Nicola Verlato e la generazione del mito. La mostra al Museo San Domenico di Imola
Imola, gennaio 2025 – In considerazione del crescente numero di visitatori che durante le feste natalizie hanno raggiunto il Museo San Domenico di Imola per visitare la mostra “Nicola Verlato. Myth generation” e del notevole interesse che l’evento
espositivo sta suscitando nei confronti del pubblico e della critica, Imola Musei annuncia la proroga della mostra – la chiusura era inizialmente prevista per il 19 gennaio – fino a domenica 2 febbraio 2025.
Curata dal direttore di Imola Musei, Diego Galizzi, e organizzata dal Comune di Imola – Imola Musei grazie al supporto della Galleria Giovanni Bonelli di Milano, Myth Generation presenta più di cinquanta opere appositamente selezionate per rappresentare al meglio il percorso espressivo dell’artista: per la maggior parte dipinti, ma anche disegni e sculture. Si tratta della più importante rassegna antologica mid-career dell’artista dopo i recenti eventi espositivi che lo hanno visto protagonista alle Terme di Diocleziano e al Maschio Angioino di Napoli.
Pittore, scultore e digital artist, Nicola Verlato (Verona, 1965) è noto a livello internazionale per la sua particolare ricerca incentrata sul rapporto tra pittura, arti plastiche e new media, proponendo un’estetica nuova e spiazzante, ispirata in parte all’arte rinascimentale e seicentesca, in parte alle sollecitazioni contemporanee tratte dal cinema, dai cartoons, dai videogame e dalle tecnologie di realtà virtuale.
“Abbiamo la possibilità di ammirare ad Imola un artista di caratura internazionale – commenta l’Assessore alla Cultura Giacomo Gambi – e il pubblico sta rispondendo con grande interesse e curiosità. La proroga della mostra darà la possibilità a chi non l’ha ancora fatto di scoprire la sorprendente arte di Verlato, oltre che le straordinarie collezioni permanenti del Museo San Domenico”.
Quello di Verlato è un linguaggio originalissimo, stupefacente e per certi versi dissacrante, che si confronta con il mondo moderno in veloce trasformazione e con le narrazioni del nostro tempo, individuando storie e soggetti che possano incarnare una sorta di mitologia del contemporaneo. Tra surrealismo pop, accademismo e iperrealismo visionario, l’artista indaga il nostro immaginario in continuo mutamento e i processi di formazione delle mitologie di ieri e di oggi, offrendo il suo pennello alla loro necessità di prendere forma attraverso l’arte. Osservare la modernità con le sue narrazioni, elaborare immagini inedite, senza preconcetti o preclusioni, estrarle dal tempo ordinario per inserirle nella dimensione permanente del mito. È questo il percorso creativo di Verlato, e per compierlo guarda necessariamente all’antichità e a come gli eroi protagonisti delle tradizioni orali si sono sedimentati nelle coscienze degli uomini ed hanno preso possesso dello spazio attraverso il processo di formalizzazione degli artisti. Nasce da qui l’intenso ciclo esposto in mostra dedicato a Pier Paolo Pasolini, protagonista con la sua stessa esistenza e con la sua morte di una sorta di sacrificio dell’arte poetica, oppure l’interesse per alcune icone pop del nostro tempo, come James Dean, capofila di una serie di drammatiche immagini che alludono ai nostri destini apparentemente attratti verso il precipizio.
Forte di una cultura figurativa che si è formata con lo studio della grande tradizione artistica del passato, dalla statuaria antica all’arte rinascimentale fino a Pontormo e Caravaggio, Verlato combina le iconografie e i canoni dell’arte classica con un universo di suggestioni visive contemporanee, dando luogo a combinazioni sorprendenti e di grande impatto, ricche di contaminazioni col mondo della fantascienza, dei fumetti, dei videogames e delle tecnologie di modellazione in 3D.
“La forza immaginifica di Verlato – commenta il curatore della mostra Diego Galizzi – non può lasciarci indifferenti. Scene caotiche e cariche di tensione, atmosfere graffianti, accostamenti irriverenti, spettacolari effetti di luce, corpi michelangioleschi che sembrano vivere di un’eterna irrequietudine. In questi dipinti riviviamo gli echi di un passato ancestrale che riaffiorano continuamente, reinterpretati e a volte stravolti, ma in primo piano c’è sempre una costante ed è la figura dell’Uomo, con i suoi valori ma anche col suo disordine morale. Con questo stupefacente mix di classicità e di surrealismo allegorico Verlato riesce a dar forma all’instabilità dell’oggi e a prefigurare scenari futuri
rispecchiandosi in un passato mitico che non smette mai di affascinarci“.
