Intorno a  quel capitolo  aperto da Mimmo Rotella con il suo decollage  mirato ai cartelloni pubblicitari tra la fine degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento  approda il lavoro di questo giovane artista milanese che sorprende non poco perchè ci racconta l’Italia di oggi, entra con la sua arte nel tessuto del vivere quotidiano, riannoda le fila dello sfacelo e della miseria  che avvolge la classe media, proprio perchè l’arte anticipa modi e modelli per poi vivere proposte nuove. Una singolarissima mostra dal titolo “Il linguaggio della nazione” al Plus Florence di Firenze fa luce sul lavoro attualissimo del giovane artista milanese Patrizio Giacomelli. Da qui, da uno sguardo all’attualità, al presente, al quotidiano, si muovono  i territori della sperimentazione che hanno immediatamente  catturato  il lavoro artistico di Patrizio Giacomelli, in quanto  scandaglia pensieri, realtà, cose e occasioni del vivere per declinare attraverso proprie sensazioni, emozioni e allusioni verticalmente esasperate, il clima intenso di una cultura e subcultura da una parte tutta neopop, dall’altra attraversata da un rivolo di scioccante frattura dell’io, o anche di “recherce du temp perdu”. E’  l’artista che offre una realtà  che sa di video a colori, avvitata in un desiderio filmico. Ecco perché i suoi lavori sanno ancora di tableaux vivants, in cui scandaglia ricordi e avverte la sobbalzante artificiosità della lusinga metropolitana e potremmo dire nazionale. Persino taluni simboli come  l’Italia  rivoltata diventano scena dell’oggi, e si candidano ad essere  traccia minimale. Le icone di Patrizio Giacomelli sono a metà tra il vitale e il mentale, in quanto immortalano lo spazio estremo di controllo della realtà rappresentata in modo popartistico  e  divengono salutare introspezione di cifre psichiche e sensoriali. L’artista milanese ha frugato nell’incrocio del disagio cittadino e nelle resistenze delle perfidie televisive, tanto da  bastare a segnalarlo singolare e innovativa presenza dell’arte contemporanea. Questo indagare  sulla storia minima, disciplina questo capitolo ampio di Patrizio Giacomelli, fatto di promozioni del multimediale, di conti del consumismo, dello stesso pensiero debole, del clima del postmoderno e postindustriale, dell’incubo della guerra  e  persino del  generale spaesamento che attraversa l’intero mondo dell’oggi. Opere come quaderni, diari e atlanti dell’oggi, raccolte del quotidiano in cui vivono certe icone di objets trouvès fluenti e immobili. E nel territorio pubblico e privato diventato ormai parte del suo operato, danzano sia l’economia del gesto che il colore delle suggestioni. Mirabile presa  visiva  dell’occhio, vera macchina del tempo che ha prodotto  il miraggio di queste  singolari scene , diventate ormai patrimonio di tutti.

 Carlo Franza

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