Giorni fa a Firenze, da qualche tempo centrale dell’arte dei novissimi, ho avuto modo di presentare la mostra di Stefano Alvino, alla cui vernice si sono presentati una miriade di collezionisti, giornalisti e curiosi dell’arte contemporanea. Un tributo all’artista per le sue notevoli qualità. E’ qui a Firenze che vi è il progetto “Scenari” che quest’anno celebra il venticinquesimo di fondazione; e tale si campiona ad essere, in una città come Firenze, lo specchio di un’arte di frontiera, assolutamente in movimento, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica. E’ con questo progetto, che si vuole indicare e sorreggere l’arte nuova e, dunque, protagonisti e bandiere, bandendo ogni culto del transitorio per porgere a tutti il culto dell’eterno. Il terzo millennio che fa vivere i processi creativi in un clima di saccheggiamento della realtà, perchè il futuro è ora, fra rappresentazioni e interpretazioni, ci porta a cogliere il nuovo destino della bellezza. Con l’arte si vogliono aprire finestre sul mondo, con l’arte si vogliono aprire stagioni eroiche, con l’arte si vuole inaugurare una nuova civiltà.  Finestre sul mondo è un punto di partenza. Con “Scenari” a Firenze troviamo al via da novembre 2025 la mostra personale di Stefano Alvino, un giovane artista di cui si parla già tanto dalla stampa più accreditata non solo in Europa ma anche oltreoceano e nell’America di Trump.

