Un lungo viaggio che ha inizio dall’Unità, nel 1861, e prosegue fino ai primi anni 2000, con il passaggio all’euro. A proporlo è la Banca d’Italia che nella sede di Trieste espone una serie di tagli storici da mille lire provenienti dal Museo della moneta di Roma.

Il taglio iconico, simbolo dell’italianità, potrà essere ammirato, anche in qualità di capolavoro dell’arte grafica, nel Salone del pubblico durante open day, in occasione dell’iniziativa “In viaggio con la Banca d’Italia”, un percorso a tappe attraverso il Paese per promuovere la cultura finanziaria, raccontare la banca centrale e aprire un dialogo diretto con persone, imprese e istituzioni. Era il 1939 quando Gilberto Mazzi cantava la celebre “Mille lire al mese”. Sono passati più di settant’anni. La lira è scomparsa, fuori uso. Oggi ci dobbiamo sorbire l’Euro, una moneta che ha impoverito tutti. Qualcuno la conserva ancora come ricordo. Piccole monete o banconote di carta conservate in chissà quale cassetto. E sempre lì, nascosti in qualche angolo, anche i sogni e i desideri di allora, più che mai simili a quelli di oggi.

Vari gli esemplari esposti in una mostra “esclusiva”, allestita a Trieste “per la prima volta in Italia”, come è stato spiegato oggi dalla sede locale della banca centrale.

Nell’allestimento anche esemplari emessi dalle banche regionali nella seconda metà dell’Ottocento, come Banca nazionale toscana, Banco di Sicilia, Banco di Napoli, caratterizzate da personaggi esistenti e allegorici distintivi dell’Italia e dei territori, per arrivare alle mille lire emesse dalla Banca d’Italia, rappresentate dal biglietto disegnato da Barbetti (1897) e da quello disegnato da Capranesi (1930), “pregiatissimo”, soprannominato “Le regine del mare”, sul cui recto sono rappresentante le repubbliche marinare di Venezia e di Genova.

Completano la selezione le banconote dei periodi di occupazione americana e inglese (1943) e le mille lire emesse dalla seconda guerra mondiale in poi, raffiguranti Giuseppe Verdi (1962 e 1968), Marco Polo (1982) e Maria Montessori (1990).

Secondo uno studio, come ha reso noto il direttore della sede di Trieste della Banca d’Italia, Marco Martella, le mille lire rapportate al Pil pro capite nel 1896, anno della prima lira emessa da Bankitalia, valevano il 257% del Pil pro capite, ovvero servivano due anni e mezzo di lavoro per guadagnarle. Nei primi anni 2000, al termine del corso legale della moneta, mille lire valevano lo 0,002% del Pil pro capite. “Questa mostra non racconta solo una storia inflazionistica, ma anche quella della crescita economica del Paese”, ha sottolineato Martella.

 Carlo Franza


 

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