Una vita per l’arte, una vita dedita alla scultura, in uno studio alla periferia di Milano che lo ha visto giornalmente alle prese con materiali diversi, dal bronzo alla terracotta, al legno, legni scelti con cura,  a modellare, limare, togliere e aggiungere, per portarsi verso la sobrietà assoluta,  l’arte dello scultore dell’oggi, che  elimina quanto già operato da altri, in quanto bisogna togliere dalla propria vita tutto quello che è inutile, superfluo e dannoso, per poter coltivare quello che è utile, essenziale e benefico per il ben vivere. La sobrietà fa suo il compito dello scultore, togliere per generare bellezza. E’ così che Gianni Bucher Schenker ha raggiunto un traguardo oggi ineguagliabile, con tappe che lo hanno segnato e altre che ancora concorreranno a ingigantire il suo curriculum. Forme raggiunte come per miracolo, ovvero il miracolo delle forme.  E i risultati del suo lavoro lo hanno condotto a vedersi assegnare da una giuria internazionale e qualificatissima presieduta dal Prof. Carlo Franza il Gran Prix Absolute per la scultura nel Premium International Florence Seven Stars 2025 sulla Gran Terrazza del Plus Florence a Firenze; questa la motivazione della giuria:  “La scultura di Gianni Bucher Schenker lo ha imposto tra più significativi artisti europei, e le diverse fasi del suo lavoro sono apparse ai più come la declinazione della coralità e del vivere, campionando diverse materie trattate, dal legno al bronzo, dal marmo alla terracotta, in un tripudio di mostre in più parti d’Italia e d’Europa. Un lavorìo il suo che non poteva non attirare l’attenzione di una critica magistrale e un sorvegliato interesse di mercato. Per tutto ciò e per quanto ancora potrà raggiungere a Gianni Bucher Schenker questo premio internazionale nella sua più alta testimonianza”.

Ora Bucher è in mostra con una serie di sculture e studi preparatori nella mostra “Nel tempo che precede” che si tiene fino al 2 dicembre 2025 alla Fondazione ATM di Milano.  Sculture verticali e orizzontali, figure che colloquiano fra loro, vivono la vita, l’esistenza la storia, il tempo e il presente.  Nel testo in catalogo è scritto: “Non è il tempo che passa, siamo noi che ce ne andiamo” così asseriva Luis de Gòngora. Il tempo. Non c’è nulla di così quotidiano e di così difficile da capire. Cos’è esattamente? Sant’Agostino, a una domanda del genere, rispondeva: “Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più”. Il tempo è qualcosa di realmente esistente? È lineare? Circolare? Irreversibile? Soggettivo? L’immagine dominante (di origine aristotelica, ma confermata da Newton) raffigura il tempo come una retta infinita sulla quale scorre un punto, l’attimo presente, che avanza a velocità costante separando in modo irreversibile passato e futuro. Ma è davvero così? Veniamo alle principali concezioni filosofiche. Molti si sono occupati del problema del tempo eccone alcuni, ossia Aristotele, Agostino, Kant, Bergson, Einstein e Heidegger. Aristotele “Il tempo è il numero del movimento secondo il prima e il poi” (Aristotele, Fisica, IV, 11, 219b): questa è la definizione che Aristotele dà del tempo come proprietà del movimento. Secondo Aristotele perciò il tempo indica la durata di un movimento, e si può definire solo in relazione al concetto di divenire; attenzione, il tempo non è il mutamento delle cose, ma la misura del loro divenire (“secondo il prima e il poi”, come detto). Agostino non può essere affatto d’accordo con una tale visione circolare del tempo. Se tutto si ripetesse esattamente allo stesso modo per infinite volte, dove starebbe la libertà umana? Che fine farebbe il libero arbitrio, quello che permette all’uomo di sfuggire al peccato, di scegliere Dio? Perciò il tempo, per Agostino e tutti i cristiani assume una struttura lineare. Ma c’è di più. Agostino infatti nota che l’uomo non si sposta mai dal presente: è questa l’unica dimensione del tempo che viviamo, grazie all’attenzione (che in qualche modo prolunga l’istante). Il passato, dunque, cos’è? Non è altro che memoria, ricordo; ed è la nostra anima a renderlo possibile.

