Ruby Sterling, il fuoriclasse antiborghese di Los Angeles in mostra a Roma in due sedi di rilievo
ll trentasettenne Ruby Sterling artista di Los Angeles (vive e lavora a Los Angeles anche se è nato a Bitburg in Germania nel 1972), con una carriera iniziata circa dieci anni fa come assistente del celebre Mike Kelley, è presente a Roma, per la prima volta, con due mostre personali. La prima al Macro Testaccio ove presenta un’unica grande, anzi grandissima, installazione-scultura composta di un insieme di pezzi che altro non sono che grandi cuscini. Ha per titolo “Soft work” e vive come critica al consumismo americano; era già stata ospitata a Ginevra fra febbraio e aprile 2012, a Reims tra maggio e agosto 2012 e a Stoccolma tra dicembre 2012 e marzo 2013. Questa tappa romana che si svolge tra maggio e settembre 2013 è la più lunga e con il maggior numero di opere tra cui molte nuove appositamente create per l’allestimento al Macro. Sculture morbide che paiono cuscini e che Sterling trasforma da simboli domestici in oggetti scultorei, mettendo così in discussione quell’idea primaria del focolare domestico, portando in luce quelle paure che lasciano leggere la visione americana della casa come luogo e nido protettivo e sicuro. Utilizzando poi quella tecnica tutta femminile del cucito, sobilla anche quel concetto di mascolinità che vive in rapporto alla vita domestica, facendo ritrovare con un clima tutto new-pop, oggi fortemente attuale,immagini forti, metafora del male. Così quei cuscini a forma di gocce gigantesche lasciano pensare per metafora, alle lacrime e alla sofferenza, tant’è vero che tale immagini si leggono spesso tra i tatuaggi dei carcerati. E quelle bocche vampiresche enormi e spalancate altro non sono che un insaziabile spaccato del consumismo americano. La seconda mostra è alla Fondazione Memmo dal titolo “Chron II” presenta oltre settanta opere selezionate dall’artista all’interno della propria collezione personale, che vivono tutte sul ruolo preminente del collage -carta e cartone- e dell’interdisciplinarietà. Con questa tecnica vissuta come “gesto artistico” e come “fusione illecita” Sterling dà voce con i temi e le ossessioni formali all’hip-hop, all’horror, alle gang metropolitane, ai graffiti, al punk, alla globalizzazione, ai sistemi carcerari, alla scultura pubblica, all’artigianato e all’esistenzialismo. Il tema delle prigioni con Prison del 2004, i teschi che diventano pianeti nella serie Head Trekkers, e persino lo smalto schizzato in opere come Mapping e Scratch/ La Chanel Vernis del 2008 da ricollegarsi all’ uretano schizzato nella serie EXHM. Dunque, opere di grande valenza che gli hanno fatto utilizzare sia la pittura a spray che i collage con fotografie ritagliate, fino a sperimentare lo smalto per le unghie come colore. La sua arte non vive più il gusto borghese, non rimanda più alla classica bellezza, la sua arte destabilizza tutto, anzi, ed è qui la novità, scopre muscoli e nervi della società contemporanea.
Carlo Franza