Il Nobel per la Letteratura 2024 alla scrittrice sudcoreana Han Kang. La scrittrice narra le connessioni tra corpo e anima, i vivi e i morti.
Gli intellettuali di mezzo mondo -me compreso- attendevano da tempo questa singolare svolta, questa decisione. Finalmente l’Accademia di Svezia ha assegnato il 10 ottobre 2024, il Nobel 2024 per la Letteratura a Han Kang, scrittrice originaria della Corea del Sud, “per la sua intensa prosa poetica che affronta le ferite della Storia e mostra la fragilità della vita umana”. Nata a Gwangju nel 1970, ha già vinto il prestigioso Man Booker Prize nel 2016 per La vegetariana, romanzo che l’ha fatta conoscere e apprezzare anche in Italia, dove è stata pubblicato da Adelphi nella traduzione di Milena Zemira Ciccimarra. Quel romanzo – estremo, provocante e provocatorio, sensualmente distruttivo e affilatissimo – si incentra sulla figura di una donna, Yeong-hye, moglie e madre resa anonima dalla società che ha intorno, che decide di diventare vegetariana e così consumarsi in un turbine violentemente fiabesco che, dal rifiuto della carne, la porta anche a rifiutare ogni tipo di convenzione fino alla decisione estrema di perdersi nell’indifferenza vegetale. La vegetariana sarà presentato, nell’adattamento teatrale di Daria Deflorian, al Romaeuropa Festival dal 29 ottobre al 3 novembre dopo il debutto in prima nazionale al Teatro Arena del Sole di Bologna per ERT (dal 25 al 27 ottobre). Ecco cosa narra in “La vegetariana”: «Ho fatto un sogno» dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l’ideale di un’estatica dissoluzione nell’indifferenza vegetale. La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell’ordinario quando si inceppa il principio di realtà – proprio come avviene nei sogni più pericolosi.
Poetessa, scrittrice di racconti e romanziera in attività dalla metà degli anni Novanta, Kang è stata per anni un’autrice limitata agli stretti confini del pubblico coreano: lo stesso La vegetariana era uscito lì nel 2007 ma ci volle quasi un decennio prima che arrivasse al pubblico, e quindi al successo, internazionale. In Italia sono stati tradotti nel frattempo altri due suoi romanzi, sempre da Adelphi. Anzitutto Atti umani del 2016, arrivato da noi l’anno dopo, che parte dalla durissima repressione di un corteo studentesco avvenuta nel 1980 proprio a Gwangju, in seguito al colpo di stato e alla legge marziale, la cui ferocia Kang descrive senza sconti e con una lingua che è tanto potentemente letteraria quanto è realisticamente sanguinosa; poi “Atti umani” in cui si legge di una palestra comunale, decine di cadaveri che saturano l’aria di un «orribile tanfo putrido». Siamo a Gwangju, in Corea del Sud, nel maggio 1980: dopo il colpo di Stato di Chun Doo-hwan, in tutto il paese vige la legge marziale. Quando i militari hanno aperto il fuoco su un corteo di protesta è iniziata l’insurrezione, seguita da brutali rappresaglie; Atti umani è il coro polifonico dei vivi e dei morti di una carneficina mai veramente narrata in Occidente. Conosciamo il quindicenne Dong-ho, alla ricerca di un amico scomparso; Eun-sook, la redattrice che ha assaggiato il «rullo inchiostratore» della censura e i «sette schiaffi» di un interrogatorio; l’anonimo prigioniero che ha avuto la sfortuna di sopravvivere; la giovane operaia calpestata a sangue da un poliziotto in borghese. Dopo il massacro, ancora anni di carcere, sevizie, delazioni, dinieghi; al volgere del millennio stentate aperture, parziali ammissioni, tardive commemorazioni. Han Kang, con il terso, spietato lirismo della sua scrittura, scruta tante vite dilaniate, racconta oggi l’indicibile, le laceranti dissonanze di un passato che si voleva cancellato. “L’ora di greco” del 2011 (in Italia nel 2023), che accompagna una donna che cerca di recuperare la parola aggrappandosi all’estraneità del greco e a un professore immigrato tempo prima in Germania, riflettendo così sui margini invalicabili delle lingue nel definirci. Tradotti anche due racconti raccolti in Convalescenza, storie di