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Anche per il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) il tempo è la forma del senso interno, cioè il modo con cui noi organizziamo le nostre percezioni interne (i nostri stati d’animo e tutto ciò che arriva alla nostra coscienza) secondo un prima e un poi. Il tempo non è dunque qualcosa che “sussista per se stesso”: non è qualcosa che possiamo toccare, vedere, prendere; non ha insomma alcuna esistenza empirica reale. Osservando il mondo vedo forse il tempo? No, vedo degli enti, delle cose. Nietzsche: il tempo come eterno ritorno Zarathustra, protagonista dell’opera più famosa di Friedrich Nietzsche (Così parlò Zarathustra) ci propone quella che è la legge fondamentale del cosmo, l’eterno ritorno dell’uguale. L’ascesa di Zarathustra rappresenta il cammino dell’uomo verso l’umanità più alta, verso il superuomo. Bergson distingue fra tempo della scienza e tempo della vita. Insomma, il tempo della vita è qualcosa di concreto, interiore e Bergson chiama questo tempo della vita “durata”. Einstein. Contro l’idea newtoniana di tempo e spazio come qualcosa di assoluto, Einstein, nella sua teoria della relatività (1905: teoria della relatività ristretta; 1916: teoria della relatività generale), ci mostra un tempo relativo. In Essere e tempo, Heidegger elabora per la prima volta il suo pensiero circa il problema del senso dell’essere. L’esistenza, nota Heidegger, è proiettata nel tempo e, soprattutto, nel tempo futuro, poiché essa è, per sua natura, progettualità; e nell’analisi che egli fa della temporalità, critica aspramente la tradizionale concezione che intende il tempo come distinto in tre parti (passato, presente, futuro): non si tratta di tre parti divise, ma di tre aspetti della medesima cosa.

La vita dell’universo è dentro la storia della misurazione del tempo.  Gli orologi sono gli strumenti più antichi, risalgono a circa 5000 anni fa, uno è senza dubbio la meridiana, strumento per misurare lo scorrere del tempo grazie all’ombra prodotta dal sole. Poi vennero costruiti orologi ad acqua, ad olio e a sabbia, le clessidre. Nel 1427 Heinrich Arnold inventò il primo orologio a molla. Nel 1657 Huygens fabbricò il primo orologio a pendolo. Agli orologi vanno aggiunti i calendari, i primi a compilare un calendario furono i sumeri (circa 3000 a.C.). Il calendario romano, copiato da quello greco, era un calendario lunare. Fino al XVI secolo quello più usato in occidente fu proprio il calendario giuliano (introdotto da Giulio Cesare). Ma questo calendario si basava sulla convinzione che un anno contasse esattamente 365,25 giorni; nuove misurazioni (nel 1500) mostrarono valori diversi: un anno contava 365,2425 giorni. L’errore aveva comportato uno slittamento di ben 10 giorni; nel 1582 papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano, quello che ancora oggi usiamo. E veniamo a uno degli artisti in mostra, misurato sul tempo, sulla storia, sulla vita, sull’esistenza. Gianni Bucher Schenker è uno scultore prezioso e geniale, che punta da sempre all’essenziale. Le sue figure vivono il tempo, la vita, le relazioni, i rapporti con gli altri.   Genialità, maestria, scoperta plastica delle forme, spesso fantastiche e costruttive – dopo l’iniziale approdo alla figuralità  e alla medaglistica – pregne di ricerca  e individualità  sperimentale che lasciano leggere, fra luci e colorazioni naturali legate alla materia, elementi scultorei che si precisano nei climi di una poetica di libertà;  e di una dimensione formale preminente dove l’armonia  titanica delle sue plastiche pure si muovono attraverso una geometria che nei segni scavati e vigorosi della concavità/convessità  hanno trovato un inventore illuminato.

Carlo Franza

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