Ovunque si respira Guercino”: così si può sintetizzare il resoconto della sosta di Johann Wolfgang von Goethe a Cento, in provincia di Ferrara, città emiliana che ha dato i natali al pittore Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Frase che è anche l’intestazione dell’iniziativa della Regione Emilia-Romagna, iniziata due anni fa, di scoperta e valorizzazione di tutti quei luoghi emiliano-romagnoli dove sono conservate le opere del maestro del Barocco, per celebrare e indagare a fondo questo magnifico pittore.

Un’intensa attività di ricerca e promozione che ha portato a un altro straordinario episodio di questo progetto: la nuova mostra aperta a Cento (Fe) sabato 21 settembre  negli spazi della chiesa di San Lorenzo con il titolo: “Guercino, un nuovo sguardo. Opere provenienti da Forlì e da altri luoghi nascosti”, fino al 31 dicembre 2025.

“Cento si conferma il centro nevralgico delle celebrazioni del suo grande maestro dopo un anno della riapertura della Civica Pinacoteca “il Guercino”. -affermano il sindaco di Cento Edoardo Accorsi e l’assessore alla cultura Silvia Bidoli– Oggi, con l’inaugurazione di questa nuova mostra, può ragionevolmente considerarsi come la destinazione turistica per eccellenza per chi vuole scoprire e conoscere il mondo che si cela dietro al grande maestro del Seicento Italiano. L’esposizione mira non solo a riportare alla luce opere nascoste provenienti da chiese centesi e luoghi privati, ma soprattutto a valorizzare le 5 tele giunte da Forlì, in particolare due grandi pale d’altare di Guercino: la commovente Annunciazione (così simile a quella di Pieve di Cento) e l’intenso San Giovanni Battista”.

Con l’incredibile concentrazione di opere del Guercino che conserva, Cento si candida a diventare il centro magnetico di attrazione di quel ‘sistema regionale Guercino’ che la Regione intende promuovere e sostenere– spiega l’assessore alla cultura della Regione Emilia-Romagna Mauro Felicori-. Pochi mesi fa abbiamo inaugurato il Museo Guercino, a lungo chiuso dopo il sisma. Ora, per il tempo che durerà la mostra che inauguriamo oggi, Cento, di “Musei Guercino” ne avrà di fatto due, grazie alla generosità del Comune di Forlì che ha messo a disposizione due (più 3 della scuola) tele formidabili provenienti dal Palazzo Merenda, ora in restauro, e ai tanti partner, dal Comune di Cento, alle due fondazioni, agli animatori artistici, ai tecnici. A Cento– ha aggiunto- stiamo conducendo un progetto-pilota per i rapporti fra le istituzioni: l’esperienza di una Regione sorella dei territori, che li affianca sul piano politico, finanziario, artistico, nei progetti che possono superare l’interesse locale e trainare tutta l’Emilia-Romagna nella sua ambiziosa competizione con le metropoli culturali europee.”

Venti grandi opere,
 la maggior parte inedite pale d’altare, a firma di Guercino e dei suoi allievi, che fino ad oggi erano nascoste all’occhio del pubblico perché custodite in sedi non visitabili. Un percorso tra i capolavori del Guercino e della sua scuola provenienti da vari luoghi chiusi: chiese ancora inagibili a causa del sisma del 2012 e musei in corso di ristrutturazione, che hanno affidato alla città natale dell’artista questi capolavori “invisibili”.

Partendo dalla generosità del Comune di Forlì, che ha messo a disposizione cinque opere provenienti dal Palazzo del Merenda chiuso per ristrutturazione.

Due sono le grandi pale che lo stesso Guercino inviò alla città, in grado di dimostrare la straordinaria tenuta qualitativa che connota la fase estrema dell’artista: l’”Annunciazione” (1648) e “San Giovanni Battista” (1653-1655). Ad esse si affiancano la bellissima “Madonna del Rosario con i santi Domenico e Caterina” del nipote di Guercino Benedetto Gennari e, destinate sempre a chiese forlivesi, la pala con i “Santi Anna e Gioacchino inginocchiati di fronte all’Eterno” di Cristoforo Serra, allusiva al mistero dell’Immacolata Concezione. Accanto lo “Sposalizio mistico di santa Caterina d’Alessandria”, opera sorprendente dell’ancora poco noto Giuseppe Maria Galeppini.

Tutti dipinti in grado di intrattenere un dialogo serrato con il patrimonio già  in mostra nella Pinacoteca di Centro, nonché con altre opere ospitate dalla stessa chiesa di San Lorenzo. Anche se a partire dal 1642 il Guercino si era ormai trasferito a Bologna, i dipinti presentati confermano l’autorevolezza di una scuola che manteneva le proprie radici a Cento e ne ribadiscono l’indiscutibile originalità.

L’ambiente in cui si è formato il pittore è testimoniato dalla pala “San Lorenzo e san Pancrazio” (1610) di Carlo Bononi, proveniente dalla chiesa di San Lorenzo di Casumaro, e dalle lunette del rarissimo Giovanni Battista Gennari, uno dei capostipiti della famiglia che accompagnò l’attività del maestro.

Dalla chiesa del Rosario provengono cinque magnifiche grandi tele di Guercino. Questo luogo fu per l’artista, per molti anni priore dell’Arciconfraternita, un luogo dell’anima. Inaugurata il 13 giugno 1645, vide probabilmente il pittore contribuire al progetto della facciata oltre che realizzare molti dei capolavori esposti all’interno.

Databili 1644-45 sono in mostra: la Crocefissione e i tre dipinti della volta raffiguranti “Il Padre Eterno Benedicente”, “San Francesco”, “San Giovanni Battista”. Inoltre del 1622 la tela del Guercino “L’Assunta” con il suo illusionistico scorcio “dal sotto in su”.

Tutti questi capolavori del Guercino possono essere confrontati con opere analoghe, offrendo uno spunto di riflessione su pittori, alcuni assai rari, ancora da studiare. Dalla chiesa di san Pietro di Cento provengono: di Matteo Loves la “Madonna con il Bambino, con san Bernardino da Siena e l’angelo custode” (1630-40); di Matteo Mingarini la tela “Sant’Omobono” (1661). Inoltre di Benedetto Zalone databili 1620 circa due capolavori: la “Madonna Assunta con i santi Bonaventura, Francesco e la donatrice” e la “Madonna di San Luca con i santi Antonio Abate, Paolo, Sebastiano e Gregorio Magno”.

Dalla chiesa di san Biagio di Cento proviene la “Madonna in gloria con i santi Caterina da Siena, Francesco di Paola, Gaetano Thiene” di Benedetto Gennari (1659-60).

Infine da una collezione privata di Modena, si inseriscono nel percorso della mostra due tele di grandi dimensioni di Giovan Battista Gennari: “Natività della Vergine” (1606) e “Visitazione” (1606).

Carlo Franza

 

 

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