Roberto Matta la prima mostra istituzionale in Italia dedicata all’artista cileno a Ca’ Pesaro-Galleria Internazionale d’Arte Moderna/Venezia
Ogni individuo, ogni vita umana, è una scommessa col proprio io, con se stessi, col mondo (Roberto Matta, Morfologie verbali, 1986)
Roberto Matta 1911-2002 a è la prima mostra istituzionale in Italia dedicata all’artista cileno; punta a restituirne l’eclettica personalità e l’espressione di una vasta gamma di idee e modalità di conoscenze: scientifica, culturale e filosofica. Cittadino del mondo, visionario, autore poliedrico, pittore e disegnatore, architetto e scultore, artista militante, Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren (Santiago del Cile, 1911 – Civitavecchia, 2002) è certamente uno degli artisti più importanti del Ventesimo secolo e, al tempo stesso, tra le figure meno celebrate e rappresentate nelle collezioni dei musei italiani. La mostra di Ca’ Pesaro si inserisce così nei progetti di approfondimento, ricerca e riscoperta degli autori del Novecento portati avanti dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, partendo dai capolavori custoditi nella sua collezione – in questo caso Alba sulla terra del 1952.
La mostra ricorda e rinnova inoltre il suo legame storico con Venezia. Nella città lagunare, Matta arriva per la prima volta nel 1948, tra gli artisti della collezione Peggy Guggenheim ospitata nell’epocale esposizione al Padiglione della Grecia. Sempre a Venezia nel 1953, in occasione dell’esposizione Matta 1949-1953 al Museo Correr organizzata da Galleria del Cavallino e sotto l’egida di Carlo Cardazzo, un’opera di Matta entra per la prima volta in una collezione pubblica italiana: esposta nella mostra in Sala Napoleonica, Alba sulla terra viene acquistata dal Comune di Venezia per Cà Pesaro
Protagonista “ufficiale” del Surrealismo di cui si celebra nel 2024 il centenario, Matta ha sviluppato un suo linguaggio visivo particolare; il suo universo è sorprendente, complesso, articolato, non ascrivibile ad un unico linguaggio. L’irrazionalità, l’inconscio, l’automatismo psichico e la materia che si deforma, patrimonio del surreale, si uniscono alla fondamentale esperienza a Parigi come collaboratore di Le Corbusier. Allo stesso tempo, la componente geometrica, architettonica e costruttiva nelle forzature prospettiche e degli sconfinamenti verso la quarta dimensione, che contraddistinguono la sua produzione matura, conservano l’eco dell’amore per la poesia e della giovanile vicinanza a Breton e ai suoi sodali. La mostra intende celebrare il geniale e grandemente influente artista di origini cilene, e la sua poliedrica creatività, espressa nella produzione di dipinti, disegni, sculture, progetti di architettura e oggetti di design.
E ancora, pur trasgredendo costantemente la linea di confine tra astrazione e figurazione, esercita un’influenza cruciale sugli espressionisti astratti americani degli anni Quaranta. Ma soprattutto, l’opera di Matta si presenta fin da subito come partecipe del mondo della fantascienza, come precursore di un’estetica dove le atmosfere dei videogiochi si mescolano a quelle della Street art.
La mostra si apre con un’opera monumentale, oltre 10 metri di lunghezza, degli anni Settanta: Coïgitum (1972), che esprime la natura di instancabile sperimentatore dello spazio. Si entra nel mondo di Matta con un’opera che unisce l’immaginario surrealista alla costruzione architettonica e allo sfondamento non- Euclideo dello spazio. L’artista si presenta fin da subito come partecipe del mondo della fantascienza e come il precursore di un’estetica, che lui amava definire “da Leonardo da Vinci alla NASA”, dove si mescolano le atmosfere siderali dei videogiochi e quelle della Street art.
Il percorso espositivo si svolge poi secondo una cronologia rigorosa, ma non rigida. Emergono così le diverse anime di Matta, tra dipinti monumentali e sculture – una foresta di totem di animali, figure mitologiche, sedute troneggianti, archetipi dagli echi mediterranei e delle civiltà precolombiane – che invadono l’ingresso, la corte, l’androne del Museo. Accanto, oggetti di design contemporanei, come il sistema di sedute Malitte: una composizione modulare di cinque blocchi, oggi prodotta da Paradisoterrestre e a disposizione del pubblico della mostra. E poi oggetti e sculture in vetro, figlie della straordinaria esperienza veneziana della Fucina degli Angeli.
Non ultimo, c’è il Roberto Matta militante: arte e politica si fondono a partire dal dopoguerra, sull’onda delle atrocità e nel ricordo di Federico García Lorca, a cui era profondamente legato, ucciso dai franchisti. Della rivoluzione cubana visse con intensità la prima stagione, quando sull’isola si radunarono gli artisti europei e latinoamericani, colmi di speranze sul “socialismo tropicale”. Tra opere più significative esposte a Ca’ Pesaro vi sono l’intensa La Question, 1958, che richiama la questione della Guerra d’Algeria, la monumentale La Chasse aux adolescents, grande tela che evoca la rivoluzione del maggio francese del 1968, oggi di drammatica attualità e l’intensa El Burundu Burunda ha muerto del 1975 che affronta il tema della guerra civile colombiana degli anni Cinquanta.
Un impegno profetico anche la sua sensibilità alle tematiche ecologiche, espresse nei soggetti e fino all’applicazione pratica degli allestimenti, realizzati senza cornici, usando basi di recupero, oggi diremo, concepite secondo un’ottica di sostenibilità. Sulla stessa lunghezza d’onda si è sviluppato anche il progetto allestitivi di Ca’ Pesaro, realizzato con il gruppo di Design Differente.
Carlo Franza