due donne diversissime (una che elabora la morte della sorella e l’altra che si trasforma in una pianta), accumunate dalla volontà di riflettere sulla dissoluzione dei corpi, delle anime e delle relazioni. Prezioso il romanzo “Convalescenza”: Una donna cerca risposta agli interrogativi che la morte della sorella ha lasciato insoluti: perché, senza un motivo apparente, aveva cominciato a detestarla? Perché, pur essendo in tutto più dotata, si sentiva inferiore a lei? Perché sembrava tenere la vita a distanza, «come se scansasse del cibo dall’odore nauseante»? E nel secondo pannello di questo dittico di racconti un’altra donna, per sfuggire a un’esistenza che la intossica, a poco a poco si trasforma in una pianta: la sua inquietudine si placa, il suo corpo sofferente fiorisce e dà frutti – prima di appassire, forse per sempre. Ci sembra di conoscerle, queste figure femminili che richiamano i motivi e l’aura della Vegetariana, ma non cessano di stupirci per la loro straniata singolarità. Creature dolenti, sedotte dal richiamo dell’autoannientamento come unica forma di difesa dalla violenza insita nel nutrirsi, nel sentire, nel vivere. «Presto, lo so, perderò anche la capacità di pensare, ma sto bene. È da tanto tempo ormai che sognavo questo, poter vivere solo di vento, sole e acqua». Col suo tocco elusivo, la prosa scabra di Han Kang sfiora ancora una volta l’orrore senza spiegarlo e ci lascia, attoniti, a contemplare la disturbante malìa del rifiuto di sé.
L’opera di Han Kang nella sua totalità sembra voler lavorare, con precisione puntuale e con altrettanta fantasmagoria espressiva, sui punti, i luoghi e le occasioni in cui la nostra cultura e la nostra morale incontrano il limite, l’impossibilità e il crollo. I suoi temi e i suoi personaggi girano attorno alla violenza, al dolore, alle costrizioni patriarcali e in fondo a tutte quelle occorrenze in cui l’umanità si ripiega su sé stessa e cerca improvvisate e impreviste soluzioni di sopravvivenza. Se gli scritti sono così deflagranti e imprevedibili, la sua autrice è al contrario schiva, riflessiva, riservata. Ha reagito con decisione e discrezione allo scandalo che ha colpito la versione in lingua inglese de La vegetariana, con la traduzione Deborah Smith (anche lei insignita del Man Booker) accusata di soluzioni poco fedeli e ben oltre la licenza linguistica. E anche ora, quando i rappresentanti dell’Accademia di Svezia l’hanno raggiunta per dirle del Nobel 2024, “stava trascorrendo una giornata qualsiasi, aveva appena finito di cenare col figlio”. “Non era proprio preparata alla notizia”, ha confidato Anders Olsson, a capo del comitato Nobel, “ma abbiamo già parlato dei preparativi per dicembre”, quando si recherà a Stoccolma per ricevere la prestigiosa medaglia. Gli accademici svedesi hanno sottolineato l’arte di Kang nell’individuare «le connessioni tra corpo e anima, i vivi e i morti», lodando il modo in cui la scrittrice affronta «traumi storici e insiemi invisibili».
Han Kang è una scrittrice coreana, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 2024. Vittoria che le ha permesso di diventare la prima autrice asiatica nella storia ad aggiudicarsi tale riconoscimento. Nata nel 1970, è figlia dello scrittore Han Seungwon e come il padre ha vinto il Yi Sang Literary Award. Studiosa di letteratura coreana alla Yonsei University, ha iniziato la sua carriera come poetessa. Nelle sue opere Han Kang si confronta con traumi storici, esponendo la fragilità della vita umana, enfatizzando le connessioni tra corpo e anima, vivi e morti, con uno stile poetico unico e sperimentale, confermandosi un’innovatrice della prosa contemporanea. In Italia i suoi romanzi sono pubblicati da Adelphi. Tra i titoli ricordiamo, La vegetariana, vincitore dell’ International Booker Prize nel 2016, Atti umani (2017), Convalescenza (2019), L’ora di greco (2023), Non dico addio (2024).Han Kang nel 2024 ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: «per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana.»
Carlo Franza