Giuseppe Cavalli campione della fotografia tra elogio della composizione e del paesaggio italiano in mostra a Trani/Puglia
Dopo le mostre dedicate a Tina Modotti nel 2019, a Ferruccio Ferroni e Piero Percoco nel 2020 e a Letizia Battaglia nel 2023, Palazzo Beltrani ospita un altro dei protagonisti della fotografia: Giuseppe Cavalli. L’esposizione “Elogio della composizione. La fotografia di Giuseppe Cavalli”, in collaborazione con l’Archivio Eredi Giuseppe Cavalli con il contributo di Alessia Venditti e il progetto grafico di Andrea Venditti, è il primo tra gli appuntamenti imperdibili della ricca ed eterogenea nuova stagione artistica per il 2024 del Centro Culturale Polifunzionale della Città di Trani.
Giuseppe Cavalli, nato 120 anni fa nella città di Lucera, è un artista prestigioso e acuto critico di punta del dopoguerra italiano, caposcuola dell’high-key e promotore culturale con altri protagonisti del suo tempo. Attraverso le pagine della rivista Ferrania ha contribuito a elevare questa arte, anche con il volume “8 fotografi italiani di oggi” e la promozione del movimento La Bussola accanto ai valenti colleghi Finazzi e Leiss, Lerder e Veronesi. Con una raccolta di oltre ottanta opere, l’esposizione vuole ripercorrere le tappe fondamentali della sua esperienza artistica tra produzione fotografica e critica arguta.
L’intera programmazione 2024 gode dei patrocini della Città di Trani- assessorato alle Culture; Regione Puglia -Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e valorizzazione del Territorio; PACT Polo Arti Cultura Turismo Regione Puglia; TPP Teatro Pubblico Pugliese; Associazione delle Arti ETS; Festival internazionale di Andria Castel dei Mondi.
Nato a Lucera (FG) il 29 novembre 1904, Giuseppe Cavalli è con il suo gemello Emanuele l’ultimo di sette fratelli. Si laurea in Giurisprudenza a Roma nel 1929, ma non svolge la professione forense; torna infatti per qualche tempo nella città natia e nei primi anni Trenta avvia la ricerca fotografica. Trascorre la vita a Senigallia, dove si spegne prematuramente il 25 ottobre 1961.
La sua è una formazione prevalentemente umanistica. Emanuele, raffinato pittore tonalista ed esponente della Scuola romana, consente al suo gemello Giuseppe di seguire da vicino gli sviluppi dell’arte coeva. Uomo di raffinata cultura, Giuseppe Cavalli legge i classici, ama la musica e si diletta per qualche tempo nella direzione e recitazione in ambito teatrale.
Si fa conoscere all’inizio degli anni Quaranta con il volume “8 fotografi italiani d’oggi”, ma è nel 1947 che palesa la propria intenzione di fare della fotografia una forma d’arte sulla rivista “Ferrania”, grazie al manifesto del gruppo fotografico La Bussola, che egli stesso fonda. Dopo La Bussola, e nel tentativo di rinnovarne la linfa vitale, costituisce un secondo gruppo fotografico, il Misa, al quale parteciperanno tra gli altri Ferruccio Ferroni, Piergiorgio Branzi e Mario Giacomelli.
La mostra tranese, a 120 anni dalla nascita dei gemelli Cavalli e a 10 dalla scomparsa dei figli di Giuseppe, Daniele e Mina, intende omaggiare il maestro indiscusso della fotografia high-key del dopoguerra. Con una raccolta di oltre ottanta elementi, l’esposizione vuole ripercorrere le tappe fondamentali dell’esperienza artistica cavalliana, tra produzione fotografica e critica arguta.
Giuseppe Cavalli riunì intorno a sé un vero e proprio cenacolo di celebri autori della fotografia (Finazzi, Leiss, Vender, Veronesi, Balocchi, Branzi, Ferroni, Giacomelli, Bice De’ Nobili, Parmiani, Pellegrini), ma fu anche critico appassionato, attivo sulle riviste specializzate del tempo. In tema di produzione fotografica, invece, si contraddistinse per una sempreverde coerenza di visione, ancor più robusta se si considera la sua parabola artistica piuttosto breve.
Le opere presenti a Palazzo Beltrani hanno il compito di compendiarne il lavoro, mostrandolo nelle sue differenti declinazioni: dal ritratto alle nature morte, dall’amata terra d’origine alla fotografia di paesaggio, il cui racconto è affidato, all’interno della mostra, alle stampe vintage. A partire dalla metà degli anni Trenta, infatti, Giuseppe Cavalli compie i primi passi nella sperimentazione del processo fotografico e la Puglia, nei cui territori si muove tra la bianca Alberobello e la sempre cara Lucera, diviene soggetto privilegiato.
Ascrivibili all’ambito della fotografia di paesaggio, i vintage riportano l’elemento naturale con la medesima forza compositiva di quei paesaggi urbani dove la presenza dell’uomo sembra scandire il ritmo del tempo e la sospensione dello spazio.
Le “copiette“, invece, presentate a testimonianza della metodologia adottata dal fotografo in fase di selezione, sono piccole stampe d’autore riproducenti le opere di grandi dimensioni e riassumono, nella loro globalità, l’intera produzione cavalliana.
L’esposizione si pone dunque come obiettivo la conoscenza dell’opera del maestro pugliese, ponendo altresì l’accento sul legame con il territorio che gli diede i natali e si configura quale prosecuzione del mirabile lavoro di divulgazione della sua esperienza, condotto a Lucera.
La mostra tranese è anche occasione preziosa per ricordare un’altra esposizione, “Giuseppe Cavalli. Fotografie 1938-1961″, tenutasi nel 1983 presso la galleria barese Spazio Immagine. Poco menzionata, ma di fondamentale importanza per comprovare l’interesse dei paesaggisti più tardi verso l’opera di Cavalli anche in terra pugliese, fu curata da Carlo Garzia. Vennero all’epoca esposte stampe d’autore di proprietà degli eredi Cavalli, tra i quali anche alcuni scatti del periodo maturo, in certa maniera “neorealisti”.
Il progetto di Palazzo Beltrani, eccezion fatta per le esposizioni tenutesi nella natia Lucera, è stata la prima mostra che omaggia Giuseppe Cavalli in Puglia dopo 41 anni.
Carlo Franza