta opere che permettono di esplorare la potente e originale ricerca dell’artista sulla relazione tra immagine e realtà, in un cortocircuito tra vita personale e storia collettiva, simboli e icone della cultura e della storia dell’arte tra Oriente e Occidente.

Esplorando generi come il ritratto, il paesaggio, la natura morta e la pittura di storia, i suoi dipinti prendono vita a partire dal modello di immagini fotografiche estrapolate da fonti diverse, come immagini personali, copertine di giornali, still cinematografici o celebri opere della storia dell’arte. “La storia – ha affermato Pei-Ming – ha un ruolo fondamentale nel mio lavoro, anche perché è governata dal conflitto tra la vita e la morte, vale a dire l’idea della fine della condizione umana. Penso sia proprio questa lotta perpetua a commuoverci”.

Yan Pei-Ming è sicuramente l’artista di origine cinese più famoso al mondo. Un pittore nato a Shanghai nel 1960 che nel 1980, quando la controriforma di Deng Xiao Ping rese possibile agli studenti cinesi di uscire dal paese, riesce a partire alla volta della Francia dove si fa ammettere all’École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Digione e quindi a stabilirsi a vivere oltralpe.

Da qui parte il suo successo, per aver dato seguito a un mondo dove Mao era “il padre della patria” e l’icona stessa della Rivoluzione cinese, ma rivisto in una chiave pop  proprio da Pei-Ming, portando l’iconografia di propaganda  in una prospettiva pop, warholiana,  che ha trovato  proprio in Occidente l’esplosione più vera. L’esposizione di Yan Pei-Ming propone un percorso di oltre trenta opere che raccontano la potente e originale ricerca dell’artista franco-cinese sulla relazione tra immagine e realtà, carpendo vita personale e storia collettiva, ma anche simboli e icone della cultura e della storia dell’arte tra Oriente e Occidente. Ecco  i tre autoritratti che Pei-Ming colloca nella sala di apertura, o il grande ritratto della madre che si sostiene di fronte alla grande tela gialla della guida spirituale del Buddha. O il quadro del padre ammalato che si specchia con l’immaginario funerale dello stesso artista per contenere una potentissima sala della morte di Mona Lisa, che viene ingigantita ed estesa in un grande paesaggio che ne esalta ed annulla la stessa immagine.  E si badi bene, non c’è colore, tutto dominato da un fortissimo bianco e nero. Poi la sala cinese, a dominanza rossa naturalmente, e dove Mao Zedong e Bruce Lee, ying e yang, Beijing e Hong Kong, posti a confronto e poi di nuovo moltiplicati con le colossali rappresentazioni di due animali simbolici come il dragone e la tigre. E ancora il tempo, la volatilità del giudizio umano, con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, personaggi dell’anno e copertine di Time magazine a quattordici anni di distanza l’uno dall’altro. E ancora la sala dedicata all’Italia dove in tre tele mette insieme Aldo Moro assassinato nella Renault 4 delle BR, il corpo massacrato di Pier Paolo Pasolini trovato al Lido di Ostia e un crocefisso, preso e ingigantito da un fotogramma dal film di PPP “Il Vangelo secondo Matteo”. E non manca Adolf Hitler, Benito Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù a Piazzale Loreto, e la moltiplicazione di Marat, il Napoleone che si autoelegge imperatore, papa Innocenzo X e GoyaVelazquez . Tante storie che sfidano la Storia con la esse maiuscola, segnate e disegnate da Yan Pei-Ming che  è pittore vero, verissimo, al di là dei tanti pittorelli che si scimmiottano in Italia e pensano d’essere grandi e non lo sono, le cui tele io non appenderei neppure nel sottoscala.

La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze come parte del progetto Palazzo Strozzi Future Art sviluppato con la Fondazione Hillary Merkus Recordati.

Carlo Franza

 

 

 

 

 

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