Per l’Assessore alla Cultura Giacomo Gambi, “dopo la grande mostra dedicata a Bertozzi&Casoni, Imola Musei torna ad aprirsi alle tendenze dell’arte contemporanea. Questa importante mostra su Nicola Verlato ci dà l’opportunità di presentare al pubblico un autorevole esponente, di valore internazionale, del forte ritorno della pittura figurativa nell’arte di oggi. Ciò che affascina e colpisce nei suoi dipinti è la proposta audace, a tratti sfrontata, con cui riesce a combinare magistralmente lo sguardo sulla civiltà di oggi e la rievocazione, ciclica in quanto irresistibile, del mito. I suoi lavori dimostrano che le storie, le tensioni e le contraddizioni del mondo contemporaneo possono essere efficacemente rappresentate in un difficile equilibrio tra ordine e disordine, attraverso una convinta fedeltà alla grande tradizione pittorica del passato, sia dal punto di vista tecnico che di linguaggio”.
Fino al 2 febbraio 2025 sarà possibile visitare la mostra “Nicola Verlato. Myth Generation” con i seguenti orari: venerdì dalle 15 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Il biglietto dà diritto all’accesso alle collezioni permanenti del Museo San Domenico (Collezioni d’Arte della Citta e Museo Giuseppe Scarabelli).
Nicola Verlato è un pittore, scultore, architetto, musicista nato a Verona nel 1965. Ha iniziato molto presto a modellare sculture disegnare e dipingere. All’età di 9 anni vendeva le sue prime opere. Dai 9 au 14 anni ha studiato pittura nello studio di un anziano frate (Fra Terenzio al secolo Quirino Barbone) in un monastero a Lonigo, in provincia di Vicenza. Ha studiato liuto e composizione presso i conservatori di Verona e Padova. Ha studiato architettura all’Università di Venezia. All’età di 15 anni ha esposto alla sua prima mostra in un luogo istituzionale. Successivamente ha lavorato per famiglie aristocratiche veneziane realizzando ritratti e grandi composizioni per palazzi e ville oltre a decorazioni e scenografie per grandi eventi. È entrato nel sistema dell’arte contemporanea solo successivamente, esponendo in gallerie e musei a livello internazionale. Tra le numerose occasioni espositive, la 53a Biennale di Venezia nel 2009, le Biennali di Praga e Tirana, la Quadriennale di Roma nel 1996 e nel 2008, le Mostre al Palazzo Reale di Milano, al PAC e al MART, al Museo Nazionale di Stoccolma, e di Helsinki, la Nuit Blanche di Toronto, l’Akron Museum e le White Columns di New York, Le Terme di Diocleziano a Roma, La Galleria Nazionale di Matera e il Maschio Angioino di Napoli oltre a numerose altre. Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Museo MART di Rovereto, del George Lucas Museum di Los Angeles, del Musac di Salamanca e del Museo Iloilo (Filippine). Ha collaborato, tra gli altri, con Fiat e Gatorade, in campagne pubblicitarie basate sul suo stile pittorico. Ha diretto video musicali, campagne pubblicitarie e progettato scenografie per videoclip musicali. Il suo lavoro e’ rappresentato dalla Galleria Giovanni Bonelli in Italia e Morten Poulsen Gallery a Copenhagen. Dopo 14 anni trascorsi a Venezia, 7 a Milano, 7 a New York e 7 a Los Angeles, ora vive e lavora a Roma. Il suo lavoro è eminentemente figurativo e fa perno sulla materializzazione di narrazioni e mitologie moderne e antiche volendo dimostrare l’assoluta continuità dei temi centrali dell’umanità che si adattano continuamente ai cambiamenti del tempo mantenendo nell’arte la loro riconoscibilità. Per rendere i suoi lavori sempre più efficaci per una percezione il più possibile ampia dal punto di vista sociale, dal 1992 ha iniziato ad implementare il suo processo lavorativo con le nuove tecnologie CGI. In questo campo è sicuramente un pioniere, se non il primo in assoluto ad aver sposato pittura tradizionale e modellazione digitale. Alcuni dei suoi progetti più importanti si basano sull’integrazione della pittura tradizionale e della modellazione digitale e sull’influenza estetica dei videogiochi nell’arte contemporanea. Ha tenuto lezioni e convegni in varie istituzioni tra cui: Accademie di Firenze, Roma e Verona, SVA di New York, Conference of architecture and urbanism in Toronto, Gnomon School Los Angeles, Villa D’este Tivoli, Museo Macro Roma, IIC Los Angeles. Ha insegnato pittura per alcuni semestri alla New York Academy di New York dove ha introdotto studenti e docenti all’implementazione della CGI e della pittura tradizionale.
Carlo Franza