 Si è già detto:Ha il viso del ragazzone pulito, del ragazzo che vuol cambiare il mondo, di chi è cresciuto prima come writer, poi come street-artist e oggi come post-street artist, maturando un’esperienza non comune e non banale. Tant’è che oggi dall’Italia e da Bergamo è sbarcato anche a New York. Non è poco per un trentenne. Ha fatto sbarcare persino il Cavaliere Berlusconi”.    Nell’arte contemporanea la Street Art fa invece riferimento ad una precisa corrente artistica che nasce negli anni Settanta e Ottanta e segue proprie regole e un proprio sviluppo. “Independent public art”“post graffiti”“neo-graffiti” e “guerrilla art”: sono questi alcuni dei termini che con accezioni diverse indicano la Street Art. E se oggi in parte la Street Art è un po’ superata, per meglio comprenderla occorre parlare di  sua evoluzione,  e quindi possiamo parlare della nascita di una “Post-Street Art.” Parallelamente in America e in Europa una serie di artisti di formazione tradizionale comincia a realizzare le proprie opere sui muri delle strade senza un’autorizzazione, cercando un confronto diretto con il passante e spesso trasmettendo messaggi di protesta e denuncia sociale. Jean Michael Basquiat e Keit Haring sono i più noti di questa prima fase ed entrambi risentono dell’influsso della Pop Art di Andy Warhol.Scomparsi prematuramente sul finire degli anni Ottanta hanno gettato le basi per la Street Art successiva e sono tutt’ora un punto di riferimento per molti artisti. Se la loro tecnica prediligeva l’uso del pennello è dagli anni Ottanta che lo stencil è diventato un’icona dell’arte di strada. Blek Le Rat è l’artista francese tra i primi ad utilizzare questo medium, adoperato da altri street artist tra cui proprio Banksy, oggi il più noto a livello mondiale. Se la caratteristica principale della Street Art era il suo collocarsi su muri cittadini, qualcosa oggi è cambiato. Street artist tra i più celebri tra cui lo stesso Bansky, Mr. Brainwah, Invader e Obey ormai da anni sono passati dal muro alla tela o hanno preferito la collaborazione con istituzioni. Sempre di più lo street artist del XXI secolo lavora in studio e le sue opere sono ora serigrafie, tele, sculture. È rappresentato da una galleria e i suoi lavori possono venire esposti in musei e istituzioni. Con la Post-Street Art è nato un qualcosa di nuovo che nei prossimi anni si definirà sempre più. I Post-Street Artist sono tutti quegli artisti che a partire da Mr. Brainwash in poi mantengono estetica e valori della Street Art ma senza rispettarne i vincoli più stretti, non operano più nell’illegalità, collaborano con pubbliche amministrazioni, sono rappresentati da gallerie d’arte e fanno parte del sistema. In quest’ambito troviamo oggi Stefano Alvino. La sua formazione e il suo percorso artistico sono stati multiformi, dalla musica all’arte figurativa, in diverse espressioni. Ma da ormai diversi anni Stefano Alvino, trentatreenne originario di Alzano Lombardo, si dedica alla pittura di opere di arte contemporanea, che sono arrivate a New York, alla Galeria Azur, e poi anche alla Biennale dell’Arte e del Design di Firenze. “Ho sempre fatto arte – inizia a raccontare Alvino -. Dal 2006 mi dedico alla pittura facendo graffiti: ne ho realizzati per diversi Comuni e oratori, ho collaborato a lungo anche con il Progetto giovani di Alzano”. Dal muro Alvino è poi passato alla tela. Nel 2023 ha partecipato per la prima volta alla Biennale di Firenze, portando l’opera che attualmente è esposta nella hall di ingresso della biblioteca di Alzano, “Elefante Filippo”. “Porto avanti due linee di soggetti: una è quella degli animali arrabbiati con l’uomo, in combutta con lui, l’altra è quella dei personaggi fantastici o mitologici, tratti dal folklore”. In vetta al suo percorso artistico c’è stato lo sbarco a New York -per volontà del collezionista imprenditore Francesco Bombelli-, nella galleria situata a due passi dalle Torri gemelle, dove Alvino ha esposto nel giugno 2025 il “Godzilla pop” e una nuova versione di una delle sue prime opere, “Il Silvione”, un ritratto pop del volto di Silvio Berlusconi. “Lo avevo realizzato la prima volta per l’imprenditore milanese che mi ha sempre sostenuto, Francesco Bombelli – spiega Alvino -. Siamo rimasti al telefono per giorni ogni sera, scambiandoci idee e foto per rendere unico il suo dipinto. Lui stesso mi ha suggerito di portare quest’opera a New York, così ne ho dipinta una seconda versione, su sfondo oro”. Dietro la scelta del Godzilla, invece, c’è il fatto che “è uno tra i miei film preferiti dell’infanzia, oltre ad essere legato alla città di New York”. Nel mese di ottobre 2025 Alvino è tornato alla Biennale di Firenze, dedicata quest’anno alla dualità tra luce e oscurità. “Realizzerò per questa occasione un’opera che sarà un tributo a Bergamo e ai Bergamaschi”.

In questi giorni ancora qui a Firenze al Plus Florence è stata inaugurata la sua mostra personale, visitabile fino al 23 aprile 2026; una folla incredibile ha potuto seguire l’inaugurazione dell’evento che lasciava vedere ben 14 opere, talune anche di grande dimensione come il dittico “Elefante Filippo” o “il demonoe Alichino”. La sorpresa del pubblico è stata quando un collezionista ha avanzato la richiesta di voler comprare proprio la tela di “Alichino”.  Mostra colta e preziosa, non vuota e sciocca, ma carica di quella lezione sulla natura, gli animali e l’ambiente e in sintonia con i temi portanti dell’oggi.

 Stefano Alvino trentatreenne originario di Alzano Lombardo-Bergamo (1992), dopo aver studiato alla Scuola d’arte Applicata Andrea Fantoni di Bergamo, da anni ormai si è dedicato alla pittura di opere di arte contemporanea. Oggi le sue opere sono arrivate anche a New York, alla Galeria Azur, e presenti pure alla Biennale dell’Arte e del Design di Firenze nell’ottobre 2025. Nel novembre 2025 è invitato dal Prof. Carlo Franza a tenere una mostra personale dal titolo “Aspetti della Post-Street Art” nel Progetto “Scenari dell’Arte” al Plus Florence di Firenze. Del suo lavoro ha scritto lo Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza su Il Giornale e su Inside Over.

 Carlo Franza

 

 

 

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