Tra i fenomeni artistici più interessanti, a cavallo tra XX e XXI secolo si pone, senza ombra di dubbio, la repentina comparsa dell’arte cinese contemporanea. Sino all’altro ieri, la Cina pareva un luogo remoto, distante, misterioso, rivelandosi ha improvvisamente sconvolto tutte le gerarchie sin qui consolidate sia dal punto di vista storico, sociale ed economico che ovviamente, anche artistico e culturale. Improvvisamente tutto ciò che accade in Cina, riguarda anche noi, direttamente o indirettamente. Piaccia o non piaccia, questa è la realtà di un futuro che ci riguarda sempre più da vicino e che non si può ignorare.

Lo sviluppo, spasmodico e repentino della Cina, non poteva è quasi ovvio constatarlo non riguardare anche il mondo dell’arte. Il momento chiave, di questa comparsa dell’arte cinese sulla scena mondiale e da collocarsi nei primi anni ottanta, a seguito di una protesta attuata dai giovani artisti cinesi e di cui , artisti come Xiao Lu recentemente celebrata al museo Guggenheim di New York o Song Yon Ping le cui opere sono al Paul Getty Museum oltre che al Moma furono tra i protagonisti.

La presenza dell’arte cinese dopo questi fatti degli anni ottanta subì inevitabilmente una accelerazione, in buona parte dovuta all’improvviso interesse per la Cina che coinvolse anche gli artisti i quali voltarono prontamente il loro sguardo ad occidente. Sopratutto, elaborando, furbescamente, una forma di Pop Art definito pop-cinico in quanto poneva al centro la critica verso la classe politica dell’epoca oltre ad irridere la degenerazione dei comportamenti di una nascente società consumistica. Questo primo gruppo diede vita ad una seconda generazione, quella attuale, e di cui si occupa, in modo esaustivo, questa mostra. Generazione che di questo boom economico e di queste aperture ha goduto pienamente e che ha trovato, nel solco precedentemente tracciato, una nuova forma di espressione. La mostra, pensata per la città di Milano, visitabile fino all’8 ottobre 2023  testimonia di questo nuovo percorso, coinvolgendo maestri ormai già consolidati e ricercati come Yin Kun o Xing Jun Qin, Ma Han, Xin Haizhou o il grande Xu Deqi, figlio di una visione Pop che ha marcato pesantemente l’arte cinese degli anni ottanta e novanta, ma che ha saputo intelligentemente distaccarsene, imponendo un nuovo filone, definito Pop Ludico.

Xu De Qi presenterà a Milano opere inedite, pensate appositamente per questa mostra e che parlano della cancellazione della pittura da parte dell’arte contemporanea. Tra le sorprese della mostra vi sarà una nutrita presenza femminile che, se negli anni ottanta, con Xiao Lu l’hanno vista tra le protagoniste del cambiamento, trova oggi in personalità dirompenti, come ad esempio quella di Zhang Hongmei definita affettuosamente la Sonia Delaunay cinese, una delle personalità più interessanti a livello internazionale e tra le protagoniste di questo nuovo corso dell’ arte cinese. Già presentata al Centre Pompidou, al Barbican di Londra e nei musei e circuiti artistici internazionali rappresenta un esempio di quanto l’arte femminile sia capace di realizzare. La mostra è prodotta e organizzata da Comune di Milano – Fabbrica del Vapore e Navigare Srl con il patrocinio di Italy China Council FondationChina NewsCentro di Collaborazione e Scambi Culturali Italia-CinaUnione Imprenditori Italia Cina, in collaborazione con Art Book Web e Diffusione Cultura.

Carlo Franza

 

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