Figlio di un’importante famiglia della borghesia comasca, dai primi anni Cinquanta Luca Scacchi Gracco inizia un’inarrestabile carriera di viaggiatore e avventuriero che lo porta a conoscere l’arte europea, ma anche a scoprire le terre del Medioriente e dell’Africa. Fare la spola tra l’Italia e il mondo lo rende un fine conoscitore dell’arte popolare e gli consente di promuovere nel nostro paese alcuni tra i più importanti artisti europei. Parallelamente si impegna nell’attività di pittore, guardando inizialmente alle ricerche informali del secondo dopoguerra e divenendo, ben presto, un originale interprete dell’arte astratta. La mostra che il Mart di Rovereto dedica fino al 3 marzo 2024  alla sua opera raccoglie documenti relativi alla sua attività di mercante d’arte, precoce mediatore per l’Italia delle opere di Francis Bacon, Gustav Klimt, Egon Schiele, George Groz, Emil Nolde e Otto Dix, nonché di titolare dello Studio d’Arte Contemporanea a Milano. Accompagna i documenti una selezione di quadri. Le grandi tele di Scacchi Gracco sono testimoni di una ricerca articolata su un complesso intreccio di piani e di forme che astraggono alfabeti antichissimi – forse memoria delle esperienze mediorientali – e allo stesso tempo evocano modelli futuribili.

Vediamone da vicino la sua storia. Così lo ebbe a definire il mio maestro Giulio Carlo Argan: “L’uomo più forte ed arrogante del momento, più svelto di tutti, più intelligente, aveva superato in astuzia e preceduto di vent’anni i mercanti stranieri”.

Luca Scacchi, noto anche con lo pseudonimo di Gracco (1930 Milano – 25 gennaio 2014) è stato un gallerista e critico d’arte italiano. L’attrice Greta Scacchi è sua figlia. Luca Scacchi nacque nel 1930 e fu soprannominato “Gracco” da Pablo Picasso di cui era frequentatore e amico; l’appellativo lo accompagnò tutta la vita ed egli alla fine decise di utilizzarlo come secondo cognome.
Fu uno dei maggiori scopritori di talenti del Novecento. Uomo dal carattere poliedrico, grande viaggiatore, cosmopolita e poliglotta, aveva creato intorno a sé un alone di mistero tale che al Bar Jamaica, locale storico di cui era assiduo frequentatore, giravano voci (peraltro mai confermate dai fatti) che fosse stato persino un agente segreto.

Ma il suo amore per l’arte e la sua capacità di comprendere le opere lo portarono a svolgere quella che divenne la professione della sua vita: il gallerista. Nel 1956 aprì a Milano in via Emilio De Marchi, 5 la sua prima galleria: Studio d’Arte Contemporanea, dove riuscì a esporre una ventina di quadri di Francis Bacon, la prima mostra dell’artista inglese fuori dalla sua terra, sapendone anticipare almeno di qualche lustro la sua fama. Concesse a Bacon l’uso di un suo garage a Londra in prossimità di King’s Road quando l’artista, conosciuto per i suoi Papi urlanti, si trovò a vivere un periodo difficile, e fu ancora Scacchi a presentarlo a Godfrey Pilkington, direttore della Piccadilly Gallery. La sua galleria era sempre ricca di opere d’arte e di oggetti provenienti da ogni parte del mondo, proprio per questa sua capacità intuitiva di riconoscere il bello; dall’Iran con i tappeti, da New York con le lampade Tiffany – il primo a portarle a Milano – riuscendo ad acquistare e rivendere tra le migliori opere d’arte degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo.

La sua galleria ospitò poi opere di Gustav Klimt, -fu lui il primo acquirente del dipinto Speranza che fu esposto nella sua galleria, poi venduto ed esposto nella Galleria Nazionale di Budapest -, e ancora Gerge Grosz, Piero Manzoni, Sutherland, Henry Moore, artisti non sempre riconosciuti nel circuito artistico italiano. Diventò il mercante d’arte di maggior successo degli anni Sessanta del Novecento.  Ebbe quattro figli: Greta Scacchi e i due gemelli Tommaso e Paolo, tutti e tre avuti da Pamela Risbey, ballerina e curatrice d’articoli d’antiquariato inglese. In seguito al divorzio e nel corso della relazione successiva, nacque Sarah Georgette. Fu anche un artista: il suo viaggio in Egitto e la visione delle piramidi lo entusiasmarono a tal punto che egli realizzò il dipinto Isola misteriosa esposto nel 2009 nella mostra Luca Scacchi Gracco – Ritorneranno le piramidi.  La galleria d’arte milanese rimase aperta per dodici anni con l’esposizione di 34 mostre, ma la critica cittadina, nel 1963 non apprezzò la sua scelta di esporre opere di Piero Manzoni, questo causò il ritiro dei finanziatori che ne costrinsero la chiusura. La sua dichiarazione che ne seguì fu molto severa con la città lombarda.

Carlo Franza

 

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