Una rivoluzione di portata mondiale, che ha riportato indietro il tempo di secoli, instaurando una teocrazia fondamentalista, che ha messo il Medio Oriente in subbuglio. La storia dell’Iran con la rivoluzione islamica, con fuori Reza Pahlavi, l’ultimo scià di Persia, e l’arrivo del turbante nero di Khomeini. Tutto ciò lo troviamo nel libro che va letto e riletto.  E’ “L’Iran dei mullah” di Souad Sbai, Armando Curcio Editore 2024, 250 pagine, 19 euro.  E’ un libro coraggioso, premiante,  che prende, stringe il cuore, fa male e mette ognuno di noi in agitazione, fra mille interrogativi. Dal 1979 ad oggi, l’Iran ha attraversato profonde trasformazioni politiche e sociali. La Rivoluzione islamica guidata dall’ayatollah Khomeini ha segnato l’inizio di una Repubblica teocratica, guidata attualmente dall’ayatollah Ali Khamenei. Questo libro esplora le radici della rivoluzione, analizzando le tensioni economiche, sociali e politiche che hanno portato al malcontento verso il regime dello Scià. Con un focus sull’ayatollah e il suo ruolo centrale nella formazione dell’opposizione, il libro offre una panoramica dettagliata dei cambiamenti avvenuti nel Paese. Attraverso eventi cruciali, si delinea il contesto che ha portato alla rivoluzione e all’ascesa dei mullah al potere. Un viaggio affascinante nel cuore della storia iraniana recente, con un’analisi approfondita delle dinamiche politiche e sociali che continuano a plasmare il destino dell’Iran e del Medio Oriente.

Per secoli l’Islam  dormiva, appariva ai più come una religione estinta o morta.  Non era così, ci siamo illusi per tanto tempo.  Basti pensare che nel 1979 l’Enciclopedia Einaudi non aveva una voce sull’Islam. Poi tutto è cambiato con quell’imam dal turbante nero dei discendenti del Profeta Maometto, che lo ha risvegliato, portandoci verso una apocalisse ancora in corso a motivo di una rivoluzione-involuzione. E’ stato l’Iran, proprio con Salman Rushdie, a indicare uno scrittore da uccidere per via delle sue critiche all’islam. E’ stato l’Iran a movimentare l’idea di colpire le comunità ebraiche nel mondo; è stato l’Iran a promuovere la negazione dell’Olocausto a politica di stato; è   stato l’Iran nel 1983 a introdurre la bomba umana in Medio Oriente.   Tutto ciò voluto dall’Iran. Tutto è partito dal pensiero di Khomeini. Era lui l’uomo col turbante nero. Per la prima volta in cento anni l’ayatollah Khomeini ha riportato la pena di morte per una adultera a Shiraz, lapidata con altre cinquantuno persone dal 1979. Un rapporto 1987 delle Nazioni Unite stimava -già allora- che settemila persone erano state fucilate, impiccate, lapidate dopo la rivoluzione del 1979. Da allora e ancora oggi, l’Iran impicca, mutila, lapida, tortura e fa sparire persone, tanto che il successore di Khomeini, certo Hossein-Ali Montezeri, da lui chiamato “il frutto della mia vita”, ebbe a dire che “nel resto del mondo credono che la sola attività praticata in Iran sia uccidere”.  Ciò oggi è ancora più vero. L’Iran è paese leader nell’esecuzione di minorenni, 73 messi a morte dal 2005 al 2015; e poi ebrei, cristiani accusati di blasfemia, donne, gay (si calcola ne siano stati impiccati oltre seimila), dissidenti, scrittori, ecc.  E mi fermo qui, perché nel libro la visione e la descrizione è raccapricciante. Sangue ne scorre troppo. “L’Iran dei Mullah” non si limita a descrivere la struttura politico-religiosa del regime, espone le radici storiche e culturali che hanno portato alla sua attuale forma. La scrittrice delinea il percorso che ha condotto alla Rivoluzione Islamica del 1979, evidenziando come le figure religiose abbiano saputo consolidare il proprio potere, sfruttando le debolezze di un sistema politico corrotto e oppressivo. I Mullah, figure centrali nella governance iraniana, non solo detengono il potere politico, ma influenzano profondamente la cultura e la società. Souad Sbai offre una panoramica delle restrizioni imposte dalla legge islamica, colpendo in particolare le libertà individuali, la libertà di espressione e i diritti delle donne, che si trovano spesso in una posizione subalterna. Un aspetto centrale del libro è la voce delle donne iraniane e il loro ruolo nella lotta contro la repressione. Souad Sbai racconta storie di  vivace e coraggiosa  resistenza che emergono anche in un contesto così oppressivo. Le donne, nonostante le restrizioni imposte dal regime, continuano a lottare per i propri diritti e per una società più giusta e libera. Il velo portato dalle donne diventa, ancora oggi, strumento di lotta e di insurrezione contro i mullah.

