Mostra severamente vietata ai minori di anni 18. Così recita l’ingresso all’esposizione presso la Fondazione Forma di Milano di una selezione ampia di lavori fotografici di Antoine d’Agata, francese di Marsiglia, nato nel 1960 e trasferitosi a New York nel 1983, anche se dal 2005  non risiede in un luogo costantemente ma lavora in tutto il mondo. La mostra,  diciamolo subito, si rivela una grandissima mostra, ha per titolo “Anticorpi”, come  se lo spettatore dovesse, per l’appunto, esserne munito, per non lasciarsi contagiare  da questa violenza, da questa brutalità, da queste devianze, da quel sesso che avvolge con tanta crudeltà corpi sfatti e distesi per terra  e che non hanno più né armonia, né grazia. E’ l’ultimo affondo di Antoine D’Agata uno dei fotografi più acclamati  del panorama della fotografia contemporanea, in quanto capace come nessuno oggi di leggere la realtà in modo viscerale, anche  disturbante,  e riportarsi a quanto fecero i realisti francesi di fine ottocento in letteratura. Tant’è che mi sono per questo andato a rivedere il suo cortometraggio dal titolo “La ventre du monde”(2004), che risponde bene a questa lettura fisica del mondo, a questo pescaggio nella sfera del torbido e del peccaminoso,  a questo svelamento di perversione forte, di sessualità violenta, di corpi offerti con la forza,  di volti ormai quasi maschere. Ebbene, solo Antoine D’Agata, rasato, viso affilato, mai distolto dalla sigaretta fra le mani, cultura punk, allievo di Nan Goldin e Larry Clark,   ha messo in piedi un campionario trasgressivo di fotografie ( dal 2004 fa parte della “Magnum Photos” ) capaci di raccontare  un doppio inferno, il suo ( “Io sono il mio inferno” ) e quello del mondo. Due capitoli in mostra, il primo, il suo inferno interiore,   è testimonianza del sesso, delle droghe dello sfruttamento e della prostituzione; il secondo, l’inferno del mondo, racconta la vita di luoghi come la Libia, la Palestina, Auschwitz, la Cambogia ecc.  Qui dalle immagini si capisce che non c’ è morale, né gusto borghese, né interesse alla vita  e neppure alla speranza, Antoine D’Agata lascia leggere visibilmente desideri nascosti  liberati brutalmente, ma anche vite senza confini, senza pregiudizi e  senza tabù. Atteggiamenti, esperienze estreme, coinvolgimenti, azioni spinte  al massimo del degrado, variabili oltre il bene e oltre il male, corpi animaleschi dove persino la pelle arde di  lussuria  soffocante, tutto è diventato sotto lo sguardo luciferino del reporter e dell’artista  Antoine D’Agata, un racconto  esemplare, unico, inestimabile, più vero del vero,  proprio da “mala muerte” o da “mala noche”  come  titolano i primi due suoi libri usciti nel 1998. E dinanzi a questa spiazzante verità  c’è anche la coraggiosa testimonianza della vita del nostro tempo. Non è poco, è una testimonianza unica, forse irripetibile.

Carlo Franza

 

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