Il gallerista Gianfranco Bellora(Trecate 1930- Milano 1999) ha aperto e diretto  a Milano nel 1969 prima lo Studio Santandrea, poi dall’86 il Centro Culturale Bellora, ovvero Studio Bellora, in Via Borgonuovo insieme alla moglie Anna Spagna, nobildonna e artista ella stessa con studio in Via Maroncelli, di cui  mi sono occupato più volte della sua arte di ricerca e neoavanguardia. Ma Bellora è stato anche uno degli ultimi galleristi storici di Milano e l’ultima mostra che fece nella galleria di Via Borgonuovo fu quella di Giorgio Milani, piacentino, e volle che nel catalogo che accompagnava l’esposizione ci fosse un mio testo di presentazione. Gran gallerista, gran signore, gran cultore d’arte animato da una viva sensibilità che lo contraddistinse sempre, Gianfranco Bellora  ha potuto incrementare anche numerose collezioni bancarie.


Ora nella Sala Focus  del Museo del Novecento di Milano sono esposte 21 opere che altro non sono che donazione di una parte del patrimonio artistico  del gallerista scomparso. La donazione di queste eccezionali vere perle, facenti parte della collezione Spagna-Bellora al Museo del Novecento  mette in luce gli amori e le passioni del gallerista milanese, che grazie anche alla mediazione dell’amico Emilio Isgrò appuntò lo sguardo verso quelle ricerche “verbo-visuali”, avvalendosi anche della collaborazione di un altro critico illustre, quel Filiberto Menna che gravitava nella compagnia romana di Giulio Carlo Argan. Quindi prima gli interessi per il pop, il decollage, la Mec-art, il nouveau realisme, poi l’attenzione al segno e alla parola  che fecero nascere due testi importanti a coronamento del lavoro espositivo come “Segnopoesia” (1987) e “Milano et mitologia”(1981). Ecco i nomi degli artisti, Accame, Alessandro Algardi, Comini, Correggia, Fernando De Filippi, Agostino Ferrari, Elio Marchegiani, Umberto Mariani, Martini, Giorgio Milani, Magdalo Mussio, Lamberto Pignotti, Sarenco, Anna Spagna e Adriano Spatola. Ma questa donazione segna intanto un capitolo dell’arte del secondo novecento importantissimo qual’è stato quello della poesia visiva  con tutti gli affluenti correlati, eppoi allarga la lente sul lavoro di un gallerista che seppe inseguire con passione, cultura e intelligenza gli svolgimenti nuovi dell’arte contemporanea

Carlo Franza

 

 

 

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