Così leggiamo nel libro l’Introduzione del Dr. Ali RASTBEEN Presidente dell’Académie de Géopolitique di Parigi: “L’Iran, un paese con una storia che affonda le sue radici nella gloriosa Persia antica, è il risultato di una civiltà complessa e armoniosa che ha influenzato profondamente la storia mondiale. Dalla fusione delle tribù ariane con culture locali più di quattromila anni fa, l’Iran si è evoluto attraverso diversi imperi, mantenendo una forte identità nazionale, nonostante le incursioni arabe e le successive dominazioni turche e mongole. La resistenza all’Islam iniziale ha preservato la lingua persiana come simbolo di questa identità. Tuttavia, con l’imposizione del regime teocratico dopo la rivoluzione del 1979, la società iraniana ha vissuto un periodo di repressione, discriminazione e sfide alla libertà. Oggi, la lotta per i diritti umani e la sovranità nazionale è al centro delle aspirazioni del popolo iraniano, che cerca di allineare il proprio futuro ai principi democratici e universali, mentre la memoria e il patrimonio culturale persiano continuano a rappresentare un’importante fonte di orgoglio e identità”.

Ecco la Prefazione di MARIOFILIPPO BRAMBILLA DI CARPIANO Direttore del Dipartimento di Storia delle Relazioni Internazionali dell’Unimeier: ” L’ultimo libro di Souad Sbai offre un’analisi approfondita della storia contemporanea dell’Iran, dalla rivoluzione islamica del 1979 fino ai giorni nostri. L’autrice esplora il passaggio dalla monarchia laica dei Pahlavi alla teocrazia degli ayatollah, evidenziando come questo cambiamento abbia non solo devastato secoli di tradizione e cultura, ma anche alterato gli equilibri geopolitici del Medio Oriente. Attraverso un’esplorazione della storia millenaria dell’Iran, caratterizzata da imperi, invasioni e trasformazioni sociali, Sbai delinea l’evoluzione da un antico impero a un regime teocratico radicale. Analizza inoltre le conseguenze della modernizzazione sotto lo Scià, le tensioni sociali e le cause della rivoluzione, con un occhio attento agli eventi attuali e alle dinamiche di potere che continuano a influenzare la stabilità regionale”.

Souad Sbai, giornalista e politica italiana di origine marocchina, ha da sempre posto al centro della sua attività temi quali i diritti delle donne, l’integralismo religioso e l’immigrazione. È autrice di numerosi libri fra cui Il sogno infranto. La nuova Primavera araba; Le ombre di AlgeriDa Tunisi a IstanbulOstaggi dell’integralismoIsis: dietro il palcoscenico dell’orroreI fratelli musulmani e la conquista dell’OccidenteDa Istanbul a Doha, la linea rossa del Jihad pubblicati da Armando Curcio Editore. Nel 2016 vince il Premio letterario internazionale “Premio Nabokov 2015” per la saggistica con Isis, dietro il palcoscenico dell’orrore e nel 2018 riceve un attestato di merito per la saggistica con Le ombre di Algeri al “Premio Nabokov 2017”.

 Carlo Franza

 

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