Il 19 ottobre scorso 2023, nella sede romana della Casa d’Aste Capitolium Art, Spazio all’Arte, ha avuto luogo un evento particolare, “L’ADDIO DELLA DUCHESSA”. Un’artista, identificata per anni come la “Duchessa della pittura”, ed un abito che da fisico diventa per anni mentale e artistico. Proprio in questo spazio in Via delle Mantellate, dove lavorava e abitava Mario Schifano, Antonia Di Giulio incontra il Maestro. Nacque, complice un abito settecentesco, da Duchessa di Valmont, un dialogo che dette inizio al ruolo della Duchessa per Antonia Di Giulio. “L’epoca del Rococò, quando l’horror vacui barocco diventa capriccio teso all’eccentricità e diventa in qualche modo ansietà da camera, diventa sentimento domestico interpretato in maniera festevole dall’abito della pittrice, dalla Duchessa della pittura che porta al passaggio dell’abbigliamento in uno spazio che è quello della esemplarità” scrive Achille Bonito Oliva nel testo critico del catalogo della mostra. – “È un abito che non avrei voluto togliere mai” – ha commentato Antonia Di Giulio all’opening. Ad ogni tela esposta nelle mostre della pittrice è sempre affiancato uno degli scatti che Mario Schifano fece in questo studio. Fino ad oggi, quando l’Artista decide di cambiare direzione al suo percorso artistico. Achille Bonito Oliva definisce la sua arte “pittura che viaggia dal ‘700, sfonda il 2000 nella coscienza di una durata che l’ambivalenza, il doppio gioco dell’arte di tessitura e superficie, travestimento e abbigliamento, velocità e regressione, ridondanza e disciplina, possano prolungare la vita ad un’arte oggi sempre più mortificata da una tecnologia che ne assorbe tutti i risultati scremandone la sua utopia. Antonia di Giulio conserva invece dell’utopia il concetto, la definizione u-topos, dal greco “non luogo”. “Ella si sospende nel tempo e attraversa lo spazio della pittura, si disloca in una oscillazione, una sorta di altalena Watteau del ‘700, ci introduce in questo viaggio verso Chythera, un viaggio verso la poesia su un’altalena che ha alle spalle il ‘700 e di fronte il 2000″. 

Questa operazione che mostra la commistione di fotografia e pittura non è nuova, ma sempre esaltante. Già nel 1993 nella storica Galleria Tribeca di Milano presentavo  con testo in catalogo la mostra “L’Io e Io” di Roger Corona, parve la citazione più verosimile di un esercizio compiuto nel mondo dell’arte visiva. Una mostra in cui la fotografia incontrava le suggestioni dell’arte; un raffinatissimo bianco e nero con l’intervento del soggetto fotografato a dare il segno di sé. L’obiettivo di Roger Corona puntò la macchina fotografica su Getulio Alviani, Gianni Bertini, Agostino Bonalumi, Eugenio Carmi, Lucio del Pezzo, Franco Grignani, Ignazio Moncada, Bruno Munari, Tullio Pericoli, Arnaldo Pomodoro, Emilio Tadini, Luigi Veronesi;  ritratti interiori, costruiti, su dodici dei quali, Corona,  ha chiesto ai propri personaggi la collaborazione ad un intervento mirato a quattro mani.

Ora vedere queste foto di Mario Schifano che ritraeva la musa Antonia Di Giulio a cui faceva indossare un abito  da duchessa quasi a riportarla in altre epoche, e sulle stesse poi interveniva con segni, tracce, segni, immagini,  è oltremodo ancora un’operazione pop.

Nell’incontro che ha aperto il 19 ottobre la mostra, introdotto dal Responsabile di Spazio all’Arte, Willy Zuco, l’Ambasciatore Umberto Vattani, cultore dell’arte, ispiratore tra l’altro dell’operazione artistica della Collezione Farnesina a Roma, racconta di come Schifano abbia intravisto nella allora giovanissima Antonia una fonte nuova di ispirazione anche per lui, sempre curioso, sempre in costante ricerca. Schifano le fa indossare l’abito, in una curiosa esperienza fotografica e pittorica e un costante gioco tra coperto ed esibito, cogliendo l’occasione di variare sul tema del Barocco. Le pennellate di Schifano su alcune delle fotografie, in particolare quelle che disegnano ali intorno al corpo di Antonia, quasi a farne un angelo, ispirano a loro volta verso l’alto la pittura di Antonia Di Giulio, come si nota nelle grandi tele delle “Nuvole” in mostra a Spazio all’Arte. Tra le fotografie di Schifano esposte inoltre, ha evidenziato l’Ambasciatore Vattani, alcune già indicano l’imminente svolta: la necessità della pittrice di svestirsi di quell’abito e voltare pagina. Così indica la grande fotografia realizzata su carta d’argento e montata come un ritaglio su una tela bianca a sancire il passaggio della pittrice da un luogo a un altro; e così un’altra foto esposta, dominata dalla trasparenza, dove si distinguono solo i tratti del volto e Antonia tiene in mano un oggetto sfumato, che si rivela essere una piccola tela, la tela con la quale l’artista darà inizio ad un nuovo percorso.( Le foto sono dello Studio Idini Fotografia).

Carlo Franza

 

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