Elena Basile, già Ambasciatrice d’Italia a Bruxelles e a Stoccolma, ha appena pubblicato un nuovo libro dal titolo L’Occidente e il nemico permanente” (Paper first, 2024) con una prefazione di Luciano Canfora ed una postfazione di Alberto Bradanini. Una prefazione e una postfazione non da poco. Tanto per sottolineare questi scritti che considero vibranti, Luciano Canfora (Bari, 1942) è fra i maggiori filologi italiani, allievo dello storico dell’antichità Ettore Lepore. Luciano Canfora è figlio dello storico della filosofia Fabrizio Canfora e della latinista e grecista Rosa Cifarelli, entrambi docenti del liceo ginnasio Quinto Orazio Flacco di Bari, nonché antifascisti protagonisti della vita culturale e civile della città nel secondo dopoguerra. La madre era sorella del giurista e magistrato Michele Cifarelli già membro del Partito d’Azione, deputato e senatore del Partito Repubblicano. Luciano Canfora è oggi professore emerito di filologia greca e latina presso l’Università di Bari e coordinatore scientifico della Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino. Alberto Bradanini è un ex-diplomatico, e tra gli incarichi ricoperti, è stato Ambasciatore d’Italia a Teheran (2008-2012) e a Pechino (2013-2015). È attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea e autore di saggi e ricerche. Ha pubblicato “Oltre la Grande Muraglia” Ed. Bocconi 2018; “Cina, l’irresistibile ascesa”, Ed. Sandro Teti, 2022″ e Cina, dall’umanesimo di Nenni alle sfide di un mondo multipolare”, Ed. Anteo, 2023.

Ho voluto dare qualche notizia sulle “lettere” di accompagnamento al libro in questione di questi due illustri intellettuali, prima di addentrarmi nell’esposizione – recensione al volume, per offrire l’idea di come esso viene percepito dall’intellettualità italiana. Il saggio “L’Occidente e il nemico permanente” mette a fuoco i contenuti che Elena Basile, una volta Ipazia, ha articolato nei suoi editoriali. Intanto la quaestio del conflitto russo-ucraino e poi quello più recente israeliano-palestinese, quaestio messa a fuoco dall’analisi delle caratteristiche dello spazio politico mediatico e dalla descrizione del nascente mondo multipolare con cui l’Occidente, con un atteggiamento essenzialmente reazionario, non è in grado di fare i conti.  E nel quadro irrisolto dei fattori economici, geopolitici e culturali spingono le cosiddette democrazie liberali a giocare l’unica carta ancora da scoprire e cioè la supremazia militare ponendo il mondo intero a rischio di un conflitto nucleare che mai ci saremmo sognati di pensare in un futuro prossimo. Il libro è carico non solo di pathos, cultura, diplomazia, storia passata e recente, ma anche di  lumi e idee che la Basile ci sottopone aprendo visioni e illuminazioni sulle coscienze. Mostra anche la rivolta civile contro il cammino intrapreso dalle oligarchie burocratiche che ci governano. “Tutto quello che l’Occidente sta escogitando porta veramente alla minaccia di un conflitto con armi nucleari e quindi all’annientamento della civiltà”, così ha detto Putin nel suo discorso alla Nazione. Intanto, anche in Medio Oriente la guerra non dà tregua. Gli equilibri geopolitici del mondo intero sono messi fortemente a rischio dalle due crisi. Come si è arrivati a questo punto? Qual è il ruolo dei Governi Occidentali?  Ecco la sinossi dell’editore sul saggio della Basile: “Sono passati due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, che continua a seminare lutti e disperazione. Un nuovo conflitto è sorto in Medio Oriente, come conseguenza della mancata soluzione alla questione palestinese che si trascina da più di un secolo. Le due crisi presentano il rischio di trasformarsi in guerre globali e nucleari, e i loro resoconti mediatici si basano sulla stessa narrativa dominante, sebbene gli scacchieri internazionali siano molto diversi: prevale un approccio di stampo etico e religioso, lo scontro tra il bene e il male, rispetto a un’analisi razionale e storica. Come mai? Non è una coincidenza. L’autrice illustra come i giochi strategici globali siano frutto di una visione patologica del mondo dell’Occidente che, braccato dal declino che esso stesso ha creato, porta avanti disegni imperialistici ed espansionistici, focalizzandosi sulla supremazia militare e relegando in un angolo diplomazia e mediazione: si allontana così l’idea di un Occidente sano, possibile protagonista del nuovo riformismo, e si alimenta il bisogno di un nemico permanente, che è ormai dato per scontato dai governanti occidentali.” Scrittrice lucidissima, attenta, politologa di grande levatura, una delle diplomatiche più vivaci, colte e signorili che il Ministero della Farnesina ha avuto, e con questo libro “L’Occidente e il nemico permanente” incornicia, come pochi, una storia e una politica bruciante, un mondo verso la sua fine.

Elena Basile, L’Occidente e il nemico permanente, Paper first, 2024, pp. 185, 16.00 € 

Elena Basile è nata a Napoli, si è laureata in Scienze Politiche con una tesi sullo Stato Etico con Biagio di Giovanni. Entrata nella carriera diplomatica nel 1985, è stata funzionario vicario dell’Ambasciatore d’Italia in Madagascar, Ungheria e Portogallo e Console a Toronto.   Ex diplomatica, è stata Ambasciatrice d’Italia in Svezia (dal 2013 al 2017) e in Belgio (dal 2017 al 2021). Tra i suoi libri, il romanzo “Una vita altrove” (2014), finalista al premio Roma, la raccolta di racconti “Miraggi” (2018), tradotta in Belgio e i romanzi “In famiglia” (2022) (Premium International Florence Seven Stars 2022 per la Narrativa) e “Un Insolito Trio” (2023), ambedue recensiti da Carlo Franza su Il Giornale. E’ una delle firme del “Fatto Quotidiano” per quanto riguarda la politica internazionale.

Carlo Franza

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